2019-02-08
Il centrodestra finge di essere unito Ma Salvini si tiene a debita distanza
Il leader del Carroccio, il Cav e la Meloni insieme a Pescara per sostenere il candidato governatore prima del voto di domenica. Clima freddo. «Alleanza nazionale? Il governo regge, ne parliamo fra quattro anni».Quando ieri, poco prima delle 18, ha preso il via a Pescara la conferenza stampa congiunta di Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, è bastato un rapido giro su Facebook per rendersi conto dell'aria che si respira in «casa centrodestra». Le pagine ufficiali di Berlusconi e della Meloni trasmettevano la diretta (in realtà la leader di Fdi ha interrotto il collegamento alla fine del suo intervento, il primo), quella di Matteo Salvini no. Proprio lui, il ministro dell'Interno, onnipresente sui social network e campione italiano delle dirette Facebook, ha scelto (o meglio, così hanno scelto i suoi esperti di comunicazione) di soprassedere. Il motivo? Forse lo stesso che ha portato Salvini a sedersi il più lontano possibile dai suoi compagni: l'alleanza tra la Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia è solo e soltanto tattica, aritmetica, serve a raggiungere una percentuale che garantisca la vittoria alle regionali e alle amministrative, ma strategicamente Salvini il centrodestra, a livello nazionale, lo ha già archiviato. Il ministro dell'Interno è uomo pragmatico, sa bene che governare Regioni e Comuni significa far crescere una classe dirigente nuova, e quindi Pescara val bene una messa, una messa cantata in quattro, come quella di ieri. Bisogna dare l'immagine di compattezza, di unità, per consentire al candidato governatore in Abruzzo, Marco Marsilio, senatore di Fdi, di vincere le elezioni di domenica e conquistare la guida della Regione, strappandola al centrosinistra e superando il M5s. La conferenza stampa fila via liscia: Berlusconi chiede di parlare per ultimo (e Salvini alza gli occhi al cielo, sperando che l'ex premier non ne combini una delle sue), e così tocca alla Meloni intervenire subito dopo Marsilio. Programmi e progetti per l'Abruzzo vengono snocciolati con disinvoltura, ma la leader di Fdi non rinuncia a una battuta sul quadro politico nazionale: «Io spero», dice, «che gli abruzzesi vogliano un governo coeso, frutto di un patto con i cittadini e non di un contratto tra i partiti. Spero sia di un buon auspicio anche per la nazione augurandomi che ci sia un nuovo governo che condivida i valori fondamentali». Un nuovo governo, ma quando? Salvini non ha dubbi: se ne riparla tra quattro anni, quando nulla sarà più come oggi. «Dove il centrodestra governa Comuni e Regioni lo fa bene, e da 20-30 anni. La nostra è una partita molto identitaria, molto concreta, una partita non traslabile in altre realtà». Un cronista rivolge la domanda più attesa a Berlusconi: «Presidente, questa coalizione si riprodurrà a livello nazionale?» «Dovete chiederlo a Salvini», risponde il Cav, tra lo sfottò e lo scetticismo. Salvini ha già risposto, l'alleanza «non è traslabile», e probabilmente non lo sarà mai più. Rischi per la tenuta del governo? «No», risponde Salvini, «non c'è nessun rischio, andiamo avanti sulla strada intrapresa perché abbiamo ancora tanto da fare per realizzare il contratto di governo. Potrei fare il presidente del Consiglio domani, ma faccio con orgoglio il ministro dell'Interno», aggiunge, «e intendo farlo per cinque anni. A livello locale con Forza Italia e Fratelli d'Italia saremo alleati, a livello nazionale la mia parola vale più di mille sondaggi». Potrebbe fare il premier «domani», butta lì Salvini, forse un messaggio all'ala radical chic del M5s che lo vorrebbe vedere sotto processo, forse solo una battuta, chi lo sa. Quello che si sa, è che una stoccatina nei confronti dell'alleato di governo Salvini se la concede, ma nulla di trascendentale: «Il M5s», dice il leader della Lega, riferendosi alle elezioni regionali e amministrative, «non stanno governando nulla, mentre noi stiamo governando e bene tante Regioni e tanti Comuni». «Fratelli d'Italia», sottolinea Giorgia Meloni, «è l'unico partito monogamo della coalizione di centrodestra. Siamo rimasti sempre in questo campo. Io non ho fatto mistero di ritenere che a livello nazionale il centrodestra non si potrà ripresentare in futuro così come lo abbiamo conosciuto in passato. Fdi sta lavorando per una ridefinizione del centrodestra».E Berlusconi? Contento di essere al centro della scena, stavolta il Cav non fa il discolo, ma preferisce un appello ai valori comuni: «Il centrodestra», sottolinea Berlusconi, «è il depositario di tutti i valori della nostra civiltà, dei valori occidentali, della libertà, della democrazia, della solidarietà, della cristianità. Il centrodestra è stato il recente futuro, il presente e sono sicuro che sarà anche il futuro dell'Italia, dell'Ue, dell'Occidente». A Marco Marsilio basterebbe che il centrodestra fosse, da domenica prossima, il futuro dell'Abruzzo, e probabilmente, stando ai sondaggi, così sarà. Le elezioni abruzzesi saranno anche un importante test per verificare i rapporti di forza tra i partiti del centrodestra: un crollo di Forza Italia potrebbe accelerare la fuga di dirigenti locali e nazionali verso la Lega o Fdi.