
Proseguono le trattative tra i golpisti e il premier. I militari hanno annunciato frattanto un nuovo governo come «imminente», ma l'instabilità politica resta significativa.È ancora alta la tensione internazionale dopo il golpe della settimana scorsa in Sudan: golpe con cui i militari hanno deposto il primo ministro Abdalla Hamdok. Stati Uniti, Regno Unito, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti hanno infatti invocato un governo a guida civile. «Chiediamo il pieno e immediato ripristino del governo e delle istituzioni di transizione a guida civile», hanno affermato i quattro Paesi in una dichiarazione congiunta, emessa mercoledì scorso dal Dipartimento di Stato americano. «Incoraggiamo il rilascio di tutti i detenuti in relazione ai recenti eventi e la revoca dello stato di emergenza», ha proseguito la nota. «La violenza non ha posto nel nuovo Sudan, su questo punto incoraggiamo un dialogo efficace tra tutte le parti e esortiamo tutti a garantire che la pace e la sicurezza per il popolo sudanese siano una priorità assoluta». Il golpe dello scorso 25 ottobre aveva fin da subito suscitato delle reazioni internazionali avverse. Condanne erano piovute dalle Nazioni Unite e dal Regno Unito, mentre Washington aveva prontamente bloccato 700 milioni di dollari di aiuto economico al Paese: Paese che è stato anche sospeso dall'Unione Africana fino al «ripristino effettivo dell'autorità di transizione a guida civile». Più ambigua invece la posizione dell'Egitto, che non ha né condannato né sostenuto i golpisti sudanesi: un fattore, questo, che ha portato alcuni ambienti ostili al presidente Abdel Fattah al-Sisi a sostenere che, dietro il colpo di Stato, vi sarebbe una sua regia. Mentre la tensione internazionale resta palpabile, nel Paese si sta trattando per raggiungere un accordo politico. Secondo quanto riferito da Al Jazeera, il leader golpista, Abdel Fattah al-Burhan, e lo stesso Hamdok starebbero portando avanti dei negoziati per concludere un «accordo di condivisione del potere». Tuttavia, ha precisato l'emittente, «sebbene ci siano stati progressi, si dice che le differenze chiave permangano e un risultato non è garantito». In particolare, una delle proposte in discussione vedrebbe Hamdok ricevere poteri più ampi e – al contempo – la creazione di un governo più vicino al fronte dei militari. Come che sia, secondo quanto riferito poco fa da France24, i militari hanno annunciato che la formazione di un nuovo governo risulterebbe «imminente». La fibrillazione nel Paese resta tuttavia molto alta e si temono nuove repressioni violente di manifestazioni. «A causa di questa resistenza e del sostegno dell'Occidente a Hamdok e ai suoi compagni civili, pensiamo che Burhan dovrà accettare di condividere il potere», ha dichiarato a Cnbc Zaynab Mohamed, analista politico di Oxford Economics Africa. «Le tensioni nell'ambiente politico rimarranno alte nei prossimi mesi mentre le parti interessate cercheranno di negoziare un nuovo accordo e ci aspettiamo che la violenza mortale contro i manifestanti anti-golpe continui». L'instabilità, insomma, non accenna a diminuire. E non è detto che un eventuale nuovo governo sarà capace di ridurla (almeno nel breve termine).
Il toro iconico di Wall Street a New York (iStock)
Democratici spaccati sul via libera alla ripresa delle attività Usa. E i mercati ringraziano. In evidenza Piazza Affari: + 2,28%.
Il più lungo shutdown della storia americana - oltre 40 giorni - si sta avviando a conclusione. O almeno così sembra. Domenica sera, il Senato statunitense ha approvato, con 60 voti a favore e 40 contrari, una mozione procedurale volta a spianare la strada a un accordo di compromesso che, se confermato, dovrebbe prorogare il finanziamento delle agenzie governative fino al 30 gennaio. A schierarsi con i repubblicani sono stati sette senatori dem e un indipendente affiliato all’Asinello. In base all’intesa, verranno riattivati vari programmi sociali (tra cui l’assistenza alimentare per le persone a basso reddito), saranno bloccati i licenziamenti del personale federale e saranno garantiti gli arretrati ai dipendenti che erano stati lasciati a casa a causa del congelamento delle agenzie governative. Resta tuttavia sul tavolo il nodo dei sussidi previsti ai sensi dell’Obamacare. L’accordo prevede infatti che se ne discuterà a dicembre, ma non garantisce che la loro estensione sarà approvata: un’estensione che, ricordiamolo, era considerata un punto cruciale per gran parte del Partito democratico.
2025-11-10
Indivia belga, l’insalata ideale nei mesi freddi per integrare acqua e fibre e combattere lo stress
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In autunno e in inverno siamo portati (sbagliando) a bere di meno: questa verdura è ottima per idratarsi. E per chi ha l’intestino un po’ pigro è un toccasana.
Si chiama indivia belga, ma ormai potremmo conferirle la cittadinanza italiana onoraria visto che è una delle insalate immancabili nel banco del fresco del supermercato e presente 365 giorni su 365, essendo una verdura a foglie di stagione tutto l’anno. Il nome non è un non senso: è stata coltivata e commercializzata per la prima volta in Belgio, nel XIX secolo, partendo dalla cicoria di Magdeburgo. Per questo motivo è anche chiamata lattuga belga, radicchio belga oppure cicoria di Bruxelles, essendo Bruxelles in Belgio, oltre che cicoria witloof: witloof in fiammingo significa foglia bianca e tale specificazione fa riferimento al colore estremamente chiaro delle sue foglie, un giallino così delicato da sfociare nel bianco, dovuto a un procedimento che si chiama forzatura. Cos’è questa forzatura?
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.






