2024-11-14
Il big umbro del Pd «moralizza» la sanità. Però il medico in aspettativa è lui
Un consigliere regionale dem è stato assunto da una Asl. Non lavora perché eletto, però parla di disservizi nel settore.Non bisogna farlo arrabbiare Tommaso Bori, segretario del Pd umbro che cerca la conferma della poltrona di consigliere alle regionali di domenica. Negli ultimi giorni ha attaccato il centrodestra a testa bassa, denunciando «lo smantellamento e la privatizzazione della sanità pubblica umbra», «lo scandalo del doppio progetto per la costruzione del nuovo ospedale di Terni», «il ruolo degli uomini di Fdi come gestori ombra della sanità». Già che c’era, poteva denunciare anche la profonda confusione di una Regione che consente a un dirigente medico di mettersi in aspettativa quando vuole, di trasferirsi da un’Asl all’altra per stare più vicino a casa, dopo aver vinto due selezioni in cui l’esaminato era, diciamo, molto vicino agli esaminatori. Quel medico fortunato è lui, Bori Tommaso. Il fustigatore di una sanità che va male per tutti, ma non per lui. «Credo nella trasparenza e nella partecipazione, da sempre ho sentito la necessità di rendere conto alla collettività delle mie attività e delle mie scelte sia con la presenza nei territori che sulla rete», scrive il compagno Bori, classe 1986, sul profilo online. Non senza averci fatto sapere che «è appassionato di cinema, libri e viaggi che mi hanno arricchito facendomi conoscere realtà differenti dalla nostra». Insomma, legge, guarda film e gira il mondo, quindi è anche colto, come Walter Veltroni. Adesso però è in campagna elettorale e quindi è più dalemiano, insomma, cattivello. Ieri, all’ora di pranzo, si è sfogato sull’ospedale di Terni: «Non sarà nuovo, ma solo una ristrutturazione e noi (insieme al pari grado grillino Thomas De Luca, ndr) non possiamo rimanere in silenzio rispetto alle clamorose fake news che la destra continua a dispensare sul progetto di finanziamento per la sanità ternana». Inoltre mancherebbero all’appello almeno 80 milioni di finanziamenti, mentre per il segretario Bori «i cittadini di Terni meritano un servizio sanitario di qualità e all’altezza delle loro esigenze, e non di essere ingannati ed illusi ulteriormente con promesse vuote fatte da personaggi in cerca d’autore». Tre giorni fa, sul proprio profilo Instagram, ha vergato il seguente slogan: «La sanità pubblica si difende con il voto». Dopo di che ha accusato la giunta di Donatella Tesei di ogni male in terra: «Liste d’attesa infinite, mancanza di assunzioni, zero investimenti in strumentazioni e sanità territoriale. Un sistema che ha messo da parte il diritto alla salute, lasciando indietro chi non può permettersi cure spesso costose in strutture private». In conclusione, per il segretario Bori occorre votare Pd per «rimettere al centro un sistema sanitario pubblico, accessibile a tutte e a tutti, di prossimità, in cui non conta il portafoglio o il conto corrente, ma solo il diritto di ognuno a essere curato». Questa storia del portafoglio, come si vedrà, ha qualche sfaccettatura in più. Ma il colpo più forte, il consigliere uscente Bori, l’ha sparato venerdì scorso, dopo aver scoperto sui social che una serie di mandarini e papaveri della sanità regionale erano andati alle cene elettorali di Fratelli d’Italia e si erano anche fatti fotografare. Una cosa inopportuna, per carità, ma dopo mezzo secolo di Pd al governo dell’Umbria non è esattamente una novità. In ogni caso, il segretario Bori ha tuonato: «I dirigenti apicali della direzione Salute della Regione alle cene elettorali di Fratelli d’Italia sono uno spettacolo indegno per chi predica la necessità di non speculare su un settore che rappresenta la gran parte del bilancio regionale e che la destra, in Umbria come in Italia, ha ridotto a brandelli». Quindi ha bollato la faccenda come esempio di «arroganza, protervia, incoscienza, senso di impunità, amichettismo di destra». A questo punto, per la succitata necessità di trasparenza, è giusto vedere se il medico Bori è uno tutto d’un pezzo come il segretario Bori, che è entrato in consiglio regionale nel 2019. Il dottor Bori ha partecipato a due selezioni pubbliche regionali per un posto da dirigente medico, vinte entrambe, ed è stato assunto il 3 febbraio 2022 a tempo indeterminato dall’Usl Umbria 2, con sede a Terni. Due mesi dopo, il 4 febbraio, la stessa Usl ha concesso al dottor Bori l’aspettativa non retribuita come consigliere regionale. I due concorsi che aveva vinto, compreso quello per spostarsi da Terni alla più comoda Perugia, li ha affrontati da vicepresidente della commissione regionale sanità e da capogruppo del Pd. A sua firma, come dirigente medico, non risulta lo straccio di un atto. In compenso prende i suoi bravi 9.000 euro mensili da amministratore regionale e chissà, magari al suo posto all’Usl avrebbero potuto prendere un medico che lavorasse. Ma il segretario Bori deve tenere il posto al dottor Bori, nel caso la carriera politica gli vada male. Resta da aggiungere solo che tipo di «dirigente medico» è (almeno sulla carta): «Igiene, epidemiologia e sanità pubblica». In pratica, se tornasse il Covid o altro virus, al posto di Roberto Speranza ci manderebbero il Bori come ministro.
La sede della Corta penale internazionale dell’Aia (Ansa)
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