2021-01-13
Il nuovo «piano pandemico» smaschera le bugie raccontate da Speranza
Un progetto anti influenza adeguato avrebbe evitato migliaia di morti. Il ministro disse che contro il Covid non serviva. Ma un documento del ministero lo smentisceTra le mosse indicate dagli esperti ministeriali per affrontare le emergenze c'è la «lotta alle fake news» E compare la specifica pro migranti: «Bisogna prevenire la creazione di stereotipi su razze e gruppi sociali»Lo speciale contiene due articoliAll'inizio di dicembre, Roberto Speranza ha concesso un'intervista a Porta a porta accettando - per la prima e unica volta - di parlare dell'ormai famigerato piano pandemico, cioè il documento che avrebbe dovuto guidare la risposta italiana al Covid. Come noto, l'Italia non aveva un piano aggiornato: l'unico di cui eravamo in possesso era fermo al 2006 e, in ogni caso, non è mai stato utilizzato perché - come ha confessato a questo giornale un dirigente del ministero della Salute - «nessuno ci ha pensato». Sull'argomento, in tv, Speranza si è mostrato piuttosto sicuro. Con il sorriso stampato sulle labbra ha sostenuto una tesi un po' strampalata: a suo dire, il piano pandemico non c'entrava nulla con il Covid. Anche se il documento fosse stato aggiornato, ha detto il ministro, non ci sarebbe servito a nulla. Nelle scorse settimane, numerosi e autorevoli esperti hanno provveduto a spiegare che, al contrario, avere un piano aggiornato e applicarlo avrebbe consentito di evitare migliaia di morti, 10.000 o forse più. E già questo basterebbe per consigliare al ministro di dimettersi. Ma ora c'è un elemento in più. Da un paio di giorni, infatti, ha cominciato a circolare un nuovo testo intitolato Piano strategico-operativo nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale (PanFlu) 2021-2023 che porta l'intestazione della Direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute. Già ieri ne abbiamo dato conto, ma occorre aggiungere qualche riflessione non secondaria. 1 Questo nuovo «piano» in realtà non è un piano. Intanto è una bozza che necessita ancora di essere approvata e di passare al vaglio delle Regioni. Ciò significa che, prima dell'approvazione, passeranno ancora diversi mesi. Contando che ci è stato detto da Ue e Oms di aggiornare il piano pandemico nel 2009, nel 2013 e nel 2017, capite che il ritardo è enorme. 2 Alla nuova bozza mancano diversi aspetti che potremmo definire operativi. Un piano, infatti, per essere efficace deve fornire indicazioni precise ed essere testato tramite simulazioni. Questo testo, invece, contiene molto spesso indicazioni generiche difficili da tradurre in pratica. 3 In ogni caso, il nodo centrale è il seguente: se il piano pandemico non c'entra nulla con il Covid, come disse Speranza, per quale motivo ci viene presentato un nuovo piano proprio adesso? Se davvero questa roba è inutile come mai - dopo settimane di polemiche a livello internazionale magicamente appare la nuova bozza di un testo fermo da anni (l'ultima versione è stata prodotta, e poi dimenticata, nell'aprile 2019)? 4 Risulta evidente, scorrendo il nuovo «piano», il tentativo del ministero e dei vari tecnici di salvare la faccia. A pagina 9, ad esempio, è scritto (scusa non richiesta) che il Covid «è un virus completamente diverso da quello dell'influenza anche se il suo comportamento in termini di dinamica epidemica, potenzialità pandemiche, e conseguenze cliniche nei casi gravi ricorda quello delle influenze pandemiche». Ottimo. Ma, di nuovo, se un piano pandemico anti influenzale non serve contro il Covid, per quale motivo la nuova bozza (dedicata alla «preparazione e risposta a una pandemia influenzale») si occupa del Covid? È curioso, non trovate? 5 Dopo che a pagina 9 ci viene detto che Covid e influenza sono due cose diverse (tesi di Speranza), a pagina 10 il discorso cambia. Troviamo infatti questa frase: «Rimane la consapevolezza che molte delle misure prevedibili in una pianificazione pandemica influenzale sarebbero incluse in una più ampia pianificazione per un patogeno X simile a Sars-CoV-2 per cui è sicuramente necessaria, al termine della pandemia in corso, una programmazione in base anche a documenti di indirizzo internazionali che saranno resi disponibili nei prossimi mesi e che tenga conto di quanto già programmato reattivamente». Capito? Covid e influenza sono diversi, ma le misure utili contro l'influenza servono anche contro le pandemie simili al Covid. Dunque, per l'ennesima volta, le bugie del ministro vengono al pettine, e a farle crollare sono proprio i tecnici del ministero. 6 Ultima riflessione. Questo nuovo «piano» è stato elaborato tenendo conto delle indicazioni dell'Oms relative ad altre, precedenti pandemie (ulteriore smentita). Ma, si dice, è stato scritto anche tenendo conto della risposta italiana al Covid. Ecco: quali studi esistono riguardo a tale risposta? Che ci risulti, uno soltanto: il documento dell'Oms curato da Francesco Zambon e poi subito ritirato. Ma se è stato ritirato, come ha fatto il ministero a tenerne conto? E se non ha tenuto conto di quello, su che diamine ha basato le nuove valutazioni? Prima o poi qualcuno dovrebbe degnarsi di spiegarlo. Nel frattempo, a epidemia ancora in corso, un piano vero ancora non c'è. