2019-05-08
I pm torchiano Arata per tre ore. Oggi potrebbe essere il turno di Siri
Le dichiarazioni dell'imprenditore accusato di aver dato mazzette al sottosegretario sono state secretate. C'è l'ipotesi che il politico sia sentito durante il Consiglio dei ministri. Il suo avvocato attacca il Corriere. Col metro del premier, salterebbe prima Luigi Di Maio. Per Giuseppe Conte sostenere emendamenti con interessi specifici basta per le dimissioni. Proprio ciò che è accaduto con il condono su Ischia. Il M5s sfida i leghisti: «Se ci obbligano a votare sanno già come finirà». Gli esponenti del Carroccio saranno in Cdm, Matteo Salvini ha deciso di non sfilarsi. Di Maio: «Assurda una spaccatura su Siri». Lo speciale comprende tre articoli. Il Consiglio dei ministri convocato per oggi alle 9.45 del mattino potrebbe essere agitato non solo dallo spettro della conta sulle dimissioni del sottosegretario Armando Siri, ma anche da quello che potrebbe succedere a pochi chilometri da Palazzo Chigi, in un ufficio giudiziario. Infatti, a quanto risulta alla Verità, è possibile che il senatore sia sentito in gran segreto nella giornata di oggi dai magistrati della Capitale che lo hanno indagato per corruzione. Insomma un film con lo schermo diviso in due, dove una scena rischia di influenzare l'altra. La questione del passo indietro del sottosegretario non è esplicitamente indicata nell'ordine del giorno del Cdm, ma potrà certamente essere affrontata alla voce «varie ed eventuali». Siri, al contrario di quanto aveva annunciato, non si affaccerà nella sala del consiglio, anche perché, quasi contemporaneamente, come detto, il senatore potrebbe essere sentito dai pm romani. Subito dopo i suoi legali dovrebbero rendere pubbliche quelle che sono le cartucce in mano alla difesa. Ancora ieri sera l'avvocato Fabio Pinelli, difensore di Siri, era in attesa della conferma del confronto con gli inquirenti. Il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Mario Palazzi ieri pomeriggio sono stati impegnati nell'interrogatorio del professor Paolo Arata, l'imprenditore che, secondo l'accusa, potrebbe aver promesso o dato 30.000 euro allo stesso sottosegretario (i due sono coindagati per corruzione) in cambio di un aiuto su alcune norme relative all'energia eolica. L'interrogatorio, durato circa tre ore, per garantire maggiore riservatezza, si è svolto in un ufficio della Procura generale in piazza Adriana, anziché in Procura a piazzale Clodio. Il verbale di Arata è stato segretato e per questo, l'avvocato Gaetano Scalise, ha precisato con i giornalisti che non è possibile «riferirne alcun contenuto». Adesso tocca a Siri e la strategia difensiva punta a offrire ai magistrati tutte le informazioni possibili a disposizione: gli sms e le mail tra Arata e Siri e una memoria che ricostruisca con precisione i rapporti tra i due. Il sottosegretario intende dimostrare di non aver asservito la sua funzione pubblica agli interessi privati di Arata, ma di essersi speso per un consorzio di imprenditori. Ieri il solito Corriere della Sera ha ricostruito così la possibile difesa di Siri: «Il sottosegretario leghista indagato per corruzione non risponderà alle domande dei pubblici ministeri. Si presenterà per una “dichiarazione spontanea" e poi depositerà una memoria. “Chiarirò tutto" ripete. Ma al momento senza un interrogatorio formale». Dopo aver letto l'articolo l'avvocato Pinelli ha diramato questo comunicato: «In riferimento alle notizie apparse su alcuni organi di stampa, si precisa che in sede di presentazione spontanea del senatore Armando Siri verrà depositata una memoria difensiva al precipuo fine di rappresentare, in modo esaustivo e documentale, i rapporti con Paolo Franco Arata. È pertanto del tutto inveritiero che tale scelta corrisponda ad un intento di