2019-10-16
Inchieste e veleni nella nuova Anas a 5 stelle. A Catania la Gdf va avanti con le indagini
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Continua l'accerchiamento intorno all'amministratore delegato. Massimo Simonini, circondato dalle interrogazioni parlamentari dei renziani su Ferrovie dello Stato e dai malumori di dem e 5 Stelle, si affida ai vecchi boiardi della Prima repubblica. Intanto in Sicilia continua l'inchiesta sui tre geometri arrestati a settembre: uno di loro ha confessato le accuse. Con l'interrogazione della scorsa settimana i grillini hanno sconfessato le scelte dell'ex ministro Danilo Toninelli: in via Monzambano non è cambiato niente.Lo speciale contiene due articoliContinua la manovra di accerchiamento del governo giallorosso intorno all'Anas di Massimo Simonini. Se da un lato i renziani stanno colpendo la controllata Ferrovie dello Stato, con interrogazioni parlamentari che mettono nel mirino Gianfranco Battisti, dall'altro lato il Pd e i 5 Stelle si muovono intorno alla società che gestisce strade e autostrade in Italia. Il nome dell'amministratore delegato di Anas, scelto dall'ex ministro Danilo Toninelli, è infatti sempre sulla scrivania del ministro Paola De Micheli. Come rivelato dalla Verità lunedì 14 ottobre, l'esponente dem ha incontrato Simonini la scorsa settimana chiedendo discontinuità rispetto al passato. Il numero uno di via Monzambano ha ormai dimenticato l'ex ministro Toninelli, spiegando di essere disposto a un cambio di passo.Nel frattempo all'interno del Movimento 5 Stelle sta iniziando a montare una certa preoccupazione perché Simonini avrebbe riattivato le sue vecchie conoscenze della prima repubblica per riuscire a rimanere in sella alla stazione appaltante più importante in Italia. Non a caso, una pattuglia di senatori ha deciso di presentare sempre la scorsa settimana una particolare interrogazione, dove nella prima parte si fa riferimento a Giovanni Battista Papello, storico consigliere di amministrazione di Anas, cresciuto in via Monzambano ai tempi dello storico ministro alle Infrastrutture Ugo Martinat, quest'ultimo con un passato politico nel Msi di Giorgio Almirante. Perché citare Papello? I senatori 5 Stelle sono informati sul fatto che Simonini si starebbe accompagnando spesso con l'ex braccio destro del politico missino, forte del fatto che proprio Papello è stato uno dei sostenitori della nomina di Gianni Armani in Anas ai tempi del governo Renzi. Infatti Simonini, prima di incontrare il ministro De Micheli, aveva deciso di vedere insieme a Papello il sosttosegretario alle Infastrutture Salvatore Margiotta, finito in un'inchiesta sulle estrazioni di petrolio in Val D'Agri nel 2008 e poi uscito indenne dal processo nel 2016. La pattuglia di burocrati e politici che sostiene Simonini appartiene soprattutto alla Prima repubblica, una schiera di boiardi che hanno superato indenni le transizioni politiche degli ultimi trent'anni. Del resto lo stesso padre di Simonini era un dirigente Anas piemontese, sempre molto vicino sempre a Martinat. Papello è stato uno dei punti di riferimento in questi ultimi venti anni della compagine aennina di Gianfranco Fini. Finito in diverse inchieste della magistratura, senza condanne sulle spalle, negli ultimi anni era diventato un fedelissimo di un altro ministro per le Infrastrutture Altero Mattioli. Insieme avevano fondato la Fondazione della Libertà, di cui Papello è stato tesoriere e socio fondatore. Nell'interrogazione del 5 Stelle al Senato vengono citati anche gli articoli della Verità su Anas International (senza citare il giornale), altra spina nel fianco dell'attuale gestione. E intanto la Guardia di finanza di Catania continua le sue indagini dopo l'arresto di tre dirigenti il mese scorso. Si cerca di capire se il «sistema» fosse esteso anche in altre parti d'Italia. A settembre infatti sono infatti finiti in manette i geometri, Riccardo Carmelo Contino e Giuseppe Panzica e l'ingegnere Giuseppe Romano. Romano ha confermato le accuse. In pratica, rilasciavano certificati fasulli sulla regolarità delle opere di manutenzione in mezza Sicilia. Ovvero pretendevano ed incassavano denaro dagli imprenditori in cambio di un certificato dello avanzamento dei lavori compiacente. A fine settembre Antonio Guido, il segretario del sindacato Autonomo Sav Orsa Trasporti ha scritto proprio a Simonini sul caso. «Mi chiedo non sarebbe cosa buona e giusta inviare in Sicilia il generale assunto da Armani ( e cercare di capire il perché e il come si è arrivati a tutto ciò. Non posso credere che nessuno sapesse e nessuno si sia mai accorto di nulla. I dipendenti Anas onesti che lavorano per il bene dell'azienda meritano risposte». Intanto continua a circolare il nome di Fulvio Soccodato, dirigente Anas molto stimato dalla De Micheli, come sostituto di Simonini. