2019-01-18
I due nemici tornano in campo
Il Cavaliere ritorna e rimanda l'Opa di Giovanni Toti su Forza Italia. Silvio Berlusconi annuncia la sua candidatura per il voto di maggio. Scetticismo nel Carroccio e tra gli azzurri più vicini alla Lega. L'Ingegnere critica tutti e si assolve ma il suo broker rischia il processo. A Gianluca Bolengo, Carlo De Benedetti fece acquistare azioni delle Popolari dopo la soffiata di Matteo Renzi. Lo speciale contiene due articoli.<div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/il-cavaliere-ritorna-e-rimanda-lopa-di-toti-su-forza-italia-2626299735.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-cavaliere-ritorna-e-rimanda-l-opa-di-toti-su-forza-italia" data-post-id="2626299735" data-published-at="1758065444" data-use-pagination="False"> Il Cavaliere ritorna e rimanda l'Opa di Toti su Forza Italia. Berlusconi, mi candido a europee per responsabilitࠀs) «Alla bella età che ho, ho deciso per senso di responsabilità di andare in Europa dove manca il pensiero profondo del mondo». A Quartu, un quarto di secolo dopo la sua prima discesa in campo, quella del 1994, Silvio Berlusconi annuncia la sua candidatura alle prossime elezioni europee del prossimo 26 maggio. La decisione era nell'aria, il Caro Leader aveva fatto sapere di essere tentato dall'ennesima sfida elettorale, ma nulla era certo fino a ieri.«In diretta dalla bellissima Sardegna», dice Berlusconi, in tour elettorale per le regionali, «vi annuncio che ho deciso di presentarmi alle europee per portare la mia voce in un'Europa che va cambiata, un'Europa dove manca il pensiero profondo del mondo. Il centrodestra unito è vincente: con i suoi valori e le sue idealità, è il futuro dell'Italia, dell'Europa e del mondo. Ci vuole una Europa nuova», aggiunge Berlusconi, «unita, con una difesa unica». Dopo 25 anni, il «pericolo» contro il quale combattere non sono più i comunisti, ma il M5s: «C'è bisogno», sottolinea il leader di Forza Italia, «di cambiare questo governo, dove una parte è rappresentata dal M5s, guidato da persone con nessuna esperienza e nessuna competenza. Sono come quei signori della sinistra comunista del 1994, in più hanno questo grande difetto. L'alleanza gialloblù è innaturale e non credo che riuscirà a reggere. Anche in Parlamento», argomenta Berlusconi, «ci sono molti fermenti venuti fuori recentemente che mi fanno pensare che questo governo non abbia ancora molto tempo per andare avanti». «La Sardegna spesso in passato ha anticipato situazioni verificatesi poi a livello nazionale: mi auguro», dice ancora Berlusconi, «che il voto possa dimostrare che molti sardi hanno capito chi sono i grillini. Credo che il centrodestra unito raccoglierà dei risultati molto positivi. Il centrodestra rappresenta un'idea liberale della politica che oggi bisogna difendere».In Sardegna, lo ricordiamo, si vota il prossimo 24 febbraio, e il centrodestra corre unito a sostegno del candidato alla presidenza Christian Solinas, segretario del Partito sardo d'azione e senatore eletto con la Lega. Il centrodestra ha le carte in regola per vincere in una Regione amministrata, negli ultimi cinque anni, dal Pd. «Forza Italia», precisa Berlusconi, «ha sempre ricostruito, non attacca la Lega, ma le decisioni prese dal governo che sono difformi dal programma elettorale del centrodestra».A 82 anni, dunque, Berlusconi si ripresenta alle elezioni, dopo lo smacco della decadenza dal Senato, votata dall'aula il 27 novembre 2013 in applicazione della legge Severino, a causa della condanna definitiva per frode fiscale. La riabilitazione è arrivata dal tribunale di sorveglianza di Milano il 12 maggio 2018. Subito dopo l'annuncio, è partita la consueta raffica di dichiarazioni e post sui social network da parte degli esponenti di Forza Italia, tutti ovviamente all'insegna del «meno male che Silvio c'è». In effetti, stando a quanto raccolto dalla Verità in ambienti azzurri, quasi tutto il partito è contento della decisione dell'ex premier: il suo apporto in termini elettorali viene stimato intorno al 3%. «Se fosse stato candidabile alle politiche», sospira un parlamentare di Fi, «non saremmo andati sotto la Lega e la storia di questo Paese sarebbe stata diversa». Berlusconi ha dovuto convincere dell'assoluta necessità di impegnarsi in prima persona soprattutto i familiari: la figlia Marina, in particolare, avrebbe espresso qualche preoccupazione per lo sforzo che attende il babbo in questi mesi di campagna elettorale. Lui però non ha voluto sentire ragioni: tonico e determinato, ha deciso di (ri)scendere in campo per riconquistare centralità politica.Tra gli scontenti, molto scontenti, si annovera Giovanni Toti. Il presidente della Regione Liguria, a quanto si apprende, sarebbe stato colto di sorpresa dalla notizia: Toti l'altro ieri sera ha riunito a cena, in un ristorante di Roma, un gruppetto di «suoi» parlamentari, ai quali avrebbe detto di prepararsi a lasciare il partito. La sua strategia, quella di trasformare Forza Italia in una succursale della Lega, subisce un brusco stop con la candidatura di Berlusconi. «Con Silvio in campo», aggiunge la nostra fonte, «l'Opa di Toti e Salvini su Forza Italia diventa assai più difficile. Non solo: i parlamentari del Sud sono pronti a dare battaglia sull'autonomia. Se il M5s calerà le braghe, accettando i diktat di Salvini, per Forza Italia nel Mezzogiorno