2020-07-25
Il ricorso al Fondo era già deciso. Ma ora Gualtieri scherza col fuoco
Secondo Il Sole 24 Ore l'Italia non ha un soldo in cassa, e il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri per questo ritiene urgente ricorrere ai fondi del Mes. Il titolare dei conti pubblici lo avrebbe comunicato mercoledì, prima che cominciasse il Consiglio dei ministri, guarda caso proprio quello che doveva prendere atto dello straordinario successo conseguito dal premier nella trattativa con la Ue. Ma come, si chiederanno i nostri lettori, sul Paese non è in arrivo una pioggia di miliardi?La risposta è sì ma, come spiegheremo, anche no. Cominciamo però con il dire che la fonte a cui il cronista del giornale di Confindustria si è abbeverato per riportare l'indiscrezione doveva essere ritenuta dal collega particolarmente affidabile, tanto da aver spinto la direzione del quotidiano non solo a riportare le parole allarmate del ministro tra virgolette, ma addirittura a metterle nel titolo: «Mes, Gualtieri: tensioni sui conti senza il Fondo».Gualtieri ci ha messo più di mezza giornata prima di smentire una notizia che potenzialmente poteva far ballare lo spread, perché lasciar correre la voce che il Paese è alla canna del gas e non ha le risorse neppure per pagare pensioni e stipendi non è certamente cosa che metta tranquilli i mercati e gli investitori. Tuttavia, quando il numero uno del dicastero di via XX settembre ha diramato una nota per smentire le parole a lui attribuite dal quotidiano salmonato, lo ha fatto con così poca convinzione che un sito come l'Huffington Post ha spiegato che la rettifica del Tesoro valeva quanto una conferma, perché oltre a essere tardiva era anche debole. Secondo la testata Web (che fa capo al gruppo Gedi, vale a dire Espresso-Repubblica), in effetti al ministero avrebbero lungamente dibattuto della situazione finanziaria del Paese, perché alzare a 25 miliardi la manovra metterebbe sotto forte stress le casse dello Stato e gli occhi sarebbero puntati sulle entrate fiscali del mese di luglio, quelle per cui si sono svuotate le tasche degli italiani. L'articolo del Sole 24 Ore e la conferma dell'Huffington Post ovviamente contengono notizie in grado di far drizzare i capelli di chiunque abbia qualche risparmio o anche solo un'attività imprenditoriale, e dopo aver letto immaginiamo che chiunque si chieda che cosa stia succedendo e se davvero la situazione sia così grave. Ma al tempo stesso pensiamo che ci si interroghi su come sia possibile passare in soli due giorni dall'estasi per aver spuntato 209 miliardi da Bruxelles al pessimismo più nero per non avere un euro.Vediamo dunque di chiarire le cose, cercando di farci largo fra la disinformatia con cui si sta cercando di nascondere la situazione agli italiani. Diciamo subito che sul «successo» europeo del presidente del Consiglio sono state diffuse molte balle, a cominciare dall'entità del finanziamento per finire alla effettiva disponibilità dei fondi. Come spiega Giuseppe Liturri nelle pagine interne, al momento i criteri di ripartizione dei 390 miliardi a fondo perduto non sono affatto chiari, dunque affermare che l'Italia ne porterà a casa 81 è semplicemente una pia aspirazione. I meccanismi degli stanziamenti sono più complicati di come li dipinga l'ufficio stampa di Palazzo Chigi e dunque quella somma potrebbe anche essere sensibilmente più bassa. Lo stesso dicasi per quanto riguarda i prestiti, che sempre secondo il Minculpop di Giuseppe Conte consentirebbero al nostro Paese di incassare 127 miliardi. La stima è basata sul presupposto che ben 10 Stati su 27 non ne facciano richiesta e che dunque gli altri 17 si dividano una torta da 360 miliardi, con l'Italia a fare la parte del leone. Ma a oggi nessuno sa che cosa accadrà, se cioè davvero a noi toccheranno 127 miliardi. Fino a qui siamo alle cifre. Per quanto riguarda poi l'erogazione dei fondi, l'orizzonte non è vicino, perché i primi soldi arriveranno, se va bene, a maggio dell'anno prossimo, ma il grosso del denaro sarà rinviato al 2022 e 2023. Insomma, la pioggia di quattrini è un evento futuro, ma nel frattempo che cosa si fa? Le piccole e medie imprese che boccheggiano e la cassa integrazione necessaria a evitare i licenziamenti come saranno finanziate? Il governo, invece di rivolgersi al mercato, chiedendo ai risparmiatori di sostenere la ripresa, ha scelto di scommettere le sue carte sull'Europa, convinto che quella fosse la strada più facile, ma ora la strada si sta rivelando in salita, perché la liquidità che servirebbe e dovrebbe essere immediata, è invece rinviata a data da destinarsi. A dire il vero, si sapeva da tempo che l'Europa non avrebbe staccato facilmente l'assegno, come era noto che non lo avrebbe fatto venendo incontro alle necessità italiane. Dunque, perché Conte e compagni hanno comunque deciso di percorrere quella strada, ignorando le altre? La risposta è facile e sta nei mille giochi realizzati alle spalle degli ignari italiani. Nonostante le dichiarazioni, il governo ha sempre avuto intenzione di richiedere i fondi del Mes. E nonostante il Parlamento lo avesse impegnato a non decidere senza un'autorizzazione di Camera e Senato, Palazzo Chigi e il ministero dell'Economia hanno proceduto per conto loro. Vi chiedete perché? La ragione sta nelle manovre europee, nelle partite di scambio, nelle relazioni che dicono una cosa ma impegnano a farne un'altra. Risultato, ora che si è chiusa la questione del Recovery fund è l'ora di chiudere anche quella del Mes e per forzare la mano a un Parlamento riottoso e, soprattutto, a un Movimento 5 stelle che non vuole sentire parlare del fondo Salvastati, si porta l'Italia in una situazione di criticità. Non ci sono soldi in cassa: bisogna prendere il denaro del Mes. Del resto, questo è ciò che vuole il Pd e, come è evidente dopo l'intervista del commissario Basettoni-Gentiloni, anche l'Europa. La Ue ci dà i soldi, ma alle sue condizioni. E Conte è pronto a prenderli adeguandosi alle imposizioni. Così come Gualtieri. Sì, i giochi sulla pelle degli italiani continuano. Anni fa con la nomina di Monti. Oggi con il sostegno all'ex avvocato del popolo divenuto difensore dell'ordine costituito. Una volta li avremmo chiamati poteri forti. Oggi sono i poteri di lor signori. Pronti perfino a spaventare il popolo.