2020-02-21
Più facile intercettare, ma non i pedofili
Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede (Ansa)
Ok di Palazzo Madama alla nuova norma voluta da Alfonso Bonafede. Alla fine si allinea anche Italia viva, che vota con la maggioranza.Bocciata la proposta di poter captare le telefonate di chi detiene materiale pedopornografico. Il motivo? Lo voleva il Carroccio.Lo speciale contiene due articoli.Il Senato ha approvato il decreto legge sulle intercettazioni. Il decreto, sul quale il governo aveva posto la fiducia per evitare sorprese, era stato varato a fine dicembre dal ministro grillino della Giustizia, Alfonso Bonafede, e ieri ha incassato 156 sì e 118 no. Hanno votato a favore tutti i partiti di governo: il Movimento 5 stelle, il Partito democratico, Liberi e uguali, e anche la senatrice a vita Liliana Segre. Alla fine ha detto sì anche Italia viva, il partitino di Matteo Renzi, che pure negli ultimi giorni aveva manifestato dissenso. Ad accendere gli animi nella maggioranza, che da mesi si scontra sulla parallela riforma della prescrizione, era stata una proposta d'emendamento presentata in commissione Giustizia dal senatore di Leu, Pietro Grasso, che voleva rendere sempre utilizzabili le intercettazioni che scoprano casualmente un reato diverso da quello sul quale si sta indagando. Va ricordato che il codice vieta che si faccia uso indiscriminato delle intercettazioni al di fuori del procedimento in cui sono state disposte. Ma questa norma non lo ha mai impedito concretamente. Sul tema, lo scorso gennaio, si sono pronunciate le sezioni unite della Cassazione: hanno stabilito che, se un'intercettazione rivela un nuovo reato, non può essere usata per far partire una nuova inchiesta, a meno che il reato scoperto sia così grave da prevedere l'arresto in flagranza. È un limite corretto, che dovrebbe evitare le cosiddette «intercettazioni a strascico», cioè quelle impropriamente usate per colpire un indagato andando alla ricerca di reati dei quali s'ignora l'esistenza. Alla fine, con una norma ambigua e pericolosa, pochi giorni fa la commissione Giustizia ha invece stabilito sia possibile l'utilizzo di un'intercettazione che scopre nuovi reati, a patto che la registrazione sia «indispensabile e rilevante» ai fini giudiziari. Italia viva evidentemente s'è accontentata, e ieri ha votato sì. Ora il decreto Bonafede passa alla Camera: per convertirlo in legge, i deputati hanno tempo fino a sabato 29 febbraio. Forse per non doversi «inchiodare» esteticamente a un voto di fiducia al governo di cui da mesi gioca a fare la spina nel fianco, ieri Renzi non è entrato nell'emiciclo. In base ai tabulati di Palazzo Madama, il senatore di Scandicci risultava ufficialmente «in congedo», anche se qualche ora prima del voto aveva tenuto una conferenza stampa in una sala del Senato. Adesso, mentre il decreto legge sulle intercettazioni sta per essere trasmesso alla Camera, l'opposizione annuncia una battaglia ostruzionistica contro la norma, che modifica la riforma varata nel 2017 dal Guardasigilli dem Andrea Orlando, adeguandola alla logica e al campo d'applicazione della «Spazzacorrotti», la legge che incarna il giustizialismo grillino. Il centrodestra ne critica soprattutto un risvolto: il decreto introduce infatti la possibilità d'impiegare tecnologie particolarmente invasive (i virus informatici «trojan») non soltanto quando s'indaga sui più gravi crimini di mafia e di terrorismo, ma anche nei reati contro la Pubblica amministrazione puniti con pene sopra i cinque anni e commessi da pubblici ufficiali o da incaricati di pubblico servizio. Questo significa che, se il decreto sarà convertito in legge, gli inquirenti potranno utilizzare con maggiore libertà e per un numero molto più ampio di reati una tecnologia particolarmente invasiva, che è in grado di penetrare segretamente in tutti i cellulari, nei computer, nelle email. Diverrà possibile trasformare qualsiasi smartphone in una microspia perennemente accesa, ma si potrà anche utilizzare al rovescio la telecamera di ogni computer, scrutando negli uffici o nelle case.Il decreto Bonafede prevede un'altra novità tecnologica, perché intende cambiare anche le modalità di conservazione delle intercettazioni: l'archivio riservato presso l'ufficio del pubblico ministero viene sostituito da un