2019-05-08
Il politicamente corretto è la truffa di chi comanda. È ora di ribellarsi
Il potere dominante e la sua ortodossia, veicolata da tv e giornali, offuscano la differenza tra il bene e il male, rovinando la morale e quindi l'economia. Per affrontare la crisi dell'Occidente bisogna infrangere questi tabù.Perché un libro sul politicamente corretto/scorretto in materia economico-morale? La ragione essenziale sta nel fatto che, poiché sono convinto che il comportamento economico sia conseguente alle convinzioni morali sul senso da dare all'economia e sull'utilizzo dello strumento economico stesso, è indispensabile affrontare prima il tema morale e riflettere un poco. Il pensiero politicamente corretto si limita troppo spesso a disprezzare e dileggiare le basi morali e a portare una infinità di tesi politicamente corrette a sostegno di una economia moralmente autonoma, di fatto nichilista, nei suoi valori fondanti esclusivamente sul supposto funzionamento di leggi economiche applicate secondo coscienza. Cercherò di mettere in discussione questo pensiero politicamente corretto, partendo dal presupposto che ogni visione o convincimento morale produce determinati risultati economici, così come ogni azione economica produce conseguenze di carattere morale. Ma cercherò di dimostrare che è bene conoscere proprio le cause morali di una crisi economica e non occuparsi solo delle sue conseguenze morali. Altrimenti si sbaglierà la diagnosi e conseguentemente la prognosi, peggiorando la situazione di crisi. Cercherò anche di spiegare che l'origine della miseria materiale, sociale, politica eccetera è sempre la miseria morale, perciò il volerlo ignorare, come fa il pensiero politicamente corretto, è pericoloso. Persino il maggior filosofo laicista contemporaneo (Paolo Flores d'Arcais) lo considera «l'oppio della sinistra». Vediamo di anticipare alcune ragioni che invitano a considerarlo pericoloso: 1 La prima ragione sta nel fatto che il politicamente corretto è, per definizione, una specie di «truffa» imposta dal potere dominante. Così il pensiero politicamente scorretto ha il diritto-dovere (la famosa «parresia») di contestarlo e provocarlo, proponendo una differente visione dei fatti. Ciò è necessario perché normalmente il pensiero corretto viene elaborato e poi imposto da circoli chiusi, che poi lo usano come strumento per imporre opinioni utili a detto potere dominante, impedendo il contraddittorio. Ma anche il pensiero politicamente scorretto può essere pericoloso quando non è veramente, moralmente e intelligentemente libero. Come scrisse qualcuno che non ricordo, il pensiero politicamente corretto è sintetizzabile in questa espressione: «Io ho la risposta, ora fate pure la domanda». 2 La seconda ragione è spiegata dal fatto che il politicamente corretto normalmente si fonda sull'obbligo di adeguarsi a valutazioni e giudizi voluti, pretesi, al di fuori dei quali si è esclusi dal dibattito, se non persino dileggiati. Ciò avviene perché l'uomo, grazie ai modelli educativi degli ultimi 50 anni, che lo hanno privato di capacità di voler capire il perché delle azioni, fatica a pensare razionalmente e soggettivamente e ha paura di non saper sostenere intuiti, magari difficili da razionalizzare. Stimolare pertanto il politicamente scorretto è provocazione alla ricerca libera della verità. 3 La terza ragione sta nel pericolo della eccessiva ortodossia di pensiero. Pertanto quello politicamente scorretto è oggi più che mai necessario, visto che l'illecito sta diventando sempre più lecito, soprattutto nelle valutazioni di ordine morale. Probabilmente sono anche complici i giornali, le tv, cioè i media e la cinematografica, che impongono con notizie non spiegate e film vari, menzogne storiche, sociali, scientifiche. Si pensi alla suggestione dei film catastrofici ambientalisti, oppure alla imposizione di una società multiculturale come obiettivo auspicabile per il progresso. Oggi c'è confusione tra cosa è bene e male perché c'è un pensiero politicamente corretto molto potente, persino tollerato dall'autorità morale, che confonde cause ed effetti. Ciò giustifica il sospetto che il politicamente corretto celi un programma politico di un certo potere pericoloso e il fatto che l'autorità morale lo stia talvolta supportando e utilizzando, preoccupa molto. Basti pensare che le preoccupazioni dell'autorità morale oggi sembrano essere prevalentemente la povertà, l'immigrazione e l'ambiente, di cui essa sembra voler ignorare le cause vere mentre sembra occuparsi solo delle conseguenze, rivoluzionando in tal modo la stessa morale e la stessa verità. Giustamente Natalia Ginzburg (esponente del pensiero politicamente scorretto) scrisse che le connotazioni quali «non vedente» o «operatore ecologico», al posto di «cieco» e «spazzino», non hanno portato a rispettare di più i soggetti o ad aiutarli meglio, hanno solo inventato una falsa e ipocrita solidarietà nei termini, artificiale e scorretta. Pardon, corretta, ma solo politicamente appunto. Lo stesso vale per i poveri, gli immigrati, i diversi in genere. La domanda che ci siamo posti è: che significa fare realmente il loro bene? La risposta potrebbe essere nella spiegazione politicamente scorretta su cui proporrò di riflettere. Ho detto «potrebbe essere» perché, oltre a formulare questa proposta, si dovrebbe poterla realizzare, e qui ci si scontra con il famoso potere dominante che spiega (in modo politicamente corretto) che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, quando io, al contrario, proporrei di credere, in modo politicamente scorretto, che tra il dire e il mare, c'è di mezzo «il fare». E forse questo libretto è un invito al tentativo eroico di «fare».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)