2025-10-22
Zaia lancia il nome di Venezia per le Olimpiadi estive. «Due Carrocci? Parliamone»
Luca Zaia intervistato ieri dal direttore della Verità e di Panorama Maurizio Belpietro (Cristian Castelnuovo)
Il governatore all’evento di «Panorama»: «È grazie a noi se l’autonomia è in agenda e da questo percorso non si torna indietro». Anche Stefani apre al modello Cdu-Csu.«La roba che avrei voluto fare, e sono convinto che si possa fare, è quella di pensare alle Olimpiadi estive. Sorridevano tanti anche per le Olimpiadi invernali. Il giro del fumo a livello internazionale potrebbe essere a nostro favore, ovviamente non nell’immediato. Ma pensare a un dossier innovativo per le Olimpiadi estive valorizzando territori che non sono mai stati valorizzati penso che potrebbe essere una grande partita»: Luca Zaia sorprende tutti e, per la prima volta, risponde in maniera non banale alla domanda su cosa farà il 24 novembre, quando non sarà più governatore del Veneto. «Il dossier», aggiunge Zaia, «deve aprirsi con Venezia, sempre. È una roba complicata, ma con l’esperienza e il know how che avremo dopo le Invernali io penso che avremo una credibilità a livello internazionale che non sarà trascurabile nei tavoli delle trattative». La rivelazione di Zaia arriva in risposta alla domanda del direttore nostro e di Panorama, Maurizio Belpietro, in occasione della tappa veneta del «Panorama on the road» che si è svolta ieri a Piazzola sul Brenta. Belpietro ha incalzato il presidente della Regione uscente anche sulle motivazioni che hanno spinto i partiti di centrodestra prima a impedire la presentazione di una Lista Zaia, poi a respingere l’idea di inserire il nome dello stesso Zaia all’interno del simbolo della Lega: «Perché non hanno voluto la Lista Zaia? L’ho detto: se sono un problema vedrò di farlo diventare. Mi sembra strano», risponde il governatore, «la Lista Zaia mi hanno detto “non la vogliamo, non vogliamo neanche il nome sul simbolo”. Non potevano impedirmi di candidarmi, la legge lo consente. Mi occuperò del Veneto fino a quando sarà funzionale al Veneto. Cercherò il ruolo migliore per continuare a dedicarmi ai veneti». Zaia è candidato alle regionali come capolista della Lega in tutte le province, ed è chiaro che ambisce a uno stratosferico risultato personale in termini di preferenze e a contribuire all’elezione in Consiglio di una pattuglia di fedelissimi in grado di orientare le scelte della futura giunta, guidata, se il centrodestra vincerà, dal leghista Alberto Stefani, anche lui presente all’iniziativa. Zaia è anche tornato sulla sua idea di sdoppiare la Lega sul modello dei tedeschi della Cdu/Csu: Cdu? Csu? «È uno spunto per la discussione», spiega, «ne parlo da anni. Al momento non se ne discute. In un momento nel quale diventa sempre più reale che il Paese prende una china federalista, è altrettanto vero che all’interno dei partiti sarà sempre più difficile fare una sintesi. Sostengo e credo che anche i partiti debbano fare una riflessione federalista. Essere del Pd di Aosta o Canicattì non è la stessa cosa. Ne ho parlato a Pontida, se ne potrà riparlare». Prima di rivelare la sua ambizione olimpica, Zaia a domanda sul suo futuro immediato risponde gigioneggiando: «Cosa farò dopo? Seneca diceva» ricorda il presidente del Veneto, «che la vita non è breve, è l’uomo che la rende breve. Se si pensa troppo al futuro non si vive il presente, il quotidiano. Sono convinto che bisogna dedicare tempo a quello che si fa, non a quello che si farà. Voglio vivere tranquillo. Dobbiamo finire queste regionali, che non sono una passeggiata. L’attore protagonista è il cittadino. Quando si apriranno le urne capiremo chi ha vinto e come ha vinto. Ora mi sto dedicando a questa candidatura in tutte le province, unico caso in Italia». A che punto siamo con l’autonomia differenziata? «Oggi grazie a noi», dice ancora Zaia, «nell’agenda di governo, nei discorsi del capo dello Stato, si parla di autonomia. Non si può accettare che i cittadini debbano fare le valigie per andarsi a curare. È immorale accettare che i figli a seconda di dove nascono abbiano un futuro diverso. I modelli federalisti, con le diverse gradualità, sono modelli vincenti. Gli Stati Uniti ad esempio: il centralismo non funziona. Spacca l’Italia in due? L’Italia è già spaccata in due, senza autonomia. La sfida», aggiunge Zaia, «è quella della responsabilità. Adesso abbiamo una legge che non c’era, stiamo tentando di chiudere le intese su alcune materie. Ho la certezza che, iniziato questo percorso, non si torna indietro. Quali materie? Rifinitura sulla sanità, che è già regionale; la previdenza integrativa; polizia locale e protezione civile. La Costituzione parla di 23 materie: ogni Regione sceglie quali rivendicare. Se qualcuno l’autonomia non la vuole, non la chiede, ma non può vietare a me di chiedere più autonomia».Sul modello Cdu/Csu dice la sua anche Stefani: «È un’idea che sicuramente può funzionare», argomenta il candidato del centrodestra alla presidenza del Veneto, «tenendo conto che la Liga Veneta, la Lega del Veneto, ha già una sua identità statutaria. Continuare a rafforzare questa identità non potrà fare altro che garantire identità al nostro territorio, al nostro movimento, a far sì che questo movimento possa sempre più rispondere alle esigenze del territorio, ad avere un occhio di riguardo sempre maggiore per le esigenze del Veneto e dei veneti. Io su questo mi sono sempre espresso a favore: non vuol dire una separazione rispetto alla Lega federale», sottolinea Stefani, «vuol dire un’identità politica che è all’interno del partito».
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