
la sinistra si è unita - senza la minima grinza - contro il ddl Valditara, che segna una linea netta contro qualsiasi tipo di incursione nelle scuole di teorie gender. Un provvedimento che mette i genitori al centro non tanto di una scelta ma di un confronto che si apre inevitabilmente nelle famiglie. Un ddl che apre al dialogo, al confronto.
Invece, in un flashmob fuori da Montecitorio, il campo largo si è ritrovato in un idem sentire senza smagliature compatto, da Carlo Calenda a Giuseppe Conte, da Maria Elena Boschi a Nicola Fratoianni. «Più educazione, meno violenza», «Educare per prevenire», «L’educazione sessuo-affettiva è un diritto!», erano le le frasi sui cartelli esposti. Ma il meglio lo hanno dato in aula. Ecco alcune delle frasi più aggressive uscite dalla bocca dei rappresentanti dell’opposizione.
Per il deputato Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi e Sinistra il «provvedimento puzza di ipocrisia, di integralismo, di fondamentalismo. È un rigurgito antiscientifico». Di più ancora: «Sarebbe degno di un manipolo di adepti di qualche setta esoterica. Ed è la fotografia di un’ossessione: l’ossessione del gender», che quindi sarebbe entrato eccome nelle «lezioni sessuali». Per Fratoianni gli studenti saranno così «neutralizzati» - parole sue - dalla trasmissione di questo genere di nozioni.
A far coppia con il rosso Fratoianni, troviamo Maria Elena Boschi con un esercizio di pensiero assai azzardato: «Se un genitore è terrapiattista che facciamo, non adottiamo i libri di testo che dicono che la terra è sferica? Se un padre violento dice che quel libro che parla di parità di genere non va bene, che facciamo, non lo adottiamo? La famiglia è fondamentale ma dobbiamo pensare a tante realtà che non hanno gli strumenti per accompagnare i loro figli», che magari poi «vanno su Internet a informarsi e crescono con veri e propri disturbi». E a proposito di disturbi, ecco uno strampalato collegamento tra il ddl Valditara e i femminicidi. «Noi dobbiamo prevenire i femminicidi» e per questo «dobbiamo investire sull’educazione», le parole di Boschi. «Il governo sembra voler chiudere gli occhi». Del Boschi-pensiero non vogliamo privarvi infine di una perla assoluta: «Non possiamo lasciare tutto alle famiglie». Ma sì dai, togliamo i figli a chi nega il consenso all’educazione sessuale. Del resto lo stiamo vedendo con le famiglie neorurali: chi non si adegua sia punito.
Sul collegamento strampalato tra la violenza ai danni delle donne e l’obbligo del consenso da parte dei genitori a incontri sui temi dell’educazione sessuo-affettiva si sono esibiti in tanti, a riprova della pochezza del dibattito. Ecco il pensiero della pentastellata Gilda Sportiello: «Nel Paese in cui una donna viene uccisa ogni tre giorni» il governo «va nella direzione opposta» rispetto alle indicazioni di Oms, Onu, Unesco e Parlamento europeo (Sì, potete allargare le braccia in segno di disperazione).
Al coro dei disperati non poteva mancare la paladina dei diritti Lgbt+, nonché segretaria del Pd, Elly Schlein: «Per contrastare la violenza sulle donne non basta la repressione, serve la prevenzione. Il lavoro di prevenzione devi farlo a partire dalle scuole [...], il ddl Valditara è un passo indietro». Allora entriamo nello spirito del provvedimento approvato ieri alla Camera e domandiamoci che cosa avrebbe di retrogrado e soprattutto dove creerebbe il presupposto di complicità con la violenza di genere o i violenti. Il ddl pone una semplice questione: di fronte a un minorenne vige il diritto dei genitori di fare una scelta educativa. Non siamo lontani dallo stesso criterio per cui abbiamo difeso la famiglia nel bosco. Ai genitori va riconosciuto il diritto/dovere di dare una indicazione educativa, valoriale. Perché mai sarebbe pericoloso il diritto di un genitore di conoscere e giudicare un certo percorso e certi relatori? E chi l’ha detto che invitare una influencer o un propagandista di certe teorie sia di per sé educativo? Evidentemente la sinistra ha un disegno di società preciso, contro il quale è lecito opporsi. Lo ribadiamo: questo ddl impermeabilizza i bambini delle scuole materne ed elementari (dove pure sono entrati certi programmi imbarazzanti!) e consente un dibattito in casa rispetto a un tema delicato, qual è l’educazione sentimentale e sessuale. Se in queste settimane in Parlamento è chiaro dove stanno certe idee da Soviet, non è tra i banchi della maggioranza ma dell’opposizione, che sta facendo di tutto per svuotare la famiglia e consegnare ancor più i ragazzi alle mode rese popolari dagli amici della sinistra.