nuovo archivio digitale, gestito e tenuto sotto la direzione e la sorveglianza del Procuratore della Repubblica. La riforma attribuisce poi al pubblico ministero il compito di selezionare le intercettazioni, decidendo quali siano utili per le indagini e quali debbano essere considerate irrilevanti. Nel testo si stabilisce, in particolare, che «il pubblico ministero dà indicazioni e vigila affinché nei verbali non siano riportate espressioni lesive della reputazione delle persone o quelle che riguardano dai personali definiti sensibili dalla legge, salvo che si tratti di intercettazioni rilevanti ai fini delle indagini». I difensori dell'indagato hanno diritto a partecipare a questo stralcio, e devono esserne avvisati almeno 24 ore prima. Ai difensori viene data la facoltà di esaminare gli atti e di ascoltare le registrazioni, ma anche di prendere cognizione dei flussi di comunicazioni informatiche o telematiche. Potranno quindi estrarre copia di quanto depositato ed eseguire anche una copia integrale delle registrazioni.La riforma Bonafede, infine, libera i giornalisti da ogni rischio (peraltro minimo già oggi): chi pubblica un'intercettazione non potrà essere incriminato per violazione di segreto d'ufficio. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-senato-dice-si-alle-intercettazioni-a-strascico-e-ai-trojan-per-tutti-2645207514.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="per-far-dispetto-alla-lega-tutelano-la-privacy-dei-pedofili" data-post-id="2645207514" data-published-at="1758062068" data-use-pagination="False"> Per far dispetto alla Lega tutelano la privacy dei pedofili Un'altra pagina di ordinaria follia è stata scritta l'altro ieri in commissione Giustizia del Senato, ove si discuteva la legge (approvata ieri in Aula) che regolamenta l'uso delle intercettazioni telefoniche. I senatori della Lega presenti in commissione, Simone Pillon, Erika Stefani, Emanuele Pellegrini e Francesco Uraro hanno presentato un emendamento in cui si chiede che si utilizzino le intercettazioni telefoniche anche per «chi si procura o detiene immagini realizzate sfruttando minori». In sostanza è stato chiesto di estendere l'uso delle intercettazioni anche alle indagini circa la detenzione di materiale pedopornografico, perché ad oggi è consentito il loro utilizzo solo per prostituzione minorile (art.266 bis) e per la diffusione di materiale pornografico (art.266 ter). Dunque, per la sola «detenzione» le intercettazioni non possono essere utilizzate. La senatrice Licia Ronzulli, presidente della Commissione, ha chiamato in audizione il sostituto Procuratore della Repubblica di Roma, Maria Monteleone, che ha dichiarato che «le intercettazioni telematiche sono uno strumento insostituibile per la lotta contro la pedopornografia». Si tratta dunque di dare agli inquirenti uno strumento in più, ed efficacissimo, per individuare e punire gli «orchi» che attentano ai nostri bambini. Fin qui, sembra tutto ragionevole, virtuoso e quasi scontato. Ma nel nostro Belpaese, il cui deficit più pesante appare ogni giorno di più non già nel Pil ma nel buon senso, accade l'incredibile: la maggioranza (Pd, M5s e Leu) - quelli dei diritti civili per tutti - votano contro e bocciano l'emendamento. La ragione? Va detto con chiarezza, solo una: è un emendamento targato Lega - quella dei discorsi d'odio - e dunque va respinto a prescindere. Una bella manifestazione di responsabilità di governo, non c'è che dire! Ma forse una ragione più profonda, di carattere culturale, c'è: quando si tratta di scegliere fra il bene comune - in questo caso la difesa ad oltranza dei nostri figli - e il diritto soggettivo di dilettarsi con qualsivoglia immagine - in questo caso la detenzione di immagini pedopornografiche - c'è chi sceglie quest'ultimo e si schiera convintamente a danno dei bimbi e delle povere famiglie da cui provengono. Solo la malafede, infatti, può non riconoscere che quelle immagini non si materializzano dal nulla, ma sono frutto del vergognoso squallido sfruttamento di poveri innocenti e detenerle significa incoraggiare sia i delinquenti che le realizzano e il loro turpe mercato, sia l'orrenda piaga dello sfruttamento sessuale dei bambini. E questo è roba da «città degli orchi» non da Paese civile. La lotta contro la famiglia prosegue, senza esclusione di colpi.