2025-10-22
Vance in Israele per strigliare Hamas (e Bibi)
Il vicepresidente americano, con Kushner e Witkoff, di nuovo in missione: c’è da controllare che gli islamisti non violino la tregua. Ma la Casa Bianca è anche preoccupata dalla imprevedibilità di Netanyahu e da una nuova possibile escalation in Medio Oriente.Il presidente americano Donald Trump ha lanciato un nuovo avvertimento ad Hamas, accusandolo di violare gli impegni presi nel cessate il fuoco con Israele. In un messaggio pubblicato su Truth, Trump ha scritto che «molti alleati degli Stati Uniti nella regione del Medio Oriente si sono detti pronti, su mia richiesta, a entrare a Gaza per raddrizzare Hamas se continuerà a violare l’accordo di pace». Il presidente ha poi aggiunto di averli frenati, «compreso Israele, perché c’è ancora speranza che Hamas faccia ciò che è giusto». Ma ha anche avvertito: «Se non lo faranno, la fine di Hamas sarà rapida, furiosa e brutale».Intanto il vicepresidente americano JD Vance è arrivato in Israele, al «Civilian Military Coordination Center» di Kiryat Gat, nel Sud del Paese. Secondo quanto riferito dal pool della Casa Bianca, la struttura è il centro operativo della nuova forza multinazionale guidata da Washington e incaricata di supervisionare l’attuazione del cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. JD Vance non ha fissato alcuna scadenza per il disarmo di Hamas. «Non ritengo opportuno stabilire che tutto debba concludersi nell’arco di una settimana», ha dichiarato durante una conferenza stampa. Sempre a proposito di incontri il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman incontrerà Donald Trump alla Casa Bianca il 18 novembre, secondo quanto riferito da Cbs News. Sarà la prima visita del principe a Washington nel secondo mandato del presidente americano, in un momento in cui Riad punta a siglare un accordo di difesa con gli Stati Uniti come fatto dal Qatar. Fonti diplomatiche confermano che la Casa Bianca è sempre più preoccupata per le mosse del premier israeliano Benjamin Netanyahu (che ieri ha rimosso dall’incarico il consigliere per la Sicurezza nazionale, Tzachi Hanegbi sostituito da Gil Reich, già suo vice), che potrebbe rimettere in discussione la tregua dopo le continue violazioni da parte di Hamas. Il New York Times ha riportato che la strategia dell’amministrazione Trump è quella di evitare una nuova offensiva israeliana su vasta scala. È proprio a tale scopo che, nella regione, si trovano JD Vance, l’inviato per il Medio Oriente Steve Witkoff e il genero del presidente, Jared Kushner, con il compito di esercitare pressioni su Israele. Lo stesso quotidiano rivela che sono in corso colloqui con la Turchia per l’invio di una squadra specializzata nel recupero dei corpi degli ostaggi israeliani scomparsi a Gaza, dopo che Hamas ha ammesso le difficoltà a riguardo (due corpi sono stati comunque riconsegnati ieri sera). Allo stesso tempo un nuovo caso di cyber-leak sta suscitando allarme a Gerusalemme. Il programma investigativo Hidden Is More Immense della rete qatariota Al Jazeera ha pubblicato un presunto «documento trapelato» contenente l’elenco di circa 30.000 piloti e militari dell’aviazione israeliana che avrebbero partecipato alla guerra di Gaza. L’elenco comprende foto e informazioni personali dei soldati, riaccendendo i timori per la sicurezza del personale militare. Sul piano politico, l’accordo che dovrebbe aprire la strada alla creazione di un governo tecnico per Gaza si sta rivelando per Israele un terreno minato. Secondo quanto riportato da Kan Reshet Bet, Hamas starebbe partecipando in modo occulto alla formazione del nuovo esecutivo, mantenendo così un’influenza diretta sull’enclave. Il gruppo jihadista avrebbe già nominato circa la metà dei membri del futuro governo, attraverso una rete di figure «tecniche» vicine alla sua visione ideologica. L’altra metà, formalmente attribuita all’Autorità nazionale palestinese, sarebbe stata selezionata con il tacito consenso di Hamas, che di fatto manterrebbe un potere di veto sulle nomine. Dietro le apparenze di un compromesso diplomatico, Israele teme dunque la nascita di una nuova forma di controllo indiretto da parte di Hamas, un’«illusione di normalizzazione» che rischia di vanificare gli obiettivi della guerra. Fonti egiziane confermano che l’elenco completo dei futuri ministri è stato mostrato preventivamente ad Hamas per garantirne l’approvazione. Secondo l’analista israeliano Shalom Ben Hanan, ricercatore presso l’Istituto Internazionale per l’Antiterrorismo della Reichman University, «Hamas è stato indebolito ma non distrutto: nei suoi ranghi restano tra 15 e 25.000 miliziani e la capacità di rigenerarsi attraverso nuove reclute». Aggiunge che «il 90% dei razzi del gruppo è stato abbattuto, ma il suo potenziale resta». Anche l’ex direttore del Consiglio di sicurezza nazionale israeliano Giora Eiland ha sottolineato che «i siti di produzione e le rotte del contrabbando restano una minaccia costante. Non si tratta solo di togliere il pesce, ma di togliere la canna da pesca». Eiland stima che tra il 70 e l’80% della rete di tunnel di Hamas sia ancora intatta. Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha annunciato che l’esercito israeliano ora concentrerà le proprie operazioni sulla distruzione dei tunnel rimasti. Inutile illudersi, per farlo ci vorranno anni e lo stesso vale per il disarmo di Hamas che oggi è un miraggio.
