Il manager di Banca Generali: «Dopo i colloqui di Ginevra tra Stati Uniti e Cina si stima un minor impatto dei dazi americani sull’economia globale e sull’inflazione. Nuovi prodotti per combattere l’incertezza e per proteggersi dall’inverno demografico».Regge la schiarita sui mercati, nonostante l’agenzia Moody’s venerdì abbia abbassato il rating del debito sovrano degli Stati Uniti da AAA ad AA1, modificando l’outlook da negativo a stabile. La Verità ne ha parlato con Generoso Perrotta, head of financial advisory di Banca Generali.Perrotta, per capire esattamente cosa sta accadendo occorre fare un passo indietro.«Negli ultimi mesi, l’approccio dell’amministrazione Trump in materia di politiche commerciali ha mostrato una notevole erraticità. In campagna elettorale, l’idea prospettata era quella di un “modello 60/10”, che prevedeva tariffe del 60% sulla Cina e del 10% su tutti gli altri Paesi. Tuttavia, il Liberation day del 2 aprile 2025 ha segnato un’accelerazione aggressiva, con l’annuncio di un’escalation dei dazi. Questa fase di forte tensione commerciale ha subito una virata verso un approccio negoziale. Un passo cruciale è rappresentato dai colloqui tenutisi a Ginevra tra le delegazioni statunitensi e cinesi».Quali gli impatti delle politiche commerciali Usa verso l’economia globale?«Lo scenario post Ginevra crea le condizioni affinché gli impatti delle politiche commerciali statunitensi sull’economia globale siano meno gravi di quanto prospettato. Le stime dell’Fmi di aprile proiettavano un calo della crescita globale al 2,8% nel 2025 (con una revisione al ribasso di 0,8 punti percentuali rispetto a gennaio) e un rallentamento marcato per Stati Uniti (+1,8%) e Cina (+4%). Considerando che l’esito di Ginevra rappresenta uno scenario migliore rispetto a quanto stimato dall’Fmi ad aprile, le prospettive di crescita potrebbero migliorare. Le ultime stime potrebbero quindi rivelarsi prudenti, con la possibilità che la crescita globale si attesti tra il 2,8% e il 3% e quella Usa intorno al 2%».E l’inflazione?«Anche sull’inflazione, lo scenario derivante da Ginevra porta ad attese al ribasso rispetto a quanto avrebbe potuto essere causato dall’applicazione delle misure annunciate nel Liberation day. Mentre gli Stati Uniti potrebbero rimanere il blocco più impattato da una potenziale tendenza inflattiva in questo contesto, lo shock sui prezzi sarebbe sensibilmente inferiore». Perché Moody’s ha declassato gli Usa?«Secondo Moody’s la ragione principale del declassamento è l’incapacità dei governi Usa di contenere il debito pubblico, che ha raggiunto livelli record. Moody’s prevede che la proroga del Tax cuts and jobs act del 2017 potrebbe aggiungere circa 4.000 miliardi di dollari al deficit primario nel prossimo decennio, portando potenzialmente il debito pubblico al 134% del Pil senza interventi su tasse e spesa». Come vedete il mercato azionario?«Lo scenario continua a consentire una visione costruttiva sull’azionario. Crediamo che il modo migliore per beneficiare della crescita globale sia attraverso comparti azionari che mirino a selezionare aziende che generano fatturato nei diversi blocchi economici. Le politiche finora annunciate dai governi consentono anche delle scelte settoriali più specifiche, come le infrastrutture che beneficeranno dei piani di spesa annunciati soprattutto in Europa, rappresentando al contempo un trend di medio-lungo periodo e una protezione dalla volatilità dei nel breve».E le obbligazioni?«Lato obbligazionario si rafforza la convinzione che la Fed non avrà necessità di intervenire in maniera aggressiva sui tassi, il che potrebbe mantenere i rendimenti sulla curva statunitense in prossimità degli attuali livelli. La riduzione dell’incertezza legata sia al quadro commerciale sia, in parte, al dibattito fiscale dovrebbe contribuire a ridimensionare i rischi sulle componenti a spread. Infine, la minore incertezza dovrebbe continuare a sostenere il trend di rientro del dollaro Usa verso le altre principali valute, come l’euro, anche in considerazione di un differenziale dei tassi potenzialmente in allargamento».Per affrontare l’attuale complessità dello scenario, la robustezza della costruzione di portafoglio assume un ruolo chiave.«In questo senso, un approccio market neutral rappresenta un modo per ridurre la volatilità complessiva del portafoglio in periodi di elevata correlazione tra le due principali asset class. Proprio in queste settimane stiamo lanciando la Lux im fidelity absolute return global equity, che ha un atteggiamento neutro rispetto al mercato, senza sbilanciamenti in termini di beta, stili, Paesi o settori, e offre un flusso di rendimenti diversificato, decorrelato all’andamento del mercato».Quale la linea in termini di previdenza?«Oltre allo scenario economico in cui orientarsi, gli investitori devono fare i conti con quello demografico e la propria sicurezza finanziaria nel lungo periodo. Abbiamo quindi lanciato Bg previdenza attiva premium, un innovativo prodotto assicurativo che mira proprio ad accompagnare i clienti nella protezione del proprio stile di vita nel lungo-lunghissimo periodo».
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