sottrarsi al confronto con l'autorità giudiziaria, confronto del resto richiesto dallo stesso Sottosegretario. Infatti, unitamente alla presentazione della memoria difensiva, il senatore Armando Siri renderà dichiarazioni e risponderà ad eventuali richieste di chiarimenti avanzate dai magistrati». Quindi non è vero che Siri non risponderà a delle domande. Il suo difensore, avvocato d'esperienza, vuole solo traghettare il suo assistito in un confronto non troppo teso o drammatico. Prima rilascerà le spontanee dichiarazioni e se il clima lo permetterà risponderà a eventuali richieste di chiarimento. Per la difesa di Siri un interrogatorio dove i magistrati conducono le danze e interrompono in continuazione l'indagato risulterebbe un'ingenuità. La ragione per cui l'avvocato Pinelli ha deciso di presentare una memoria è una questione di ordine espositivo. I legali vogliono evitare il classico interrogatorio in cui i magistrati vanno subito al punto cruciale, saltano i passaggi logici, non fanno argomentare l'indagato o lo interrompono. La tesi della difesa è che in questi confronti nervosi, fatti di mezze risposte e interminabili domande, spesso, durante le verbalizzazioni, vengono fuori dei pasticci. L'avvocato vedrà sul momento come gestire al meglio il faccia a faccia, anche perché l'esperienza non gli manca. «Sono alla soglia dei trent'anni di professione» sorride. Ma quando ci sarà questo confronto? «Noi siamo disponibili, quindi credo che sia a breve» è l'unica concessione che fa Pinelli. La memoria verrà consegnata ai pm quando Siri verrà convocato in Procura. Il resoconto vuole ricostruire in modo logico e da un punto di vista storico come Siri e Arata si siano conosciuti, come sia nato e si sia sviluppato il loro rapporto e quali siano state le loro comunicazioni. L'avvocato Pinelli produrrà spontaneamente tutti gli scambi che i due hanno avuto, tra cui le mail di richiesta di presentazione dell'emendamento per il cosiddetto mini eolico. Per la difesa i messaggi sarebbero rilevanti per il tono che li contraddistingue: in essi Arata perora l'intervento di Siri, per convincerlo sottolinea l'importanza dell'iniziativa imprenditoriale, è costretto a insistere. Un tono da postulante che non sarebbe coerente in una trattativa tra corrotto e corruttore. L'avvocato di Siri ha anticipato ai pm che dopo l'interrogatorio ha intenzione di rivolgersi ai media per un'esigenza di informazione dell'opinione pubblica «stante la carica istituzionale del sottosegretario»: «Non consegnerò gli atti di indagine a nessuno, ma entrerò nel merito della nostra difesa» ammette Pinelli. In conclusione i punti cruciali della difesa sono che Siri non ha mai ricevuto nessuna offerta, non mai ricevuto nessuna dazione, ha intrattenuto con Arata rapporti assolutamente legittimi e come portatore di interessi di categoria del consorzio degli imprenditori del mini eolico. E che tutto l'iter per gli emendamenti è stato assolutamente regolare. «Il senatore non ha promosso provvedimenti per interessi particolari» sostiene il difensore. «Qualcuno è riuscito a scrivere che l'offerta è reato comunque, l'offerta è reato se accettata». E le intercettazioni? «Sono chiacchiere fatte da altri soggetti». La versione dei fatti di Siri domani non potrà non pesare sul Consiglio dei ministri. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/i-pm-torchiano-arata-per-tre-ore-oggi-potrebbe-essere-il-turno-di-siri-2636531841.