Giorgia Meloni (Ansa)
Alla vigilia del Consiglio europeo di Bruxelles, Giorgia Meloni ha riferito alle Camere tracciando le priorità del governo italiano su difesa, Medio Oriente, clima ed economia. Un intervento che ha confermato la linea di continuità dell’esecutivo e la volontà di mantenere un ruolo attivo nei principali dossier internazionali.
Sull’Ucraina, la presidente del Consiglio ha ribadito che «la nostra posizione non cambia e non può cambiare davanti alle vittime civili e ai bombardamenti russi». L’Italia, ha spiegato, «rimane determinata nel sostenere il popolo ucraino nell’unico intento di arrivare alla pace», ma «non prevede l’invio di soldati nel territorio ucraino». Un chiarimento che giunge a pochi giorni dal vertice dei «volenterosi», mentre Meloni accusa Mosca di «porre condizioni impossibili per una seria iniziativa di pace».
Ampio spazio è stato dedicato alla crisi in Medio Oriente. La premier ha definito «un successo» il piano in venti punti promosso dal presidente americano Donald Trump, ringraziando Egitto, Qatar e Turchia per l’impegno diplomatico. «La violazione del cessate il fuoco da parte di Hamas dimostra chi sia il vero nemico dei palestinesi, ma non condividiamo la rappresaglia israeliana», ha affermato. L’Italia, ha proseguito, «è pronta a partecipare a una eventuale forza internazionale di stabilizzazione e a sostenere l’Autorità nazionale palestinese nell’addestramento delle forze di polizia». Quanto al riconoscimento dello Stato di Palestina, Meloni ha chiarito che «Hamas deve accettare di non avere alcun ruolo nella governance transitoria e deve essere disarmato. Il governo è pronto ad agire di conseguenza quando queste condizioni si saranno materializzate». In quest’ottica, ha aggiunto, sarà «opportuno un passaggio parlamentare» per definire i dettagli del contributo italiano alla pace.
Sul piano economico e della difesa, la premier ha ribadito la richiesta di «rendere permanente la flessibilità del Patto di stabilità e crescita» per gli investimenti militari, sottolineando che «il rafforzamento della difesa europea richiede soluzioni finanziarie più ambiziose». Ha poi rivendicato i recenti riconoscimenti del Fondo monetario internazionale e delle agenzie di rating, affermando che «l’Italia torna in Serie A» e «si presenta in Europa forte di una stabilità politica rara nella storia repubblicana».
Nel passaggio ambientale, Meloni ha annunciato che l’Italia «non potrà sostenere la proposta di revisione della legge sul clima europeo» se non accompagnata da «un vero cambio di approccio». Ha definito «ideologico e irragionevole» un metodo che «pone obiettivi insostenibili e rischia di compromettere la credibilità dell’Unione».
Fra i temi che l’Italia porterà in Consiglio, la premier ha citato anche la semplificazione normativa - al centro di una lettera firmata con altri 15 leader europei e indirizzata a Ursula von der Leyen - e le politiche abitative, «a fronte del problema crescente dei costi immobiliari, soprattutto per i giovani». In questo ambito, ha ricordato, «il governo sta lavorando con il vicepresidente Salvini a un piano casa a prezzi calmierati per le giovani coppie».
Nel giorno del terzo anniversario del suo insediamento, Meloni ha infine rivendicato sui social i risultati del governo e ha concluso in Aula con un messaggio politico: «Finché la maggioranza degli italiani sarà dalla nostra parte, andremo avanti con la testa alta e lo sguardo fiero».
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