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/inchieste-e-veleni-nella-nuova-anas-a-5-stelle-a-catania-la-gdf-prosegue-le-indagini-2640990542.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="i-5-stelle-sconfessano-la-linea-di-danilo-toninelli-su-anas" data-post-id="2640990542" data-published-at="1761949498" data-use-pagination="False"> I 5 stelle sconfessano la linea di Danilo Toninelli su Anas L'interrogazione della scorsa settimana al ministro Paola De Micheli su Anas ha segnato una nuova frattura dentro il Movimento 5 Stelle di Luigi Di Maio. Il fatto che ben undici senatori pentastellati, da Elio Lannutti a Daniele Pesco, da Rossella Accoto a Emma Pavanelli, abbiano sconfessato l'amministratore delegato Massimo Simonini è stato accolto come un segnale di sconfessione della vecchia linea dell'ex ministro Danilo Toninelli. L'avvocato di Soresina aveva puntato molto su un cambiamento in via Monzambano. Del resto i 5 Stelle hanno portato avanti una lunga battaglia contro uno degli avamposti della pubblica amministrazione italiana. Ma a quasi un anno di distanza dalla nomina, i grillini hanno capito che Simonini fa parte della vecchia schiera di boiardi pubblici che hanno combattuto per anni e che poi si sono ritrovati a nominare non appena arrivati al governo. Nell'interrogazione parlano anche di massoneria.
Nella prima mattinata del 28 ottobre 2025 la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato hanno eseguito numerose perquisizioni domiciliari in tutta Italia ed effettuato il sequestro preventivo d’urgenza del portale www.voltaiko.com, con contestuale blocco di 95 conti correnti riconducibili all’omonimo gruppo societario.
Si tratta del risultato di una complessa indagine condotta dal Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza di Bologna e dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica per l’Emilia-Romagna, sotto la direzione del Pubblico Ministero Marco Imperato della Procura della Repubblica di Bologna.
Un’azione coordinata che ha visto impegnate in prima linea anche le Sezioni Operative Sicurezza Cibernetica delle varie Regioni e gli altri reparti territoriali della Fiamme Gialle nelle province di Bologna, Rimini, Modena, Milano, Varese, Arezzo, Frosinone, Teramo, Pescara, Ragusa.
L’operazione ha permesso di ricostruire il modus operandi di un gruppo criminale transnazionale con struttura piramidale tipica del «network marketing multi level» dedito ad un numero indeterminato di truffe, perpetrate a danno anche di persone fragili, secondo il cosiddetto schema Ponzi (modello di truffa che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi investitori, a loro volta vittime del meccanismo di vendita).
La proposta green di investimenti nel settore delle energie rinnovabili non prevedeva l’installazione di impianti fisici presso le proprie abitazioni, bensì il noleggio di pannelli fotovoltaici collocati in Paesi ad alta produttività energetica, in realtà inesistenti, con allettanti rendimenti mensili o trimestrali in energy point. Le somme investite erano tuttavia vincolate per tre anni, consentendo così di allargare enormemente la leva finanziaria.
Si stima che siano circa 6.000 le persone offese sul territorio nazionale che venivano persuase dai numerosi procacciatori ad investire sul portale, generando un volume di investimenti stimato in circa 80 milioni di euro.
La Procura della Repubblica di Bologna ha disposto in via d’urgenza il sequestro preventivo del portale www.voltaiko.com e di tutti i rapporti finanziari riconducibili alle società coinvolte e agli indagati, da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.
Nel corso delle perquisizioni è stato possibile rinvenire e sottoporre a sequestro criptovalute, dispositivi elettronici, beni di lusso, lingotti d’oro e documentazione di rilevante interesse investigativo.
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