Di ogni fenomeno, soprattutto se importante per il mondo, si dovrebbero cercare le cause prima di pensare di risolverlo negli effetti. Mai visto farlo negli ultimi decenni! Per questo ho scritto questo articolo. Certo, le cause difficilmente possono essere condivise (per ragioni ideologiche, per ignoranza, spesso per disonestà intellettuale…): persino nel cosiddetto «mondo cattolico» non c’è più consenso sulla Verità e sulla libertà personale. Il limite lo vediamo dalla prassi che ormai prescinde dalla dottrina, o forse persino ispira la dottrina. Ma per non annoiare il lettore vorrei limitarmi a questioni logiche in politica.
Se oggi il mondo Usa ha il presidente Trump è perché i suoi predecessori hanno creato le condizioni per una soluzione «trumpiana». Fossimo nel 1969, avrei potuto dire: se oggi il mondo ha il presidente Nixon è perché prima ha avuto altri presidenti post bellici e ancora un po’ bellicosi, da Truman ad Eisenhower fino a Kennedy e Johnson. E Nixon ha dovuto fare la distensione con Urss e Cina e porre fine alla guerra in Vietnam. Gli Usa hanno determinato le sorti del mondo nell’ultimo secolo, ma in modo molto diverso.
Da fine Ottocento-inizio Novecento si sono occupati solo di potenziare la propria economia, tramite isolazionismo, fino alla Prima guerra mondiale. Poi, per la paura presa grazie alla crescita dello strapotere in Europa del Reich del Kaiser Guglielmo II, gli Usa decidono con una scusa l’intervento bellico a fianco dell’Intesa. Finita la guerra, per l’eccessivo ottimismo economico finanziario creano la prima Crisi finanziaria del ‘29 , risolta keynesianamente da Roosevelt. Ma questa crisi impatta tutta l’Europa indebitata con gli Usa e concorre a far nascere il nazismo in Germania. Però, sorpresa!, anche a far nascere l’ambizione del Giappone di fare un suo Nuovo Ordine in Asia, tale da insidiare persino gli Usa dal Messico. Così gli Usa entrano ancora in guerra (il secondo conflitto mondiale). La vincono, ma subito dopo litigano con la Russia per la spartizione dell’Europa iniziando così ben 47 anni di Guerra fredda, piuttosto costosa… Quando la Russia comunista cede le armi al capitalismo americano, inizia la globalizzazione made in Usa, ispirata molto probabilmente da Kissinger, con un modello che fu chiamato Nuovo ordine mondiale, fatto di scelte strategiche e prospettive piuttosto discutibili, persino utopistiche se mi è concesso dirlo. L’unico successo avuto è stato il crollo della natalità in Occidente, origine di tutti i nostri mali… ovviamente disconosciuto e negato o confuso.
Essendo utopistica, questa, globalizzazione non poteva altro che fallire… Ma nessuno volle riconoscerlo, così ostinatamente venne «resettata» infinite volte per altri dieci anni, generando una deregulation geopolitica e un potere economico e politico enorme in altri paesi e persino in altre religioni… certo una deregulation anche di valori morali. Ma invece di cercare le cause dei problemi e cercar di risolverle, che si fa? Si cambia nome al «problema». Prima si cambia nome al capitalismo, definendolo «sostenibile» e «inclusivo». Poi si cambia nome alle norme morali, trasformandole in inclusive e sostenibili anch’esse. Ecco, invece di rendere felici gli esclusi e chi non aveva capito l’espressione «sostenibile», in brevissimo tempo si scopre che ci sono più di due terzi del mondo (come popolazione e come potere economico) che se ne infischiano del cambio di definizioni e pretendono che le proprie aspettative siano soddisfatte. In pratica, la gestione del nuovo ordine mondiale deve fare patti ed alleanze con chi fino a ieri non era degnato di adeguata attenzione.
