
Il Quirinale valuta l'ipotesi di un nuovo incarico all'inquilino di Palazzo Chigi. In alternativa Roberto Fico, Maria Elisabetta Alberti Casellati e altri nomi.Se un governo potesse dotarsi di uno sponsor per l'eventuale governicchio «di garanzia elettorale», si potrebbe pensare alla Brembo, la nota fabbrica di impianti frenanti. L'obiettivo di questo esecutivo semitecnico sarebbe infatti solo uno, tutt'altro che glorioso: perdere tempo, buttare la palla in tribuna, come i terzinacci del calcio antico. L'ipotesi di partenza, gradita al Quirinale, è nota: non dovrebbe essere l'attuale governo, una volta sfiduciato, a condurci al voto, perché non sarebbe prudente la permanenza al Viminale (ministero responsabile delle operazioni di voto, conteggi inclusi) di Matteo Salvini, principale contendente per la guida del Paese. Su questo assunto - a nostro modesto avviso, discutibile - si basa la ricerca di un nuovo governo, che in teoria avrebbe solo il compito di traghettare tutti alle urne. Ma chi potrebbe guidarlo? Ecco sette ipotesi.Il primo nome sul taccuino del Colle resta quello di Giuseppe Conte, l'uomo che prometteva di non voler vivacchiare, ma ora sembra incollato alla sedia, e bramoso di vendette verso Salvini. Secondo il noto aforisma di Ennio Flaiano, l'insuccesso sembra aver dato alla testa a Conte, che punta - in alternativa - alla guida dei 5 stelle o a una sua lista alleata al M5s. A maggior ragione, l'avvocato del popolo, in questo caso avvocato di sé stesso, farà carte false per cercare di rimanere in pista. La seconda e la terza ipotesi sono le più classicamente istituzionali, e cioè i presidenti del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, e della Camera, Roberto Fico. Va detto che, tra le due, la soluzione Fico è la più pericolosa: l'uomo è in cerca di protagonismo politico, e di tutta evidenza - tra immigrazione e giustizialismo - sfrutterebbe ogni occasione per comizi e piazzate. La quarta ipotesi, spettrale, ha il volto scavato di Carlo Cottarelli. Il professore, dopo un anno di «umanizzazione» (a spese dei contribuenti Rai) sulla poltroncina di Fabio Fazio, si è convinto di essere un grande comunicatore. Ora gigioneggia su Twitter (la scorsa settimana rimpiangeva la Milano Marittima pre Salvini), e in più si ritiene in credito verso Sergio Mattarella, che dopo il 4 marzo gli giocò uno scherzetto da prete, designandolo per un giorno, giusto il tempo di far maturare un'altra soluzione. Il prof riprese mestamente il suo trolley, ma ora sarebbe pronto a scendere in campo. In un suo editoriale di ieri sulla Stampa, già anticipava il suo disco per l'estate: niente deficit, e il consueto mix di poetica del baratro e mistica dello spread. La quinta soluzione (una specie di Cottarelli plus) corrisponde al nome di Ignazio Visco, attuale governatore di Bankitalia. Si tratterebbe di una drammatizzazione ulteriore, da parte del Quirinale. Un segnale che, più che rassicurare i mercati, potrebbe finire per allarmarli. La sesta ha un volto femminile, quello di Marta Cartabia, prima vicepresidente donna della Corte Costituzionale. Nominata alla Consulta da Giorgio Napolitano, allieva di Valerio Onida, corrisponderebbe a un identikit da sempre gradito ai «competenti» e al «partito di Repubblica»: un po' di retorica sulle donne, aura di rigore, ed evidente approvazione a sinistra e tra i grillini. La settima ipotesi già impazza in una pagina Facebook appositamente dedicata (si chiama «l'ipotesi Amato», con esplicito riferimento all'inossidabile Giuliano Amato). La presentazione è irresistibile per ironia e tragico realismo: «Ogni volta che c'è una carica istituzionale vacante spunta l'ipotesi Amato. Dal 1992». Sorrisi a parte, resta un punto politico di fondo, tutt'altro che da sottovalutare in una fase in cui la disperazione politica di tre quarti degli attuali parlamentari potrebbe indurli a qualunque scelta, anche alla più impresentabile, pur di allungare il brodo. In troppi fanno finta di credere che il governo guidato da una delle figure citate sarebbe certamente sfiduciato, e quindi rimarrebbe in carica per il disbrigo degli affari correnti. Ma la triste realtà è che una maggioranza rabberciata, pur di praticare la respirazione bocca a bocca alla legislatura, potrebbe invece garantire la fiducia a questo governicchio. E a quel punto diventerebbe complicato sciogliere le Camere. Una ragione di più - a nostro avviso - per evitare il trappolone e lasciare che sia l'attuale governo, pur sfiduciato, a rimanere in carica fino al voto.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.