2020-02-01
In Cina 10.000 casi. E il picco deve arrivare
I nuovi decessi sono 43: il totale sale a 213. Pechino però chiede di mantenere la calma e invoca la cooperazione internazionale. L'allerta passa dal livello tre al livello uno, scuole e asili restano chiusi. In tanti non hanno più fiducia nei dati ufficiali.Cosa succede in Cina? Mentre la pandemia del coronavirus avanza e mette in quarantena il mondo intero, compresa la nostra Italia, le notizie che trapelano da Pechino non sono rassicuranti. O meglio, vorrebbero esserlo ma non raggiungono l'obiettivo. C'è infatti una domanda che inquieta il pianeta: le informazioni sul contagio fornite dalle autorità cinesi sono attendibili? Secondo gli ultimi dati ufficiali i nuovi decessi per problemi respiratori legati al virus sono stati 43, il numero più alto registrato finora, portando il totale a 213. Circa 2.000 i nuovi contagi accertati, in questo caso la somma sfiora le 10.000 persone.Cifre che già così fanno paura anche perché, secondo gli esperti, siamo ancora lontani dal picco. Da rimarcare però che la situazione potrebbe essere molto peggiore. Da Wuhan, la metropoli epicentro della pandemia, fonti riconducibili ai cittadini italiani che si trovano ancora nella città parlano di 70.000 persone contagiate. Se questi numeri, che circolano tra la popolazione del posto che non si fida più delle autorità, fossero veri ci troveremmo davanti a un flagello senza precedenti in epoca contemporanea.Che qualcosa sia stato taciuto è più che un sospetto. Di sicuro ci sono stati tragici ritardi, come ammette per la prima volta Ma Guoqiang, segretario del Partito comunista di Wuhan, la massima carica politica locale: «In questo momento mi sento in colpa, con rimorso e rimprovero», spiega rompendo il silenzio, «se fossero state adottate prima le misure di controllo rigorose, il risultato sarebbe stato migliore di quello attuale».Le persone tenute sotto osservazione in Cina con sintomi sospetti sarebbero oltre 100.000. E questo fornisce la misura di quanto sia maggiore il numero dei contagi reali e di quanto dunque possa ancora crescere l'ammontare di quelli rilevati. A puntare il dito contro Pechino è anche uno studio pubblicato negli Usa sul New England Journal of Medicine. Secondo l'equipe di scienziati, che comprende anche specialisti cinesi, il nuovo ceppo di coronavirus diffusosi da Wuhan si stava propagando da persona a persona già all'inizio del mese di dicembre, settimane prima che il governo ne desse conferma e lanciasse l'allarme. I contenuti della ricerca contrastano nettamente con i resoconti delle autorità sanitarie cinesi, secondo cui sino a metà gennaio non esisteva «alcuna evidenza» del rischio di contagio. Scarsamente credibile per non dire favoleggiante, infine, è anche la versione che sia stato un serpente il responsabile della trasmissione del coronavirus.Come reagisce Pechino di fronte alle pressioni del mondo? Chiede di evitare eccessi di allarmismi. «Ascoltiamo le preoccupazioni degli altri Paesi e le capiamo. Ma una reazione eccessiva sarebbe controproducente», sostiene l'ambasciatore cinese all'Onu, Zhang Jun. Che aggiunge: «La cosa che serve di più è la cooperazione internazionale». Poco si sa di cosa stia accadendo a Wuhan, dove le strutture sanitarie sono ormai al collasso e strabordanti di pazienti. In tempi record, per tentare di far fronte all'emergenza, è in via di costruzione un nuovo ospedale con 1.000 posti letto. E dovrebbe partire a breve anche il cantiere per un secondo nosocomio, che accoglierà ancora più malati. Le vie di uscita e ingresso alla metropoli sono presidiate da posti di blocco, dove i militari hanno l'ordine di sparare a vista a chiunque tenti di forzarli. Nel resto della provincia di Hubei risultano inoltre completamente isolate anche altre metropoli, come Ezhou, Xiantao, Huanggang e Jingzhou, dove vivono 70 milioni di persone. Sull'intero territorio lo stato d'allerta è stato elevato da 3 a 1 e vige il coprifuoco, insieme al divieto di utilizzare le automobili. Sarebbe stata bloccata anche qualsiasi forma di trasporto pubblico, ma la notizia non trova riscontro nelle dichiarazioni ufficiali, probabilmente per evitare di trasmettere l'immagine di un Paese nel caos. Per quanto riguarda le megalopoli di Pechino e Shanghai, morti e contagiati sono in crescita e la riapertura di scuole e asili è stata ulteriormente posticipata.Intanto prosegue l'evacuazione degli stranieri da Wuhan. Dopo il volo francese, ieri è decollato dall'aeroporto anche quello della Gran Bretagna, mentre un terzo aereo giapponese è atterrato a Tokyo. Resta invece ancora in sospeso il destino dei nostri connazionali, nonostante già giorni fa l'unità di crisi della Farnesina avesse annunciato un volo per rimpatriarli. Mancherebbero ancora le autorizzazioni da parte del governo cinese e dovrebbero essere rilasciate a breve. Secondo il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, arriveranno in Italia lunedì con un Kc-767A del 14° stormo dell'Aeronautica militare: «Nella notte tra il 2 e il 3 febbraio cioè lunedì mattina atterreranno in Italia i nostri connazionali», assicura, «sono circa 80 in questo momento a Wuhan. Ovviamente saranno sottoposti a un regime sanitario in un luogo dedicato».
Giorgia Meloni e Donald Trump (Ansa)