Come in materia morale, se la dottrina è debole è la prassi a fare la dottrina. E anche in materia politico-economica si può dire che è il mercato (la competitività) che fa la dottrina economica… scoprendo che il mercato che funziona meglio è quando è più debole la democrazia. Forse oggi dovremmo riflettere bene sul perché gli stessi «deep-state» che lo avevano fatto cadere hanno rivoluto Trump al governo: forse oggi dovremmo riflettere meglio sul crollo delle leadership occidentali e sulle prospettive di attesa di una nuova forma di civiltà. I Paesi europei, poi, dovrebbero tornare a pensare concretamente alla propria specifica condizione, alla realtà di questa condizione e non alle utopie e ai condizionamenti. Forse i Paesi europei dovrebbero ristudiare e capire come, quando e da chi sia stato deciso di fare questa Europa (non l’Europa). Magari andando a ristudiarsi ragioni e conseguenze del Trattato di Nizza, che ha preteso Bruxelles come interlocutore forte, e che ora spera di riuscire a cancellare la unanimità e andare a maggioranza qualificata. Si vede che gli «dei» che decidono dall’Olimpo di Bruxelles come debbano essere i tappi delle bottiglie di plastica non sono mai andati personalmente alle riunioni condominiali.
Io però sono più preoccupato delle cause che non degli effetti. Le cause inesplorate risiedono nei perché senza risposta: perché Trump? Perché Bruxelles (non parlo di Europa)? Perché una grande Autorità morale si dimette? Sono preoccupato perché ho visto, e vedo, cancellare e trasformare i valori che sono all’origine di ogni fenomeno, i valori (negati) che hanno fatto la civiltà: per intenderci, quelli che non dovrebbero essere negoziabili. Socrate non si limitò a dire «conosci te stesso», ma anche «una vita senza ricerca (delle cause) non è degna di essere vissuta». L’attuale nostra civiltà, che mi pare in stato avanzato di Alzheimer e con un senso morale in metastasi, continua a occuparsi di effetti ignorando le cause. Anzi, negandole. Fin quando non saprà domandarsi, dando una risposta, quali cause abbiano determinato questa misteriosa confusione di valori, questi comportamenti incomprensibili di chi ha potere, non risolverà mai nulla, temo.
I cattolici baby neoconvertiti son considerati pericolosi? Sono essi il grande pericolo dell’Occidente? Perché? Leggo continuamente e con attenzione dei timori sui rischi che potrebbero incombere sul mondo intero grazie alla presenza nella nuova amministrazione Usa di cattolici neoconvertiti, come il vicepresidente Vance. Qualcuno teme si ritorni all’Impero che protegge la Religio per farne «instrumentum regni»? Ma andiamo… Con Papa Leone XIV?
Scriveva Sant’Agostino ( Le Veglie, decimaterza notte -«I diritti della Umanità»): «L’uomo pretende giustificare gli odi suoi cogli altrui torti, come se fosse bastevole difesa de’ nostri falli l’esempio altrui, e l’altrui colpa ci rendesse lecito il peccare. Ah, la stoltezza sempre al vizio è compagna…». Perché ne parlo sulla Verità? Perché forse mai come oggi nel mondo cattolico c’è una certa incomprensibile resistenza a non rinunciare alle concessioni morali passate. Perché fuori dal mondo cattolico si sviluppa un appoggio e difesa piuttosto alto a questa resistenza, vedendo nei neo convertiti e nel loro entusiasmo un pericolo per l’umanità. Con pretesa persino di insegnare a papa Prevost (agostiniano) cosa deve pensare, giudicare, apprezzare o disprezzare, correggere. In pratica cercando di appropriarsi ancora una volta di cosa è lo spirito evangelico, dimenticando o neppure conoscendo, quanto questo abbia influito sulla civiltà occidentale.
Il ritorno dei «laici» nella Chiesa, preoccupa solo perché sono laici non adulti e non controllati? Molti pensavano che il tempo dei laici nella Chiesa fosse «scaduto» , vedendo pertanto con preoccupazione l’emergere ovunque (non solo in Usa…) dei baby catholics, cattolici bambini, neoconvertiti, pertanto considerabili «ignoranti», che si permettono di fare i cattolici senza essere «educati ad esserlo»...
