giustizia al contrario

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Le mosse di Pignatone e dei suoi «utili idioti». Così hanno affossato i dossier mafia-appalti
Giuseppe Pignatone (Imagoeconomica)
Interrogatori di non iscritti, omissis rivelati, inchieste a matrioska: il fascicolo di Caltanissetta inguaia il super pm.

Inchieste costruite come scatole cinesi, indagini che procedono a compartimenti stagni, atti mandati al macero, magistrati che mal si sopportano e carte che spuntano oggi, ma che nessuno aveva mai visto. C’è anche questo nel fascicolo della Procura di Caltanissetta che sta ricercando i moventi occulti della morte di Paolo Borsellino. E più si scava e più aumentano le ombre sulla condotta di Giuseppe Pignatone, un magistrato che ha sfiorato la beatificazione da vivo e che adesso è caduto in disgrazia. Attualmente è indagato con infamanti accuse di vicinanza alle cosche e dalle agiografie che lo aspergevano d’incenso si è passati agli atti giudiziari che, in fase preliminare, hanno sempre il sentore dello zolfo.

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Condannato per autodifesa: «È un ergastolo»
È stata confermata in appello la condanna di primo grado pronunciata nei confronti di Mario Roggero (Ansa)
Mario Roggero, il gioielliere che in Appello si è visto comminare oltre 14 anni di galera per aver ucciso due rapinatori, esprime a «Fuori dal coro» tutta la sua frustrazione: «Avevo una pistola puntata alla faccia. Le vere vittime siamo io e la mia famiglia».

Mario Roggero, il gioielliere condannato l’altro giorno in appello a 14 anni e 9 mesi di reclusione per aver ucciso due rapinatori e ferito un terzo quattro anni fa all’esterno del suo negozio in provincia di Cuneo, davanti alle telecamere di Fuori dal coro, ha sintetizzato in una frase ciò che la Corte d’appello ha anestetizzato con il dispositivo: «Se alzava la pistola in alto non avrei sparato, ma quando lui (uno dei rapinatori, ndr)dall’auto me la punta in faccia, me la punta in fronte, che faccio?». Questa non è un’esagerazione. È esattamente ciò che i documenti certificano: arma (percepita come vera), minaccia diretta, colpi esplosi, famiglia a rischio. E c’era anche un precedente.

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Super risarcimenti solo ai banditi
I carabinierii e la Scientifica sul luogo della rapina alla gioielleria Mario Roggero a Grinzane Cavour (Cuneo), il 28 aprile 2021 (Ansa)
Ai familiari dei malintenzionati uccisi a Grinzane Cavour riconosciuto un indennizzo di 480.000 euro. Per i morti sul lavoro, invece, lo Stato concede poco più di 12.000 euro.

Quattordici anni e nove mesi di carcere e mezzo milione di risarcimenti. Questo il prezzo da pagare per Mario Roggero, questa la pena inflitta a chi non ha ricevuto la protezione e la sicurezza che gli sarebbe spettata di diritto. Il gioielliere di Grinzane Cavour che nell’aprile 2021, durante una rapina nel suo negozio, uccise due banditi e ne ferì un terzo, oggi inevitabilmente è chiamato a pagare per le sue azioni.

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Bignami: «La condanna di Roggero? I giudici applicano male la legge»
Galeazzo Bignami (Ansa)
Il deputato di Fdi: «Questa norma è valida, ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, cioè la magistratura. Il gioielliere non poteva sapere se la rapina fosse finita. Comunque se i delinquenti fossero stati a casa loro...».

Viviamo in un Paese in cui chi aggredisce ha quasi più tutele di chi viene aggredito. In Italia la legittima difesa viene ancora vista con sospetto. Se reagisci a una rapina, per paura o per difendere te o la tua famiglia, non si sa come andrà a finire. Di sicuro la legge non ti darà ragione. Come è accaduto al gioielliere di Grinzane Cavour (Cuneo), Mario Roggero, 72 anni, che da quasi 5 anni vive le pene dell’inferno per essersi difeso dall’ennesima aggressione. Una sentenza che stravolge la realtà, perché il commerciante diventa il colpevole e il bandito la vittima.

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Uccise il vicino che l’attaccò in ruspa: assolto
Ansa
Niente carcere per Sandro Mugnai, l’uomo che nell’Epifania del 2023 reagì sparando all’aggressione di un conoscente albanese che tentava di buttargli giù la casa per delle banali ruggini. Fortunatamente, ogni tanto i magistrati scelgono il buon senso.

Nel gennaio 2023 fu costretto a sparare quattro colpi di fucile perché il vicino di casa albanese, Gezim Dodoli, dopo aver ammassato le auto dei suoi familiari in un angolo del piazzale, con la benna di una ruspa tentava di abbattere il casolare di campagna che aveva appena ristrutturato sui colli di Arezzo. Dopo i primi scossoni, mentre i muri cominciavano a sgretolarsi, temette di restare sotto le macerie con i suoi cari e tirò il grilletto, freddando l’aggressore.

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