2025-10-07
Meloni più forte con Macron e Merz in tilt
Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron (Ansa)
Dazi, Difesa, Africa, Medio Oriente: sono tanti i dossier su cui Parigi ci ha messo i bastoni fra le ruote in questi anni. La crisi politica francese apre più spazi al premier e, al contempo, mette con le spalle al muro i dem, orfani del loro tutore estero. Una frase pigramente attribuita ad Albert Einstein definisce la follia come la ripetizione della stessa cosa aspettandosi risultati diversi. Molto probabilmente l’attribuzione è falsa, ma a suo modo illustra un tratto che rende ferocemente imprevedibile la stagione politica di Emmanuel Macron, deciso a infilare nel tritacarne governi su governi mentre mantiene il comando di una République in piena crisi istituzionale e finanziaria. L’ipotesi che un ricambio all’Eliseo o un ritorno al voto possano contribuire al buon funzionamento della democrazia non pare avere cittadinanza in un sistema che fatica terribilmente a pensarsi fungibile, e che evidentemente si concepisce come argine a catastrofi antropologiche assolute. Ma comunque vadano le cose, l’impasse di Parigi lascerà tracce nelle quali l’Italia, il governo e l’opposizione si muoveranno in maniera diversa nelle settimane a venire.Ribaltando risate e luoghi comuni rispetto a 14 anni fa, infatti, è oggi la Francia di Macron a dibattersi in una imbarazzante paralisi istituzionale che poggia anzitutto su fondamentali macroeconomici molto preoccupanti, tali da mettere a repentaglio definitivo l’architettura del Patto di stabilità, a meno di non voler infliggere ai francesi stangate da fare impallidire quelle montiane. Difficile, per non dire impossibile, che la proiezione di Parigi, tipicamente destinata a confliggere con quella italiana, non esca acciaccata, a vantaggio del nostro esecutivo.Non è un mistero, per esempio, che la partita dei dazi apertasi con lo strappo trumpiano sia peggiorata - dal nostro punto di vista - proprio con l’impuntatura di Macron, che ha provocato un +5% di tariffe aggiuntive su prodotti Ue. Parigi più debole può aumentare le carte di Roma per trattative più morbide, e magari «personalizzate» a nostro vantaggio.Ma l’ambito più importante dei prossimi mesi rischia di essere quello della Difesa. Macron persegue da anni una «via europea», convinto che questa possa fare perno sulla potenza nucleare di Parigi per strappare commesse e miliardi al riparo da Washington: fu lui a premere affinché nel piano Readiness 2030 fosse inserita la clausola del «Buy European» che provocò pruriti Oltreoceano. E furono mondi vicini all’Eliseo, Quirinale compreso, a tentare di sganciare gli accordi tra Starlink di Elon Musk e il nostro Paese. Difficile che in questo momento le istituzioni europee siano in grado di avallare le richieste di Parigi: per l’Italia e per il governo, tutto di guadagnato nel ruolo «atlantico» di potenziale primo alleato degli Usa, ridimensionando così le velleità dei «volenterosi» sul fronte Est.Capitolo Medio Oriente: la fuga in avanti di Macron, deciso ad accreditarsi con il mondo arabo con la mossa del riconoscimento dello Stato palestinese, probabilmente subirà una frenata visti gli intoppi in patria, con l’Italia non a caso vocalmente in prima fila a sostenere, in questo caso allineata al Vaticano, gli sforzi della Casa Bianca ai colloqui iniziati ieri in Egitto.A proposito di Egitto, resta poi lo sterminato capitolo Africa, da lustri terreno di scontro geopolitico, industriale, petrolifero e «culturale» tra Roma e Parigi. Il Piano Mattei, se adeguatamente sviluppato e sostenuto (soprattutto da Washington) può occupare vuoti lasciati dal lento regresso francese nel Continente nero.Fin qui, il governo. E l’opposizione? Un Macron più debole non può che affaticare il nutritissimo «partito francese» che ha in molte burocrazie istituzionali e nel Pd i tradizionali bacini di riferimento. Se alle dimissioni di Lecornu affianchiamo le mazzate di Marche e Calabria al campo largo, è forse tutta la sinistra a uscire ammaccata come forza in grado di tornare, nel medio periodo, a diventare forza «di sistema» unendo consenso, potere e sponde internazionali.È presto per trarre conclusioni, ma un mese fa, quando a cadere fu François Bayrou, l’ex premier Paolo Gentiloni (che ai francesi tentò di regalare un pezzo di Tirreno) espresse su Repubblica un auspicio che aveva tutta l’aria di un certo timore: «Mi auguro che da noi questa crisi francese non provochi qualche sorrisino compiaciuto in alcuni ambienti di governo. Sarebbe una reazione infantile e autolesionista. L’Italia non ha nulla da guadagnare dall’indebolimento di un Paese cui siamo legati da mille interessi economici e culturali, nonché da un accordo istituzionale, il Trattato del Quirinale, di cui fui iniziatore con il presidente Macron nell’autunno del 2017».Proprio il Trattato del Quirinale, che come dice il nome ha qualcosa a che vedere con Sergio Mattarella, rischia di uscire fortemente incrinato dalla delegittimazione istituzionale della controparte francese. Non c’è bisogno di elencare le occasioni in cui, in presenza di forti dissidi tra gli esecutivi di Roma e Parigi, in questi anni proprio il Colle è intervenuto dando l’impressione di voler ridurre i fattori di screzio. Da ultimo, non sono un mistero le relazioni di Macron con Mario Draghi ed Enrico Letta, potenti equilibratori a livello Ue non esattamente in sintonia con il centrodestra meloniano. Insomma, una serie di fattori sembrano aprire una finestra molto interessante per il peso relativo dell’Italia sia sul piano internazionale sia in seno al Consiglio Ue (su immigrazione, green, industria), con una Francia appesa sul vuoto e una Germania in crisi. Di qui a sfruttarla, ovviamente, ce ne corre.
Niram Ferretti è l'autore del libro "Maledetto Israele! La crociata contro lo Stato ebraico".
La guerra che Israele ha intrapreso a Gaza, come risposta all’eccidio perpetrato da Hamas nel sud del Paese il 7 ottobre 2023, ha scatenato progressivamente, nell’arco degli ormai due anni del suo svolgimento, la più furente e ossessiva criminalizzazione nei confronti di uno Stato di cui si abbia memoria nella storia contemporanea.