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-nuovo-piano-pandemico-smaschera-le-bugie-raccontate-da-speranza-2649917749.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="vogliono-combattere-i-nuovi-virus-con-una-cura-chiamata-censura" data-post-id="2649917749" data-published-at="1610485832" data-use-pagination="False"> Vogliono combattere i nuovi virus con una cura chiamata censura Tutti i documenti che si occupano di contrasto alle pandemie prodotti negli ultimi anni dalle istituzioni internazionali (Oms e Ue) dedicano grande spazio all'informazione. Spiegano, ad esempio, che i governi, in caso di emergenza, devono garantire massima trasparenza, parlare con le «comunità locali», spiegare per filo e per segno tutte le misure che vengono prese, senza calarle dall'alto come invece è stato fatto in Italia in questi mesi. Si deve, insomma, preparare un piano di comunicazione, individuare dei portavoce con responsabilità precise e rendere conto alla popolazione di come si agisce. Dalle nostre parti, evidentemente, nulla di tutto questo è stato fatto finora. Adesso, però, il ministero della Salute ha finalmente approntato una nuova bozza di piano pandemico che recepisce vari documenti internazionali, alcuni dei quali trattano anche il tema dell'informazione. Verrebbe da pensare che, nel nuovo documento, sia stato tenuto adeguatamente conto della questione comunicativa. Solo che, scorrendo il testo, ci si accorge che le indicazioni dell'Oms sono state recepite in un modo un po' particolare. A pagina 81, per esempio, si esamina il comportamento da tenere nella «fase di allerta» della pandemia e si spiega che bisogna «costruire un rapporto di fiducia attraverso interventi comunicativi trasparenti e tempestivi, espliciti rispetto a quanto è noto e quanto incerto, e di facile comprensibilità per tutta la popolazione». Basta leggere queste righe per rendersi conto che, se regole simili fossero state applicate all'inizio dell'emergenza Covid, forse gli italiani non sarebbero stati abbandonati al caos. Ma il punto nodale è che queste belle parole sulla trasparenza non solo sono state disattese da febbraio 2020 a oggi, ma vengono disattese anche all'interno del nuovo piano. A pagina 80 del documento, infatti, troviamo una indicazione inquietante riguardo la «comunicazione del rischio». C'è scritto, infatti, che bisogna «monitorare e contenere la divulgazione di disinformazione, fake news, e fughe di notizie che possono portare alla diffusione di comportamenti scorretti, nonché all'emergenza di atteggiamenti e comportamenti discriminatori e di stigma sociale». Ah, le onnipresenti fake news, che bello ritrovarle. Solo una domanda: chi decide che cosa siano la disinformazione e le fake news? L'attuale maggioranza di governo ha trattato come pericolosi negazionisti tutti coloro che, nei mesi passati, hanno osato avanzare critiche (anche molto sensate) o chiedere lumi su scelte apparentemente assurde. Dev'essere gente così a stabilire che cosa si può dire e che cosa no durante un'epidemia? Esempio concreto. Mettiamo che uno, lo scorso marzo, avesse detto: «Le mascherine servono a tutti, non solo ai medici, ma il governo dice il contrario solo perché le mascherine non le ha e non sa dove trovarle». Un'affermazione del genere, benché polemica, sarebbe stata vera. Però la versione ufficiale dell'esecutivo era diversa. Bene, in un caso simile, come avrebbe agito un comitato anti fake news? Avrebbe censurato chi diceva il vero? Il dubbio rimane. L'incertezza aumenta a dismisura se ci si concentra sul passaggio del nuovo piano in cui si dice che bisogna combattere «l'emergenza di atteggiamenti e comportamenti discriminatori e di stigma sociale». Quali sono questi comportamenti discriminatori e come li si osteggia? La risposta la troviamo a pagina 82 del testo, dove si legge che, in caso di pandemia, bisogna «attivare un monitorare (sic) dei casi di divulgazione di notizie false, confondenti, non verificate e fake news e garantire immediata risposta per prevenire la creazione di stereotipi sulle persone malate, i loro familiari, o su razze e gruppi sociali particolari che possono portare ad adottare comportamenti discriminatori e di stigma sociale». Chiaro? Bisogna impedire la discriminazione di «razze e gruppi sociali». Tradotto, vuol dire che se un giornalista scrive che i migranti nei centri di accoglienza prendono il virus, bisogna zittirlo, perché - anche se afferma il vero - sta creando uno «stigma sociale». Pensate che stiamo esagerando? Vi basti sapere che lo stesso concetto è stato ribadito di recente dall'associazione Carta di Roma, nelle dichiarazioni dell'Unar (l'ente anti razzismo della presidenza del Consiglio) e in vari altri documenti. Ci dicevano che «il vero virus era il razzismo», ora ci consegnano un piano che si preoccupa di non «discriminare» le minoranze. A quanto pare, pensano che le malattie si curino con la censura.
Jose Mourinho (Getty Images)