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="col-metro-del-premier-salterebbe-prima-di-maio" data-post-id="2636531841" data-published-at="1757691969" data-use-pagination="False"> Col metro del premier, salterebbe prima Di Maio La storia d'Italia insegna che le procure sono sempre più veloci della politica. La vicenda di Armando Siri rischia invece di andare diversamente. Il premier Giuseppe Conte potrebbe arrivare prima della procura. La deposizione dell'altro indagato Paolo Arata potrebbe non fornire prove documentali (giudiziarie) al governo che stamattina in sede di consiglio dei ministri si potrebbe limitare ad applicare le indicazioni fornite lo scorso 2 maggio. Tolto il lato penale, resta infatti la dottrina che Conte ha ben esternato durante la conferenza stampa con cui ha annunciato il licenziamento di Siri. «Siamo in grado di dire che il sottosegretario si sia prestato a raccogliere l'istanza di un singolo», ha spiegato il premier. «È normale ricevere input da associazioni di categoria e rappresentanti di interessi», ha aggiunto Conte, «ma il governo ha il dovere di accettare solo quelle che hanno carattere di generalità, astrattezza e che non implichino effetti di retroattività». Tutto ciò che non segue questi pilastri per il presidente del Consiglio non fa gli interessi del popolo, e dunque andrebbe rigettato. Solo che che se seguiamo per filo e per segno la linea tracciata dall'avvocato-premier dovrebbe esserci una moria di deputati, sottosegretari e perfino vicepremier. Innanzitutto l'emendamento non deve essere consumato, cioè realizzato come nel caso di Siri, ma basterebbe avere proposto un testo, un comma o un decreto che non abbia valenza generale, non sia astratto e per giunta abbia un valore retroattivo per finire silurato. A oggi Conte avrebbe dovuto chiedere le dimissioni del sottosegretario al Mise Davide Crippa. Nel 2010 ha fondato una società dal nome Negawatt sas. Ha lasciato l'impresa (dove ora lavorano i suoi ex soci) per evitare conflitti d'interessi teorici. Negawatt collabora con Tesla che produce batterie elettriche. Lo scorso novembre Crippa ha promosso un comma dentro la manovra (camuffato sotto la voce «incentivi alla pesca») con l'obiettivo di incentivare tutte le auto elettriche e penalizzare quelle con motore a scoppio. C'è qualcosa di illecito? Assolutamente no. Ma la dottrina Conte esplicitata il 2 maggio parla chiaro. Il governo del popolo non può ammettere che vengano promossi emendamenti a favore di aziende singole e riconducibili in un qualche modo all'autore dell'emendamento. Via Crippa, dunque, verrebbe da dire. Così come Conte avrebbe dovuto chiedere l'allontanamento dei deputati che alla Camera hanno presentato modifiche al decreto Bonafede. Da un lato la Lega dall'altro i 5 stelle presentarano un emendamento all'articolo 7 «norme in materia di trasparenza e controllo dei partiti e movimenti politici» per stabilire la piena pubblicità di tutti i contributi a carattere patrimoniale». Obiettivo era modificare le regole per le associazioni politiche e le fondazioni e intervenire sulle regole del peculato. Lega e 5 stelle hanno azzerato i reciproci interventi accusandosi di sostenere interessi di parte (Davide Casaleggio avrebbe ad esempio blindato il controllo del Movimento), ma Conte non è intervenuto. Non ha detto nulla. Come nulla di drastico ha fatto in occasione del tentativo di Luigi Di Maio di fare approvare il condono edilizio a Ischia. Il blitz rivendicato dai 5 stelle è stato inserito a novembre nel decreto per la ricostruzione del ponte Morandi e dopo qualche giorno sfilato. Il comma non aveva valore generale nè di astrattezza e soprattutto interveniva retroattivamente a favorire una piccola comunità. Probabilmente per motivi elettorali. Elementi che stando alle regole varata per Siri avrebbero dovuto spingere Conte a dimettere Di Maio. Claudio Antonelli <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/i-pm-torchiano-arata-per-tre-ore-oggi-potrebbe-essere-il-turno-di-siri-2636531841.