2025-11-16
Sulle armi all’Ucraina il Copasir gela Tajani
Il ministro degli Esteri annuncia il dodicesimo pacchetto: «Comitato parlamentare informato». Poco dopo l’organo smentisce: «Nessuna comunicazione». Salvini insiste: «Sconcerto per la destinazione delle nostre risorse, la priorità è fermare il conflitto».Non c’è intesa all’interno della maggioranza sulla fornitura di armi a Kiev. Un tema sul quale i tre partiti di centrodestra non si sono ancora mai spaccati nelle circostanze che contano (quindi al momento del voto), trovando sempre una sintesi. Ma se fin qui la convergenza è sempre finita su un sì agli aiuti militari, da qualche settimana la questione sembrerebbe aver preso un’altra piega. Il vicepremier Matteo Salvini riflette a fondo sull’opportunità di inviare nuove forniture: «Mandare aiuti umanitari, militari ed economici per difendere i civili e per aiutare i bambini e sapere che una parte di questi aiuti finisce in ville all’estero, in conti in Svizzera e in gabinetti d’oro, è preoccupante e sconcertate».Soprattutto «lo scandalo vicino a Zelensky si allargherà. Non ho elementi per capirlo», ha proseguito dopo le critiche ricevute dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, e dall’altro vicepremier, Antonio Tajani. «Ho espresso sconcerto e preoccupazione non solo per i soldi degli italiani, ma anche dei lavoratori europei. Io conto che la guerra finisca, non con tante nuove armi, ma con una ferrea volontà di fermare le armi, quindi la linea del Santo Padre e del presidente Trump, è l’unica da seguire». Più duro ancora il senatore della Lega Claudio Borghi, che sui social scrive: «Per mandare armi in Ucraina fino alla fine dell’anno non serve alcun voto. Il ministro della Difesa informa il Copasir che ne visiona i contenuti e ne prende atto. Quindi non chiedeteci di fermare il prossimo eventuale pacchetto aiuti perché non si può». L’onorevole anche «l’anno scorso proprio in dichiarazione di voto sul rinnovo dell’autorizzazione all’invio» aveva parlato di «ultimo sforzo» motivando la sua indisponibilità a votare un ulteriore rinnovo all’invio di aiuti e armi a Kiev. «Dopo un anno, quanto ho detto assume un significato ancora più preciso. Nel frattempo, direi che chi, come il ministro Tajani, non è titolato per informare il Copasir sarebbe opportuno che usasse prudenza». Un cortocircuito comunicativo ieri ha infatti coinvolto, sul tema, Copasir e Farnesina. Il ministro degli Esteri Tajani, in mattinata, fermato dai cronisti a Napoli, aveva detto: «Abbiamo già dato, io e i ministri Giorgetti e Crosetto, il nostro via libera al pacchetto (di aiuti per Kiev, ndr) e informato il Copasir e poi si andrà a procedere con l’invio di questo materiale». Tuttavia, poco dopo lo stesso Copasir ha precisato, tramite fonti parlamentari, che nessuna richiesta di audizione né informazione relativa al nuovo pacchetto di aiuti militari da consegnare a Kiev è stata inviata, al momento.La questione è delicata, perché si tratta di un dossier secretato, ma la smentita si traduce in un inevitabile sgarbo istituzionale e c’è da chiedersi cosa sia successo. O Tajani ha impresso un’accelerata forzando un iter ancora in essere, mostrando quindi poca cautela, oppure è falsa o costruita la smentita, arrivata da fonti e quindi non ufficiale. C’è da dire che lo stesso Crosetto appena 12 -15 ore prima, a margine della riunione a Berlino con i colleghi di Francia, Germania Polonia e Regno Unito, aveva parlato «degli oltre 100 milioni di aiuti civili e del dodicesimo pacchetto di aiuti militari che ho firmato e illustrerò al Copasir perché poi sarà consegnato a Kiev». Usava il futuro Crosetto, «illustrerò», quindi è probabile che la comunicazione non fosse ancora partita. Insomma, la questione è delicata e anche per questo il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sul tema aiuti, si è mostrata molto più cauta nelle ultime settimane, nonostante il suo convinto e deciso sostegno alla causa di Kiev. Le reazioni delle opposizioni sono diverse, tra chi, come Movimento 5 stelle e Alleanza Verdi Sinistra, interromperebbe gli aiuti immediatamente e chi nel Pd, area riformista, continua a insistere con la necessità di rifornire l’Ucraina. Per il presidente del Copasir e deputato del Pd, già ministro della Difesa, Lorenzo Guerini: «Nel momento del massimo bisogno di difesa, l’Ucraina deve poter contare sull’Italia. Subito. Senza esitazione alcuna».Il leader di Azione, Carlo Calenda, fa la conta degli aiuti. «Siamo uno dei pochi grandi Paesi europei che non ha fatto ancora un commitment. Non crediamo che gli italiani siano tra i primi, siamo tra gli ultimi per gli aiuti a Kiev». Qui l’argomento è controverso e poco misurabile, questo perché i dati disponibile non possono essere ufficiali. Il governo non rivela l’entità del supporto e nemmeno rende noto l’elenco del materiale fornito. Alcune stime parlano di circa 3 miliardi e mezzo, il Kiel Institute, per quello che evidentemente si può sapere, a ottobre conta 2 miliardi e 68 milioni di aiuti divisi in 1,70 miliardi di aiuti militari, 570 milioni di aiuti umanitari e 410 milioni di aiuti finanziari. A questi vanno aggiunte le risorse stanziate nel quadro delle iniziative dell’Ue per la quota parte di Roma: l’impatto sui conti è di quasi 9 i miliardi stanziati, la maggior parte prestiti e garanzie, al contrario degli altri, inviati a fondo perduto.
Volodymyr Zelensky (Ansa)
L’Unesco si appresta a conferire alla cucina italiana il riconoscimento di patrimonio immateriale dell’umanità. La cosa particolare è che non vengono premiati i piatti – data l’enorme biodiversità della nostra gastronomia – ma il valore culturale della nostra cucina fatta di tradizioni e rapporto con il rurale e il naturale.
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