si apriranno praterie».E gli alleati di centrodestra? «Fratelli d'Italia», spiega alla Verità un dirigente nazionale del partito di Giorgia Meloni, «non ha nulla da temere. Berlusconi mobiliterà il suo elettorato storico, anzi può accadere che qualche europarlamentare uscente, preoccupato dalla candidatura di Silvio, busserà alla nostra porta. Nei prossimi giorni potrebbero esserci sorprese...». Molto più critici i leghisti: sui social fioccano i commenti caustici sull'età avanzata di Berlusconi. «Salvini lo surclasserà anche al sud», confida alla Verità un leghista campano, «ci aspettavamo si candidasse per arginare il crollo di Forza Italia». Un deputato della Lega, Igor Iezzi, pubblica sulla sua pagina Facebook una foto di zombie, accompagnata dalla didascalia: «Berlusconi di nuovo in campo alle europee». Dopo qualche minuto, il post sparisce. Forse qualcuno ha ricordato a Iezzi che, in fondo, Silvio Berlusconi è (ancora) un alleato. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/il-cavaliere-ritorna-e-rimanda-lopa-di-toti-su-forza-italia-2626299735.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="lingegnere-critica-tutti-e-si-assolve-ma-il-suo-broker-rischia-il-processo" data-post-id="2626299735" data-published-at="1758065444" data-use-pagination="False"> L’Ingegnere critica tutti e si assolve ma il suo broker rischia il processo Carlo De Benedetti Americani e inglesi lo chiamano name dropping, ovvero seminare nomi di personaggi famosi nel corso di una conversazione per impressionare l'interlocutore. Quando chi si lascia andare al name dropping ha una cert'età ed è comunque una mente di un certo livello, si tratta di una civetteria perdonabile. Per fare un esempio, uno dei libri più godibili dell'economista canadese John Kenneth Galbraith s'intitola proprio così, Name dropping (2001), è un' istruttiva carrellata di ricordi personali, dopo una vita passata al fianco di personaggi come Franklin Delano Roosevelt, Harry Truman, John Kennedy e Lyndon Johnson. Poi c'è Carlo De Benedetti, che invece negli ultimi vent'anni ha passato la vita a scegliere i segretari del Pd, e intervistato ieri dal Sole 24 Ore, ha fatto un estenuante name dropping, intervallato da svariate perle di non saggezza, come quella che senza l'euro «finanziariamente saremmo come l'Egitto».Nelle stesse ore, ironia della sorte, il tribunale di Roma si prepara a mandare a processo Gianluca Bolengo, il broker di Intermonte che alla vigilia del decreto Renzi sulle banche popolari diede l'ordine di acquisto per 5 milioni di euro di azioni per conto della Romed di De Benedetti. Anche in quell'occasione l'Ingegnere aveva fatto un po' name dropping, tirando in ballo i suoi rapporti privilegiati con Matteo Renzi, e Bolengo ha fatto la frittata. Anche se poi magari al processo si scoprirà che le uova non le ha portate lui.Il catalogo delle esibizioni debenedettiane di potenza illuminata, laica e antifascista, è questo: «Ricordo una sera a cena con Jacques Delors (94 anni, ndr) di cui ero molto amico»; «Ho avuto occasione di riparlarne (dell'euro, ndr) poco tempo fa in Andalusia con l'allora premier spagnolo José Maria Aznar» e poi citazioni di conversazioni privilegiate con Ugo La Malfa (morto), Romano Prodi (vivo) ed elogio di Mario Draghi, il capo della Bce che «ha salvato la moneta unica e l'Italia». Sulla partecipazione all'euro come condizione necessaria di sopravvivenza per l'Italia, l'ex proprietario della Olivetti si fa scudo anche dell'assenso di Giovanni Agnelli (morto) e poi ricorre al terrorismo psicologico: senza la moneta unica «avremmo fatto la fine dell'Egitto».E pazienza se il paragone con il Cairo è bislacco, visto che l'Italia è la settima potenza economica del mondo e per la Confindustria è anche la seconda potenza industriale d'Europa, alle spalle solo della Germania.L'Ingegnere che frequentava i potenti (e i sapienti) non è stato però messo a conoscenza che dalla nascita dell'euro a oggi il Pil dell'Italia è sostanzialmente rimasto invariato, con una crescita dal 2002 al 2007, che poi è stata divorata nella crisi seguente. Quanto al potere d'acquisto degli italiani, secondo l'Istat, sarebbe sceso di un paio di punti dal 2002 allo scorso anno, anche in questo caso con un aumento prima della crisi e una lunga flessione dopo il 2007.Anche se il padrone di Gedi-Repubblica a un certo punto la fa anche più tragica e afferma: «Si è trascurato il fatto che i salari non hanno mantenuto il potere d'acquisto, creando nuovi poveri e nuove ingiustizie». Ah ok, dai suoi giornali non sembrava, specie quando non era al governo l'odiato Silvio Berlusconi, ma ecco di chi è la colpa: «Politicamente, la responsabilità di questa accettazione acritica della globalizzazione è da attribuire a Tony Blair e al blairismo che ha contagiato la sinistra europea». Vabbè, meglio dedicarsi a De Benedetti che faceva name dropping con Bolengo. L'allora ad di Intermonte sim rischia il processo per ostacolo alla vigilanza Consob: il 16 gennaio fece guadagnare in un solo giorno a De Benedetti, che oggi scopriamo assai preoccupato dell'impoverimento dei ceti medi, la bellezza di 600.000 euro su azioni delle banche popolari, grazie a una bella dritta del cliente. A processo, Bolengo potrà salvarsi scaricando tutto sull'Ingegnere, o su Renzi. Ma la strada migliore l'abbiamo scoperta ieri: daranno la colpa a Blair.