Durante la pandemia ci avrebbero intossicato anche con i disinfettanti per mani. L’etanolo, uno dei reagenti attivi utilizzati per questi prodotti, potrebbe essere classificato come sostanza pericolosa che aumenta il rischio di cancro e di complicazioni in gravidanza.
Il comitato sui prodotti biocidi (Bpb), che prepara i pareri dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa), si riunirà il prossimo 26 novembre al fine di valutare questa raccomandazione, uscita il 10 ottobre da uno dei gruppi di lavoro interni. La decisione definitiva sarà poi presa, come sempre, dalla Commissione europea.
Ne ha dato notizia il Financial Times riportando le prime reazioni allarmate. «L’impatto sugli ospedali sarebbe enorme. Le infezioni correlate all’assistenza sanitaria uccidono ogni anno più persone a livello globale di malaria, tubercolosi e Aids messi insieme. L’igiene delle mani, soprattutto con la frizione a base alcolica, evita 16 milioni di infezioni all’anno in tutto il mondo», ha dichiarato Alexandra Peters dell’Università di Ginevra e della rete Clean Hospitals, centro internazionale di eccellenza in sanità pubblica.
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a tutt’oggi classifica sia l’etanolo sia la sostanza alcolica isopropanolo (o alcol isopropilico) come sicuri per l’igiene delle mani. In epoca Covid erano disinfettanti usatissimi in quanto agivano sulla pelle, evaporando poi rapidamente. Risultava difficile approvvigionarsi, tant’è che l’Oms aveva fornito indicazioni ai produttori locali su come prepararli per ridurre la diffusione e l’infettività del coronavirus, con due formulazioni per volumi di produzione inferiori.
La prima era per una soluzione con concentrazioni finali di etanolo all’80%, la seconda per una soluzione con alcol isopropilico al 75%. Entrambe poi contenevano perossido di idrogeno al 3% e glicerolo al 98%; miscelando i reagenti permettevano di ottenere un litro di prodotto igienizzante. Venduti in confezioni tascabili, ci accompagnavano ovunque e più che un rituale era un’ossessione: che fosse per azionare l’ascensore o per spingere il carrello al supermercato, ogni nostro gesto era accompagnato da abluzioni compulsive.
Negozi, ospedali, scuole, fabbriche, uffici, stazioni, aeroporti erano obbligati a posizionare distributori di gel «con una concentrazione di alcol al 60-85%», precisava la circolare del 22 febbraio 2020 dell’allora ministro della salute Roberto Speranza, grazie ai quali imbrattarsi le mani «strofinandole bene in ogni loro parte per almeno 40-60 secondi», lasciando scie vischiose sui pavimenti. Ci avevano spiegato che avevano un ruolo decisivo nella distruzione di microbi, virus e batteri, nel terrore del Covid disseminato ovunque non pensavamo certo ai possibili danni per la nostra pelle.
Eppure, già nel novembre del 2020 uno studio su Science Direct riportava come l’uso frequente di disinfettanti per le mani provoca resistenza antimicrobica, citando numerosi lavori pubblicati a riguardo. La conclusione era: «L’assorbimento cutaneo può portare a livelli tossici se si utilizza il disinfettante per le mani a base di etanolo per mesi e più volte al giorno, come attualmente accade a seguito delle misure di prevenzione del Covid-19».
Secondo l’Oms, l’utilizzo dei prodotti a base alcolica rappresenta un’ottima alternativa all’impiego di acqua e sapone per l’igienizzazione routinaria delle mani nelle aree di assistenza sanitaria. «Elimina la maggior parte dei microrganismi in breve tempo (20-30 secondi), offre un’ottima tollerabilità dermatologica, è possibile renderla disponibile al letto del paziente e non necessita di particolari infrastrutture (come rubinetti, lavandini) di acqua pulita, sapone e asciugamani», informa l’Istituto superiore di sanità, lamentando che «l’aderenza a questa pratica da parte degli operatori sanitari rimane bassa e ben lontana dalla percentuale che l’Oms si auspica di raggiungere (almeno il 75%)».
Adesso si scopre che l’etanolo può essere pericoloso e che se il comitato di esperti dell’Echa concluderà che è cancerogeno, ne raccomanderà la sostituzione. Potrebbe essere ancora approvato per gli usi biocidi previsti, ovvero in disinfettanti, preservanti, repellenti il cui scopo è distruggere, eliminare, impedire l’azione di batteri, insetti e ogni organismo nocivo «se questi saranno considerati sicuri alla luce dei livelli di esposizione previsti o se non verranno trovate alternative».
Intanto ci siamo intossicati per anni. Al Ft Peters ha affermato che «le alternative all’etanolo, come l’isopropanolo, sono ancora più tossiche. L’uso ripetuto del sapone richiede più tempo e danneggia la pelle: uno studio ha rilevato che gli infermieri dedicavano 30 minuti ogni ora di un intervento a lavarsi le mani in assenza di disinfettante».
Se l’etanolo dovesse essere classificato come tossico, le aziende potrebbero comunque richiedere esenzioni individuali, o «deroghe», che consentano loro di continuare a utilizzarlo in mancanza di alternative. Nicole Vaini, responsabile affari Ue dell’Aise, l’International Association for soaps, detergents and maintenance products, ha tuttavia affermato che queste sarebbero limitate a cinque anni e valutate caso per caso.
Magra consolazione, una volta trovata conferma delle conclusioni Echa sulla cancerogenicità e i rischi in gravidanza dei disinfettanti a base di etanolo.