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-m5s-sfida-i-leghisti-se-ci-obbligano-a-votare-sanno-gia-come-finira" data-post-id="2636531841" data-published-at="1757691969" data-use-pagination="False"> Il M5s sfida i leghisti: «Se ci obbligano a votare sanno già come finirà» Finalmente il Siri day è arrivato: oggi si riunisce il Consiglio dei ministri, e questa vera e propria telenovela, orchestrata dal Movimento 5 stelle per recuperare punti nei confronti della Lega, finirà. Luigi Di Maio ha fissato la linea rossa: se alle elezioni europee il M5s finirà sotto il Carroccio di più di 10 punti, saranno guai seri. Il Consiglio dei ministri, fissato per le 9.45 di stamani, dovrebbe slittare di alcune ore: Armando Siri, indagato per corruzione, infatti, potrebbe essere ascoltato questa mattina dai magistrati di Roma che stanno conducendo l'inchiesta. Inevitabile (se tale scenario si realizzasse) attendere l'esito dell'interrogatorio, prima di procedere con la proposta di revoca dell'incarico di sottosegretario annunciata dal premier Giuseppe Conte. Se dall'incontro tra Siri e i pm non emergeranno novità significative, o quanto meno considerate tali dal presidente del Consiglio, si andrà alla conta. Conte proporrà la revoca di Siri, la Lega non si dichiarerà d'accordo, e si voterà. Il M5s ha la maggioranza in Cdm: 10 ministri (premier compreso) contro i 6 del Carroccio, ai quali si aggiunge il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti. Ieri la giornata è stata caratterizzata da alcune dichiarazioni insolitamente battagliere di Matteo Salvini: «Domani (oggi per chi legge, ndr) c'è il Consiglio dei ministri», ha detto il vicepremier leghista a Matrix, su Canale 5, «andrà come andrà. Mi sembra evidente che con il M5s ci sia una spaccatura e non solo su questo. C'è una differenza di vedute sulla Tav, sull'autonomia, sull'immigrazione. Se vanno al voto per le dimissioni di Siri, dimettono una persona senza che ci sia mezza prova e se ne prendono la responsabilità: noi votiamo contro le dimissioni e andiamo avanti. L'ultima delle cose di cui hanno bisogno gli italiani è una crisi di governo. In base alla volontà di Salvini e della Lega», ha aggiunto il ministro dell'Interno, «ci sarà il governo anche nei prossimi anni». Le parole di Salvini spazzano via ogni ipotesi alternativa al muro contro muro. In molti, soprattutto nel M5s, confidavano nelle dimissioni di Siri, o nell'assenza dei ministri leghisti in Cdm, o almeno nella loro semplice «presa d'atto» della proposta di revoca da parte di Conte. Dopo le parole di Salvini è arrivato l'ultimatum di Luigi Di Maio: «Faccio un ultimo appello alla Lega», ha detto il vicepremier pentastellato, «faccia dimettere Siri e non arrivi alla conta. Trovo assurdo che ci siano spaccature nel governo sul caso Siri. Se si deve votare si vota», ha aggiunto Di Maio, «si sa bene come finirà. Sarebbe anche ora di dare qualche spiegazione sul mutuo fatto con la banca di San Marino: tutti gli italiani provano a farlo ma nessuno lo ottiene senza dare garanzie». Un crescendo rossiniano, quello di Di Maio contro la Lega: «L'emergenza esiste», ha azzannato ministro del Lavoro in riferimento alla corruzione, «e noi del Movimento 5 stelle riusciamo anche a fermare alcuni malintenzionati. Siamo stati noi a fermare quella norma sull'eolico che favoriva un imprenditore a danno di tutti gli altri imprenditori. Grazie al fatto che questi rompiscatole del M5s hanno la maggioranza assoluta in Consiglio dei ministri eviteremo al governo di fare come i precedenti, di tenersi esponenti politici autori di comportamenti intollerabili. Dovete chiedere alla Lega», ha concluso Di Maio, «se vuole aprire una crisi di governo sulla vicenda Siri». Da Palazzo Chigi tentano di alleggerire la tensione: «Vedrete che domani (oggi, ndr)», ha detto da parte sua il premier Conte, «ci sarà un Consiglio dei ministri che si svolgerà molto serenamente». Carlo Tarallo