Ciò mi sovviene la Parabola dei «lavoratori nella Vigna del Signore» dove i critici ignorano che la Vigna del Signore è quella dove sono piantati i valori cristiani. Se fossero valori politici appassirebbero subito. Non c’è bisogno di richiamare il Pontefice per ricordarlo.
Il grande cardinale Caffarra, nel 2013, scrisse che piuttosto che di «cattolici adulti» ,il mondo ha bisogno di «cattolici bambini», candidi come colombe e astuti come serpenti per poter sopravvivere fra tanti, troppi, cattolici adulti e tanti intellettuali che vorrebbero insegnare al Papa perché dovrebbe correggere o biasimare i cattolici bambini…
Io credo che questa possa essere la seconda ora dei laici, magari anche veri neoconvertiti. Ciò perché taluni influenti teologi hanno da tempo negato la Metafisica, perché fondata su idee astratte lontane dalla realtà. Invitando i cattolici a occuparsi di sociale.
Invece è il vero laico cattolico, oggi, quello che probabilmente conosce meglio, capisce e vive la vera realtà e le sue «cause» ,non confondendole con gli «effetti», come purtroppo è accaduto negli ultimi tempi. Il laico ben formato e consapevole è anche più libero, meno influenzabile da obbedienze imposte, perché cerca di vivere la «santità laicale» con responsabilità personale . In più conosce le vere tentazioni di questo mondo, ha imparato a viverle, non ad «assolverle». Come insegnava Sant’Agostino.
Parlerò, in modo un po’ «accattivante», di tre argomenti, fin troppo maltrattati, ma cruciali per noi oggi e perfettamente correlati fra loro: vita e natalità, consumismo, ambientalismo.
Nell’Antico Testamento, nel Libro di Giobbe (7,1) è scritto: «La vita dell’uomo sulla terra è una milizia». L’uomo cioè deve apprendere l’arte della guerra, secondo la sua epoca, deve apprendere a difendersi non solo da minacce, ma anche da inganni. Solo così può restare libero e responsabile. Oggi ci sono rischi di dittature culturali, anche autoritarie, che riguardano il valore della vita umana, lasciando ben intendere che è necessaria la riduzione del numero della popolazione, con la scusa della difesa ideologica dell’ambiente. Questa cosiddetta «dittatura» incombe sulla nostra civiltà imponendo «leggi universali», che è necessario capire se si vuole restare liberi di decidere. Sarò necessariamente un po’ «satirico» stavolta, riferendomi con un minimo di ironia a varie «leggi», da me inventate e così battezzate, per incuriosire il lettore. Per esempio la «legge di Margherita», quella di Sant’Agostino, quella di Innocenzo III, ed infine la legge di Ratzinger e quella di Donald Trump.
La «legge di Margherita» («Come osate? Non sprecate le “nostre” risorse…!» ) si può sospettare che, più che di una legge a difesa dell’ambiente, sia una inconsulta legge antinatalità, visto che necessariamente consegue che considera il prossimo, cioè la creatura umana, un cancro della natura, da estinguere al più presto. Non credo sia necessario saper usare la logica aristotelica per intendere che riducendo le nascite (nell’Occidente ricco e dotto, ma ad economia matura ), si riduce la crescita economica, da compensare con esponenziale consumismo individuale, che genera più uso di risorse e più inquinamento. Non è vero che la scelta per la denatalità (nel mondo occidentale ) è legata a scarsi redditi o scarse risorse economiche, bensì proprio il contrario. La denatalità rende poveri, deboli, vulnerabili, crea rischi imprevedibili nel mondo globale e provoca paradossalmente consumismo... ma a debito.
Parallelamente alla legge di Margherita, la mia fantasia ha inventato la legge di papa Innocenzo III, difensore della vita e della terra (insieme). Papa Innocenzo III è quello che ingaggiò (XIII secolo) la lotta al «catarismo». La cosiddetta eresia catara pretendeva, in sintesi estrema, di ridurre la popolazione, rifiutando i bisogni del corpo per liberare lo spirito dalla materia. Ma non per salvare la terra, perché opera del male, creata da un Demiurgo che non era Dio, bensì per tutelare lo spirito. Interessante no? I catari rifiutavano la vita e la terra per tutelare lo spirito, gli «ambientalisti ideologici» rifiutano la vita e lo spirito per tutelare la terra.
