2024-11-03
Il lavoro crolla e i dem puntano sulle bufale
I dati sull’occupazione dell’amministrazione Biden sono allarmanti: a ottobre, creati soltanto 12.000 posti. Per distrarre gli elettori, da sinistra rilanciano la fake news su Donald aspirante fucilatore di Liz Cheney: in realtà era una critica ai guerrafondai da divano.Brutte notizie per Kamala Harris. Oltre agli insulti di Joe Biden diretti ai sostenitori di Donald Trump, la candidata dem rischia di finire danneggiata anche dai nuovi dati sull’occupazione americana: secondo il Bureau of Labor Statistics, a ottobre, sono stati creati soltanto 12.000 posti di lavoro. Una cifra ben al di sotto dei circa 100.000 attesi. Si tratta di una tegola rilevante per la Harris, visto soprattutto il suo storico ed esplicito sostegno alla Bidenomics. Non a caso, la campagna di Trump è andata subito all’attacco su questo fronte. «Un nuovissimo rapporto sui posti di lavoro dimostra in modo decisivo che Kamala Harris e il disonesto Joe hanno fatto precipitare la nostra economia», ha dichiarato il tycoon, parlando in Michigan.A onore del vero, va detto che questi dati pessimi sono stati causati (anche) dagli uragani che hanno recentemente funestato gli Stati Uniti, oltre che dallo sciopero che ha colpito Boeing. Tuttavia, durante il dibattito televisivo del 10 settembre su Abc News, la Harris non esitò ad accusare Trump di «aver lasciato la peggiore disoccupazione dalla Grande Depressione», omettendo però di ricordare che il crollo dell’occupazione verificatosi nel 2020 era stato causato dalla pandemia. Tra l’altro, a ottobre di quell’anno, i posti di lavoro creati dall’economia americana furono 638.000 a fronte dei 530.000 attesi.È anche per far fronte a queste difficoltà che la campagna della Harris sta cercando di montare un caso, accusando il tycoon di aver auspicato la fucilazione della deputata repubblicana anti-trumpista, Liz Cheney. Addirittura, la procuratrice generale dell’Arizona, la democratica Kris Mayes, ha aperto un’indagine sul candidato repubblicano per questa ragione. Peccato che l’accusa si basi su una frase totalmente decontestualizzata. Trump, parlando proprio in Arizona, stava criticando la politica estera interventista di cui la Cheney è notoriamente sostenitrice. «Lei è un falco radicale. Mettiamola lì con un fucile, mentre nove canne le sparano contro, ok? Vediamo cosa ne pensa. Sai, quando le puntano le armi in faccia», ha dichiarato, per poi proseguire: «Si capisce che sono tutti falchi quando sono seduti a Washington in un bell’edificio e dicono: oh cavolo, bene, mandiamo 10.000 soldati dritti nella bocca del nemico». Il tycoon non ha quindi auspicato la fucilazione della Cheney. Condivisibile o meno, il suo ragionamento era contro la logica dell’«armiamoci e partite».Ma la Harris deve guardarsi anche da un altro problema. Venerdì sera, durante un evento organizzato dal sindacato dei metalmeccanici a Detroit, la deputata di estrema sinistra del Michigan, Rashida Tlaib, si è rifiutata di dare esplicitamente il proprio endorsement alla candidata dem. Questa circostanza potrebbe contribuire ad alienare ulteriormente alla Harris il sostegno della comunità arabo-americana in Michigan: uno Stato in cui la vicepresidente risulta attualmente in vantaggio di appena lo 0,8%. Tra l’altro, a peggiorare la situazione per lei sta il fatto che, secondo vari sondaggi, Trump starebbe guadagnando terreno tra l’elettorato arabo-americano. Inoltre, la mossa della Tlaib dimostra come, al di là dell’unità di facciata, il Partito democratico, anche a livello di gruppi parlamentari, sia tutt’altro che compatto attorno alla Harris. Infine, non è escludibile che l’aver fatto campagna insieme alla Cheney possa danneggiare ulteriormente la candidata dem agli occhi dell’elettorato arabo-americano, che non nutre particolare simpatia per la figlia dell’ex vicepresidente americano.È chiaro che, con lei, la Harris mira a corteggiare i famosi elettori di Nikki Haley in Georgia e North Carolina. Tuttavia, il puntare così tanto sulla Cheney potrebbe lasciarle il fianco pericolosamente scoperto in Wisconsin, Michigan e Pennsylvania. Anche perché è tutto da dimostrare che i repubblicani che sostennero la Haley alle primarie costituiscano un blocco monoliticamente anti-trumpista. Del resto, è vero che i rapporti tra Trump e l’ex ambasciatrice all’Onu sono attualmente piuttosto freddi: lei, tra l’altro, ha criticato il recente comizio del tycoon al Madison Square Garden. Tuttavia, l’altro ieri, la Haley ha biasimato la Harris per essere diventata la candidata presidenziale dem, bypassando le primarie.Cresce intanto la tensione in Medio Oriente. Axios ha riferito che l’Iran potrebbe attaccare Israele prima dell’Election Day. Dal canto suo, Ynetnews ha invece riportato che Teheran avrebbe intenzione di rimandare a dopo il voto, temendo che l’aumento dell’instabilità regionale possa rafforzare la campagna di Trump. Non è d’altronde un mistero che gli ayatollah vedano il candidato repubblicano come il fumo negli occhi. Tra giugno e luglio, hackerarono, guarda caso, anche il suo team elettorale.
Jose Mourinho (Getty Images)