2025-10-22
La Meloni scavalca l’Ue con Trump? Magari
Giorgia Meloni e Donald Trump (Getty Images)
Il capo del governo è accusato di trattare da solo sulle tariffe con il presidente Usa. Non sappiamo se sia vero, ma nel caso sarebbe la strategia giusta. Di certo non fa perdere autorevolezza a Bruxelles, che agli occhi del tycoon non ne ha mai avuta.Palazzo Chigi ha smentito: nessuna trattativa bilaterale sui dazi tra Italia e Stati Uniti. Con una nota ufficiosa la presidenza del Consiglio ha precisato che «le trattative commerciali - come è noto - sono guidate dalla Commissione Ue, trattandosi di competenza esclusiva dell’Unione». La velina non ha però convinto l’opposizione. Dal Pd a Italia viva (sì, il partito di Renzi non ha esalato ancora l’ultimo respiro) è partita una salva di richieste di chiarimento: «Meloni non può far finta di nulla. Deve dire da che parte sta l’Italia, se con l’Unione o con Trump». Avs, cioè la coppia Bonelli e Fratoianni, ci è andata pesante: «Fanno i patrioti e poi lavorano per spaccare la Ue, facendo un grandissimo favore al presidente Usa». Dunque, prepariamoci alle barricate, perché oggi il capo del governo è atteso in Parlamento per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo su Ucraina e competitività. Tutto, come abbiamo raccontato nell’edizione di ieri, nasce da un video diffuso sui social e rilanciato da Trump sul suo canale in cui compare Giorgia Meloni e una didascalia in cui si dice che il presidente del Consiglio sfida l’Unione europea e punta a un accordo diretto con l’inquilino della Casa Bianca. Apriti cielo. Per la sinistra italiana siamo all’alto tradimento, all’accordo sottobanco ai danni di Bruxelles. Non so se ci sia qualche cosa di vero in ciò che è stato diffuso sulla piattaforma online, se cioè siano state avviate trattative per scavalcare la Ue. Palazzo Chigi ammette l’esistenza di «un’interlocuzione bilaterale che affianca l’azione della Commissione sul tema dei dazi antidumping prospettati dal Dipartimento del Commercio nei confronti di alcuni produttori italiani di pasta». Nulla di più che un tentativo di ammorbidire sanzioni che penalizzano alcune aziende. Ma al di là di quanto ci sia di vero o di falso nella presunta trattativa per «spaccare la Ue», che cosa ci sarebbe di male in un’iniziativa diplomatica che tuteli gli interessi nazionali? A prescindere dalla nota ufficiosa di Palazzo Chigi, che nega l’apertura di una trattativa al di fuori della Ue e ammette però contatti bilaterali, io mi auguro che Meloni faccia tutto ciò che è possibile per ridurre i dazi a carico delle esportazioni italiane in America. Che cosa ci sarebbe di male? L’Unione perderebbe peso e autorevolezza nei confronti di Trump? La realtà è che la Ue non perderebbe nulla di tutto ciò, perché non ha mai avuto né peso né autorevolezza. Prova ne sia che non c’è occasione in cui il presidente degli Stati Uniti non rimarchi la sua totale indifferenza nei confronti di Bruxelles. A Sharm el-Sheik non sono stati invitati né Ursula von der Leyen né l’alto rappresentante per gli affari esteri dell’Unione, Kaja Kallas. Una mancata presenza che segnala la considerazione in cui di là dall’Atlantico è tenuto il baraccone di Bruxelles. Del resto, sui dazi non sembra che la Ue abbia ottenuto molto. Dopo le reazioni isteriche dell’inizio, con minacce di ritorsioni nei confronti degli Stati Uniti, l’Unione si è arresa accollandosi non soltanto un aumento delle tariffe, ma accettando anche di offrire in cambio maggiori investimenti nel settore militare e acquisti di gas liquido dagli Usa. A giudicare dai risultati, la trattativa è partita male ed è finita peggio e se si sono contenuti i danni rispetto alle pretese iniziali di Trump forse è stato proprio per il ruolo da pontiere assunto dal premier italiano, il solo presente all’insediamento del 47° presidente americano.L’idea che Meloni si dia da fare per mitigare i dazi sulla pasta dunque, non può essere vista come un tentativo di indebolire la Ue, perché - come si è visto con Ucraina e con Gaza - l’Unione si indebolisce da sola, in quanto i Paesi che ne fanno parte procedono quasi sempre in ordine sparso. Peraltro è stato proprio il Pd, per bocca del suo responsabile economico, a sollecitare un’azione del presidente del Consiglio per ottenere da Trump una riduzione delle tariffe. Adesso che fa la sinistra? Pur di attaccare la premier si rimangia la richiesta anche a costo di danneggiare i produttori italiani? Il problema non è da che parte sta Meloni, ma se la sinistra sta dalla parte o contro gli italiani. Certo, da un partito la cui segretaria appena va all’estero diffama il proprio Paese, dicendo che la libertà e la democrazia sono a rischio da quando c’è l’estrema destra al governo, ci si può aspettare di tutto, tranne la difesa degli interessi nazionali.
Luca Zaia intervistato ieri dal direttore della Verità e di Panorama Maurizio Belpietro (Cristian Castelnuovo)
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