2025-05-22
L’Idf spara verso i diplomatici. Ira globale
Un frame estratto da un video pubblicato dall'account X State of Palesine mostra i momenti in cui un'unità dell'Idf ha sparato colpi di avvertimento in aria durante una visita diplomatica a Jenin (Ansa)
Presente nella delegazione a Jenin anche il viceconsole italiano. L’esercito: «Area non autorizzata». Tajani convoca l’ambasciatore israeliano: «Minacce inaccettabili». Netanyahu: «Pronti a tregua per liberare gli ostaggi, poi controlleremo l’intera Striscia di Gaza».Politico filorusso freddato a Madrid: ucciso Portnov, ex consigliere di Yanukovich. Mosca ammassa truppe a Kharkiv.Lo speciale contiene due articoli.Le scuse arrivano immediatamente ma non cancellano l’episodio. Ieri mattina l’esercito israeliano ha esploso in aria diversi colpi di avvertimento davanti a una delegazione di diplomatici stranieri in visita a Jenin, in Cisgiordania. Nessun ferito, nessun danno. Nella delegazione, composta da giornalisti, 25 ambasciatori e diplomatici, faceva parte anche il viceconsole italiano Alessandro Tutino. «Tutto bene» assicura lui stesso al ministro degli Esteri, Antonio Tajani. I vertici dell’Idf hanno spiegato che il gruppo non avrebbe seguito il percorso concordato con l’esercito. L’incidente tuttavia è troppo grande per essere ignorato. «Le minacce contro i diplomatici sono inaccettabili» ha detto Tajani prima di convocare alla Farnesina l’ambasciatore di Israele a Roma Jonathan Peled. La convocazione è stata concordata anche con il premier Giorgia Meloni . ed è stata valutata anche con l’idea di discutere non solo dei fatti di Jenin, ma anche del contesto generale a Gaza. Il segretario generale della Farnesina, Riccardo Guariglia «ha ripetuto» all’ambasciatore Peled «quello che il governo italiano chiede insistentemente da giorni e che il ministro Antonio Tajani ha dichiarato anche pubblicamente: Israele deve interrompere le operazioni militari a Gaza, puntare sul negoziato per la liberazione degli ostaggi israeliani e per raggiungere un cessate-il-fuoco che possa far ripartire un processo di pace». Inoltre «Israele deve aprire immediatamente i varchi a Gaza per permettere l’ingresso massiccio di aiuti per la popolazione palestinese».Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ieri sera ha tenuto una conferenza stampa a Gerusalemme in cui ha precisato: «L’esercito israeliano controllerà l’intera Striscia di Gaza alla fine dell’offensiva». Spiegando anche di essere pronto a un «cessate il fuoco temporaneo» per liberare gli ostaggi. «In 20 certamente vivi» ha fatto sapere. Sugli aiuti: «Non possiamo accettare una crisi umanitaria a Gaza. Sappiamo che Hamas saccheggia una parte significativa degli aiuti e vende il resto a prezzi gonfiati per finanziare il suo esercito terroristico. Noi li eliminiamo e loro reclutano».Dure anche all’estero le reazioni su Jenin. Anche Madrid e Parigi hanno convocato gli ambasciatori di Israele. «Qualsiasi minaccia alla vita dei diplomatici è inaccettabile», ha ribadito l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, Kaja Kallas, che ha «chiesto a Israele di indagare su quanto accaduto e di individuare i responsabili». Il ministro degli Esteri belga, Maxime Prevot si è detto «scioccato». Il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul parlerà con il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa'ar, come si legge in una nota diffusa da Berlino che esprime «ferma condanna» per l’attacco. Anche il vice primo ministro irlandese Simon Harris si è detto «scioccato e inorridito» per l’attacco «totalmente inaccettabile» alla delegazione di cui «facevano parte anche due diplomatici irlandesi».Tensione che cresce su più fronti perché Israele secondo la Cnn si sta preparando ad attaccare le centrali nucleari iraniane nonostante i tentativi di mediazione Usa. Secondo l’emittente, stando a comunicazioni interne israeliane e alle preparazioni militari osservate, ci sarebbero indicazioni di un raid imminente.Nessuna conferma dal governo israeliano naturalmente, ma Netanyahu in conferenza stampa ha detto: «Israele è in costante coordinamento con gli Stati Uniti e speriamo che possano raggiungere un accordo» sul nucleare. Donald Trump aveva dato 60 giorni all’Ayatollah Ali Khamenei per limitare o eliminare il programma nucleare. Invito disatteso fin qui per quanto siano stati avviati negoziati che hanno già visto diversi colloqui con la mediazione dell’Oman. Martedì Khamenei ha dichiarato di non aspettarsi alcuna conclusione dai negoziati definendo la richiesta statunitense di non arricchire l’uranio un «grande errore». Domani a Roma si svolgerà il quinto round, ha fatto sapere l’Oman che dal principio media la trattativa tra Washington e Teheran sul disarmo iraniano. A Gerusalemme intanto continuano anche i problemi interni. Ieri la Corte suprema ha definito la decisione del governo di licenziare il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, «illegale e impropria» sottolineando che a Bar non è stata concessa un’udienza adeguata e che sussista un conflitto di interessi in quanto alcuni collaboratori del premier Netanyahu sarebbero indagati per uno scandalo relativo a fondi provenienti dal Qatar. Malgrado il veto della procuratrice Gali Baharav-Miara, Bibi ieri ha annunciato che presto nominerà il nuovo capo del servizio d’intelligence interno. Il premier israeliano non gode di buona fama né dentro né fuori Israele, tanto che anche il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ieri ha chiarito: «Mi ritengo amico di Israele come della Palestina e distinguo Israele dalle scelte del governo attuale, che non condivido».