2025-10-16
Hamas prova a ingannare Israele: salma araba spacciata per ostaggio
Ira di Netanyahu dopo la restituzione di quattro prigionieri deceduti: «I terroristi rispettino gli impegni». Monito degli Usa per le esecuzioni di presunti collaborazionisti di Tel Aviv. Presidiato il valico di Rafah.Tajani al Parlamento: «Lo Stato di Palestina? Adesso il riconoscimento è più vicino». L’ambasciatore Archi sarà inviato speciale nella Striscia. Pronti nuovi aiuti umanitari.Lo speciale contiene due articoli.«Il valico di Rafah non aprirà oggi, probabilmente neanche domani, e non si sa quando verrà aperto». È la valutazione fornita ieri da una fonte della sicurezza israeliana a Ynet, che esclude una ripresa imminente dei transiti tra Egitto e Striscia di Gaza. La fonte ha precisato che una riapertura «non sarebbe possibile neppure da un punto di vista logistico», poiché richiederebbe l’invio di squadre di ricognizione e controlli di sicurezza sul posto. Secondo la stessa fonte anche oggi il valico resterà chiuso. Saranno presenti anche militari italiani dell’Arma dei carabinieri tra il personale incaricato di monitorare il valico di Rafah non appena questo verrà riaperto. La conferma arriva da fonti qualificate italiane. In attesa di sviluppi, 600 camion di aiuti umanitari stanno comunque attraversando Kerem Shalom, principale punto di ingresso israeliano, in linea con quanto previsto dagli accordi. Una versione che però contrasta con quella dell’emittente Kan, secondo cui il governo avrebbe deciso di sospendere per oggi le sanzioni su Gaza - comprese le restrizioni al passaggio degli aiuti e la chiusura del confine di Rafah - in seguito alla restituzione, da parte di Hamas, di quattro corpi di ostaggi deceduti. Ma il gesto che doveva segnare un progresso nella fragile tregua si è trasformato in un nuovo caso. Uno dei quattro corpi consegnati da Hamas non apparterrebbe a un cittadino israeliano ma a un abitante di Gaza. Lo ha riferito un funzionario della sicurezza israeliana, citando gli esami condotti all’Istituto forense Abu Kabir. Secondo un’altra fonte, l’uomo indossava un’uniforme delle Forze di difesa israeliane (Idf), fatto che avrebbe causato confusione nel momento del recupero. L’esercito ha poi confermato che «il quarto corpo consegnato da Hamas non corrisponde a nessuno degli ostaggi israeliani identificati». Martedì notte sono stati invece riconosciuti i resti di Tamir Nimrodi, Uriel Baruch ed Eitan Levy, tre soldati dell’Idf uccisi e trattenuti per mesi nella Striscia. Restano ancora nelle mani di Hamas 21 ostaggi deceduti, i cui corpi dovrebbero essere trasferiti a Israele nei prossimi giorni. Fonti delle Brigate al-Qassam, l’ala militare di Hamas, hanno intanto riferito all’emittente del Qatar al-Araby che i corpi di altri cinque ostaggi deceduti a Gaza sarebbero stati consegnati ieri sera a Israele alle 20 (ora italiana). Dall’ufficio di Netanyahu è arrivata una presa di posizione ferma: «L’organizzazione terroristica Hamas deve rispettare gli impegni presi con i mediatori e restituire tutti i corpi degli ostaggi. Non scenderemo a compromessi su questo punto e non risparmieremo alcuno sforzo finché ogni salma non sarà riportata in Israele». Il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir ha rincarato: «Basta con questa vergogna. Pochi istanti dopo aver ricevuto centinaia di camion di aiuti, Hamas è tornato alle sue solite tattiche: mentire, ingannare e tormentare le famiglie delle vittime. Il terrore nazista comprende solo la forza, e l’unico modo per risolvere il problema è cancellarlo dalla faccia della terra». Le tensioni si intrecciano con la questione della sicurezza lungo il confine egiziano. La commissione Affari esteri e difesa della Knesset ha convocato una sessione straordinaria sul crescente uso di droni per contrabbandare armi dall’Egitto verso Israele. Sul piano diplomatico, il Wall Street Journal ha riferito che Israele e Hamas avrebbero già avviato discussioni preliminari sulla fase 2 del piano di pace proposto dal presidente Donald Trump. Ma la notizia è stata smentita da Gerusalemme: «Siamo ancora nella prima fase - ha dichiarato una fonte governativa al Times of Israel - parleremo della seconda solo quando la prima sarà completata». Nel frattempo, la presidenza palestinese ha condannato con forza le recenti esecuzioni sommarie compiute da Hamas nella Striscia di Gaza. In un comunicato dell’ufficio del presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Mahmoud Abbas (che arriva a Roma il 7 novembre), queste azioni sono «crimini efferati assolutamente inaccettabili in qualsiasi circostanza». Monito anche degli Stati Uniti ad Hamas dopo la diffusione di un video con esecuzioni sommarie di presunti collaborazionisti con Israele. «Hamas deve smettere di sparare ai civili palestinesi