La legge di Sant’Agostino e dell’illuminista Denis Diderot (un santo e un saggio laico) permette una sintesi sul valore morale del consumismo, trattato nelle due leggi precedenti. Il santo (Agostino) dice che si vede ciò che i ricchi hanno, ma non si vede ciò di cui mancano… Il saggio illuminista (Diderot) lo conferma con la sua famosa sentenza chiamata «l’effetto Diderot» (nel saggio Rimpianti per la mia vecchia vestaglia). Scrive Diderot che il consumismo nasce dalla insoddisfazione di ciò che si possiede di materiale e dal compulsivo desiderio di sostituirlo acquistando cose diverse, per colmare il senso di vuoto proprio prodotto dal consumismo. Diderot, nel saggio citato, fa l’esempio della sua schiavitù verso una nuova vestaglia rossa che gli impose di cambiare tutto l’arredamento che non si intonava al rosso. Scoprendo più tardi che, prima era padrone lui della vecchia vestaglia, dopo era diventato schiavo della nuova.
Così anche il grande intellettuale francese, amico personale di papa Paolo VI, Jean Guitton, scrisse che ciò che manca realmente all’uomo non è quello che non ha e vorrebbe avere, perché l’uomo possiede realmente solo ciò di cui può fare a meno, altrimenti sono le cose di cui non si può fare a meno che lo possiedono. Ma persino un filosofo ambientalista come H. Thoreau scrisse che un uomo è ricco in funzione delle cose di cui può fare a meno… Sul consumismo illustri intellettuali laici e cattolici si trovano d’accordo. Forse perché saggezza cristiana e laica talvolta coincidono, anche se ispirate a valori diversi? Perché allora il consumismo resta controverso e avversato fattore imprescindibile per la crescita economica che apparentemente nessuno apprezza, soprattutto se genera «crisi»? Forse perché il dissidio sta in come risolvere detta crisi? Per governare una situazione di crisi ci son state recentemente fornite due spiegazioni.
La prima (la battezzerò la legge di Ratzinger) ci viene da papa Benedetto XVI, che nell’enciclica Caritas in Veritate spiega che per risolvere una grande crisi non sono gli strumenti (per es. la forma di capitalismo) che vanno cambiati, ma il cuore dell’uomo, ed è compito della Chiesa riuscirci, non di un cardiochirurgo.
La seconda, su cui riflettere, (la battezzerò legge di Donald) mi viene ispirata dal presidente Trump che per risolvere la grande crisi di leadership degli Usa sta cercando di cambiare l’uso degli strumenti, ma anche il cuore dell’uomo. Per cambiare l’uso degli strumenti sta cambiando la governance del Paese, ridimensionando i ben otto deep state che controllano gli Usa ed influenzano il suo governo rendendolo spesso ingovernabile. Per cambiare il cuore degli americani ha scelto come vicepresidente J.D. Vance, cattolico, che sta riscoprendo e proponendo i veri valori necessari a rafforzare lo spirito di una grande nazione, oggi. Oggi, come ho scritto all’inizio di questo articolo, è il momento di imparare a difendersi da minacce e inganni e saper rifiutare quelle dittature culturali che direttamente e indirettamente mettono a rischio il valore della vita umana riducendola a considerarsi un bacillo sfuggito alla evoluzione, cancro della natura e pertanto da estinguere al più presto. Ma si deve cercare di cambiare la governance anche per riuscire a poter cambiare il cuore dell’uomo.
Quello che accadrà negli Usa lo vedremo nei fatti, in funzione del valore dato alla vita umana anzitutto. E comprenderemo subito se la crisi verrà realmente risolta e torneremo «a riveder le stelle» o no. (Dante, ultimo verso dell’Inferno XXXIV, 139)