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/idf-spara-verso-diplomatici-2672182876.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="politico-filorusso-freddato-a-madrid-morti-due-italiani-arruolati-da-kiev" data-post-id="2672182876" data-published-at="1747873715" data-use-pagination="False"> Politico filorusso freddato a Madrid. Morti due italiani arruolati da Kiev Due cittadini italiani, il siciliano Antonio Omar Dridi, 34 anni, e il sardo Manuel Mameli, 25 anni, che combattevano con le forze armate ucraine, sono morti in battaglia facendo salire a sette il numero dei nostri connazionali caduti in questa guerra. Essendo Mameli perito in un'aerea sotto controllo russo, non è ancora stato possibile recuperarne il corpo. Nel cuore della guerra ibrida che si combatte tra Russia e Ucraina - fatta di missili, droni, propaganda e diplomazia - c’è anche uno scontro meno visibile ma altrettanto letale: quello degli omicidi mirati, molto frequenti in questi ultimi tre anni di guerra. L’ultimo episodio si è consumato ieri mattina a Madrid. Andriy Portnov, 52 anni, ex consigliere del presidente ucraino deposto Viktor Yanukovych, è stato assassinato intorno alle 9:15 nei pressi di una scuola nel quartiere di Pozuelo de Alarcón, nella capitale spagnola. Secondo quanto riportato da El País, l’uomo è stato raggiunto da almeno cinque colpi d’arma da fuoco, tre dei quali lo hanno centrato, incluso uno alla testa. Le autorità ipotizzano che più soggetti possano essere coinvolti nell’esecuzione. Portnov aveva ricoperto un ruolo chiave tra il 2011 e il 2014 nel governo di Viktor Yanukovych, da cui era stato nominato vice capo di Gabinetto con competenze sulle questioni giudiziarie. Dopo la rivoluzione di Euromaidan e la caduta del presidente filorusso, si era allontanato dalla vita pubblica, lasciando l’Ucraina nel giugno 2022. Finito nella lista nera dell’Unione europea per uso illecito di fondi pubblici e gravi violazioni dei diritti umani, Portnov era stato indagato per i suoi legami con Mosca, mentre la firma dell’omicidio porta dritto allo Sluzba bezpeky Ukraïny (Sbu), il servizio segreto di Kiev. Il nome di Portnov, figurava nella lista dei nemici dell'Ucraina stilata dal sito Mirotvorets fin dal 2015 perché considerato «traditore della patria». Intanto, la diplomazia si muove lenta. Donald Trump ha affermato che la possibilità di introdurre nuove sanzioni contro Mosca sarà determinata dal comportamento della Russia. «Sarà una mia decisione - ha dichiarato dallo Studio Ovale -non spetterà a nessun altro stabilirlo», mentre i negoziati di pace tra Mosca e Kiev restano sostanzialmente bloccati e il presidente americano minaccia di sfilarsi dal ruolo di mediatore. In una nota il Cremlino ha precisato che non è stata ancora presa alcuna decisione riguardo alla sede dei futuri negoziati di pace tra Russia e Ucraina, rispondendo a una domanda sull’eventualità che gli incontri possano tenersi in Vaticano. Lunedì, Trump ha dichiarato che «sarebbe fantastico» se Mosca e Kiev avviassero colloqui di cessate il fuoco nella Santa Sede, sottolineando che ciò conferirebbe un valore simbolico ancora maggiore all’iniziativa. Martedì, il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha riferito che Papa Leone le avrebbe confermato la disponibilità del Vaticano a ospitare il prossimo round di trattative. In ogni caso Mosca non ha ricevuto alcuna proposta concreta dal Vaticano per una collaborazione nella gestione della crisi ucraina. Nel frattempo, sul campo, la guerra continua: la Russia potrebbe essere in procinto di lanciare nuove offensive nell’area di Kharkiv, come suggerisce il rafforzamento delle sue truppe nei pressi del confine con l’Ucraina. A sostenerlo è Andrii Pomahaibus, generale della 13ª Brigata Khartiia della Guardia nazionale ucraina, in un’intervista rilasciata a Suspilne: «Si registra un accumulo di personale nei pressi del confine statale, il che indica tentativi di mobilitare soldati russi in vista di operazioni offensive attive. Le nostre Forze di Difesa sono pronte a respingere ogni aggressione». Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha riferito su Telegram di aver discusso con il nuovo segretario generale della Nato, Mark Rutte, della situazione sul campo, delle prossime mosse congiunte e della necessità di aumentare la pressione sulla Russia.
Roberto Occhiuto e Antonio Tajani (Ansa)