innocenti a Gaza», ha scritto su X Brad Cooper, comandante del Centcom, il Comando americano per il Medio Oriente. Secondo la Deutsche Welle, Israele non vedrebbe di buon occhio la partecipazione di Francia e Regno Unito al Consiglio per la pace previsto dal piano Trump, poiché entrambi hanno riconosciuto unilateralmente lo Stato palestinese. Al contrario, l’Italia sarebbe considerata un interlocutore accettabile. In tal senso il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar parte oggi per una visita diplomatica di un solo giorno in Italia. Nel corso del viaggio Saar incontrerà il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini e il presidente del Senato Ignazio La Russa. Il ministro israeliano parteciperà inoltre alla Med Conference in programma a Napoli da ieri, sotto la presidenza di Tajani.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/israele-hamas-salme-2674202670.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="italia-attiva-per-ricostruire-gaza" data-post-id="2674202670" data-published-at="1760558334" data-use-pagination="False"> «Italia attiva per ricostruire Gaza» «Abbiamo costruito ponti a dispetto di chi voleva tagliarli». Nel corso dell’informativa sul «Piano di pace per la Striscia di Gaza», il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha rivendicato «con orgoglio» l’azione italiana e il contributo che ha dato affinché si arrivasse alla firma dell’accordo di Sharm el-Sheikh, che può rappresentare davvero «una svolta storica» per il Medio Oriente e il Mediterraneo, «con profonde ripercussioni anche sulla sicurezza e sugli interessi nazionali, ma che è ancora legato a un filo».Parlando prima alla Camera e poi al Senato, dove i banchi del governo e della maggioranza erano quasi tutti vuoti, il vicepremier azzurro non ha abbandonato la cautela «perché molte sono le variabili che ancora non sono state definite, dal ritorno delle salme degli ostaggi assassinati fino alle modalità effettive dello smantellamento della struttura militare di Hamas o di quello che ne resta. Tuttavia, quel filo di speranza si sta rivelando solido perché interpreta la volontà di pace di popolazioni che hanno sofferto moltissimo da una parte e dall’altra per un conflitto così sanguinoso».Il percorso del piano Trump può proseguire «solo in una situazione ovviamente di calma e senza nuove violenze e prevede «il dispiegamento a Gaza di una forza internazionale di stabilizzazione. Come hanno confermato anche il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro della Difesa Guido Crosetto, «l’Italia è pronta a fare la propria parte anche in questa eventualità, forte della solida, riconosciuta esperienza maturata negli anni in tanti quadranti internazionali complessi», ha rimarcato Tajani , che ha aggiunto: «Naturalmente il Parlamento verrà coinvolto in tutte le decisioni che riguarderanno la nostra partecipazione» a una forza internazionale di stabilizzazione, con l’auspicio che «su questo argomento si possa trovare un’unità d’intenti tra tutte le forze politiche».Il titolare della Farnesina ha sottolineato che solo fino a poche settimane il cessate il fuoco era inimmaginabile mentre oggi è realtà grazie a Trump e ai mediatori ma anche a chi ci ha creduto come il governo italiano che fin dall’inizio «ha sostenuto questo difficile percorso, lavorando con pazienza e concretezza con due obiettivi molto chiari: mantenere sempre vivo il dialogo tra le parti, sia con Israele sia con l’Anp, e alleviare per quanto possibile le sofferenze della popolazione civile palestinese». Annunciando la visita di Abu Mazen a Roma il prossimo 7 novembre e la nomina dell’ambasciatore Fao Bruno Archi a nuovo inviato speciale del ministero degli Esteri per la ricostruzione di Gaza, inclusi gli aspetti umanitari, Tajani ha ricordato: «Stiamo lavorando per un invio urgente di aiuti alimentari, il più grande finora realizzato, oltre alla formazione di altri studenti palestinesi che arriveranno nelle nostre università e ad altre decine di bambini di Gaza bisognosi di cure, che saranno assistiti nei nostri migliori ospedali».Invece, su una possibile missione di pace il ministro Tajani ha detto: «Tutto è ancora prematuro, vedremo se ci sarà richiesta una presenza militare». E sul riconoscimento dello Stato della Palestina, il ministro ha ribadito che ci sarà «quando ci saranno le condizioni, che sono state poste anche dal Parlamento, e che ora è più vicino». Infine ha messo in guardia dall’antisemitismo che è emerso in questo periodo, parlando di «un pregiudizio mostruoso» e chiarendo che «fermarne la diffusione e reprimerne ogni manifestazione è un impegno solenne che il governo assume in questa aula».
13 ottobre 2025: il summit per la pace di Sharm El-Sheikh (Getty Images)
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