2020-03-08
Il volo iperattivo del pipistrello riflette l’autolesionismo occidentale
Come l'«untore con le ali» non può cessare di batterle un secondo se vuole stare in aria, così l'uomo globalizzato è prigioniero del suo essere predatore del mondo circostante. Una pulsione disturbata che ci è risultata fatale.C'è in giro molta rabbia (contro chi e perché non è difficile indovinarlo), e anche tanta sana paura. Tuttavia c'è anche, in diversi giovani e anziani, la pacatezza e quasi il sollievo di avere finalmente a che fare con qualcosa di serio, di autentico, molto al di sopra e al di fuori degli slogan e delle solite smorfie. Che naturalmente qualcuno continua a fare, ma come fuori scena, da attori che non solo non conoscono le battute, ma neppure quale sia il vero palcoscenico, perché fuori dai loro teatrini abituali non conoscono la realtà della vita. La scena di un attore primordiale come un virus, comprimario dell'uomo fin dalla notte dei tempi è invece proprio quella dell'esistenza, la nostra e quella dei nostri figli, e forse anche dell'intero mondo in cui ci troviamo. Sotto il rumore vuoto del panico e delle recite però, c'è la sensazione che stiano venendo al pettine vecchi nodi mai risolti e neppure affrontati ma solo bisbigliati, che in fondo si sentiva di non poter aggirare per sempre. Tipo: perché così tanti giovani, figli, fratelli minori, nipoti, sono così infelici e continuano a mettersi a rischio? Perché si drogano, anche se poi si accorgono che non gli fa bene per niente, che il loro buio diventa sempre più buio? Perché molti, già adulti, saltano come tarantolati da un aereo all'altro e da una vacanza all'altra, anche se ormai conoscono a memoria tutti i tipi di paesaggio, e l'unica novità che riportano a casa è una diarrea ancora più fastidiosa della precedente? Perché è diventato così difficile per un uomo e una donna guardarsi negli occhi, e amarsi fino in fondo? Sono queste le questioni che salgono alla coscienza quando entra in scena la possibilità della catastrofe e della morte: il panico è solo il tentativo nevrotico di fare ancora una volta finta di niente, cedere al terrore per non affrontare i veri problemi della realtà. Non tutti però ci cadono.Perfino il non credente, che per curiosità o improvviso bisogno di pensarci sopra entra turbato dal silenzio delle strade semivuote in una chiesa e la trova vuota, gelida, senza tonache né clergyman, né riti di alcun genere, si sente defraudato di qualcosa, di una profondità che comunque gli appartiene (poi lo racconta, stupito, all'analista). E si irrita ancora di più quando legge sull'antico portone la fotocopia dell'arrogante proclama di qualche funzionario che col tono minaccioso delle «grida» dei governatori spagnoli nei Promessi sposi annuncia che non ci sarà rito di nessun tipo, in quanto «assembramento di folla» non autorizzato. La cosa ha un effetto alienante: si può abolire l'incontro con Dio con una circolare? In tutto ciò, naturalmente, il potere nella versione italica della tarda modernità occidentale svela comunque il suo vero volto, insieme caotico e autoritario, disinformato e petulante, confuso e pretenzioso. È però un cocktail inutile e pericoloso quando ormai la gente ha cominciato a morire per un'epidemia: il che ha sempre a che vedere con qualcosa di sbagliato nel modo di vivere. È allora quello che occorre vedere, e affrontare. Lavarci le mani è sempre cosa opportuna, ma non basta. A chi mi chiede come affrontare questi giorni consiglio dunque di riflettere su tutti gli aspetti di quest'epidemia, senza escluderne nessuno. Ogni cosa di ogni giornata ha un suo significato e ci insegna: ciò diventa ancora più vero nei momenti e periodi di emergenza e di cambiamento, come questo. Per esempio il fatto che il portatore del virus coronavirus, nell'epidemia di Sars del 2003 come in quella di oggi (ed altre) sia stato il pipistrello è un'informazione importante per gli infettivologi, ma anche per l'analista e chiunque abbia qualche interesse per la psiche e i suoi simboli, così importanti nella profonda attività in cui l'uomo passa gran parte del proprio tempo: il sonno e il sogno. Il pipistrello, frequente nei fregi della cattedrali medioevali, è una creatura alata come gli angeli, però le sue non sono luminose e fatte di piume, ma scure, e di membrane. Nei bestiari medioevali sono queste le ali che caratterizzano gli animali infernali: vampiri, draghi e in alcune saghe le sirene. Il matematico e filosofo francese Gaston Bachelard nota come il volo di queste ali rimane «un volo nero, basso, condannato a battere in continuazione le ali per non precipitare; che ignora il silenzioso riposo del volo piano». Per il poeta Victor Hugo, autore de I miserabili, il pipistrello è l'«essere maledetto che rappresenta l'ateismo». Il battere coatto delle sue ali accompagna la brama, la dipendenza dalle pulsioni che le creature incapaci di prendere distanza dal piano della terra devono assolutamente soddisfare, subito. Come capita alla maggior parte delle vittime del disturbo psichico: il dover soddisfare subito il desiderio ridotto a brama e coazione, senza poterlo vedere e riconoscere, per via della vista bassa da pipistrello semicieco, pilotato soprattutto dai suoi ormoni, e dal suo udito perfetto, elettronico, da 5G ante litteram. È sempre l'obbligo di soddisfare immediatamente la brama ad aver trasformato le dita e l'avambraccio del pipistrello nell'arto più lungo del corpo, facendone la caricatura enfatica della mano umana, che in lui però è capace solo di prendere ma non di fare.Per qualcuno che da molto tempo osserva la vita e la psiche delle persone e le loro sofferenze, queste osservazioni sul mondo del pipistrello, grande diffusore di malattia e morte degli ultimi decenni (ma era già visto come tale dalle narrazioni letterarie e religiose dei secoli andati) sono di straordinaria utilità e chiarezza. La maggior parte dei disturbi psichici è appunto un agitarsi nel buio, in un mondo senza luce, senza riuscire a prendere distanza dal piano materiale della terra e alzare lo sguardo verso il cielo: la direzione che ogni bimbo riconosce come proprio destino quando si alza sulle gambe e leva la testa verso l'alto. Poi, però può smarrirla, a volte per vicende personali, ma spesso anche per scelte collettive, storiche, nelle quali si trova coinvolto senza aver potuto fare altrimenti. Come i pipistrelli iperattivi del coronavirus che sbattono continuamente le ali nelle caverne cinesi descritte dal geografo David Quammen in Spillover.È l'aver barattato l'angelo e le sue ali luminose con il «topo volante» (come lo chiamano i tedeschi), aver liquidato millenni di civiltà con un modello di sviluppo materialista e semicieco di predatori e divoratori coatti ad aver trasformato l'Occidente nel terreno di conquista per i virus di tutto il mondo e nel teatro delle corrispondenti debolezze e malattie. Camminando per le strade della città svuotata dalla paura, salendo sui tram dei viaggiatori giustamente sospettosi, si capiscono meglio gli errori fatti: l'imprudenza, la dimenticanza della funzione dei confini, la mania di grandezza che ti rende facile preda del nemico invisibile (come il virus) e della sua particolare e profonda potenza. Riconoscerli è indispensabile per sopravvivere.