2020-12-02
I pentastellati tentati dall’algoritmo che scova i presunti evasori sui social
Ernesto Maria Ruffini (Ansa)
Un emendamento alla manovra propone di scandagliare la Rete alla ricerca di indizi su possibili furbetti. A raccogliere le informazioni sarebbero Agenzia delle entrate e Gdf. Il Pd, invece, vuole la «patente fiscale».I social network come arma contro l'elusione fiscale. Nell'emendamento (che probabilmente non passerà, ma che resta eloquente) proposto alla legge di Bilancio 2021 a firma di Giovanni Currò, del Movimento 5 stelle, si legge infatti che «l'Agenzia delle entrate sviluppa insieme alla Guardia di finanza un sistema basato sull'intelligenza artificiale al fine di utilizzare dati aperti e chiusi allo scopo di contrastare i fenomeni dell'evasione e dell'elusione fiscale». In pratica si vorrebbe andare a creare una struttura che raccoglie i dati presenti sul Web e non, per andare a rintracciare i vari evasori ed elusori fiscali. Ovviamente tra le informazioni che si andranno ad elaborare ci saranno anche quelle relative ai social network. Tutto ciò che si andrà a pubblicare passerà dunque sotto la lente d'ingrandimento del futuro algoritmo fiscale. Per dar vita a questo sistema l'Agenzia delle entrate dovrà selezionare 15 esperti che avranno il compito di progettare, realizzare e testare il sistema di controllo dando la priorità all'accertamento sui grandi evasori. Questo non toglie che dopo un primo periodo di assestamento l'occhio del fisco si andrà a poggiare anche su tutti gli altri cittadini italiani. L'emendamento presentato dai 5 stelle trae ispirazione da modelli esteri. Ci sono infatti già diverse agenzie delle entrate straniere che per rendere la lotta all'evasione più forte hanno iniziato a usare tutti i dati dei cittadini in loro possesso. La più all'avanguardia in questo senso è stata la Canadian revenue agency (Cra) che già da prima del 2018 aveva introdotto l'uso dei big data per scovare gli elusori fiscali. Grazie a questi, i funzionare del Cra riescono ad individuare tutti quei casi che richiedono una più accurata analisi. In questo modo quando si accende un campanello di allarme su un determinato contribuente gli 007 fiscali iniziano ad indagare per capire se effettivamente ci siano in atto degli schemi elusivi oppure no. C'è anche da dire che in Canada sono andati anche oltre, mettendo a punto un sistema creato da matematici, economisti ed esperti informatici per cercare di stimare il rischio legato alle varie operazioni fiscali che le multinazionali mettono in campo (elusione e transfer pricing). Per tornare però sul mondo non aziendale, un altro esempio è dato dalla Internal revenue Service (Irs) Usa. Anche loro usano non solo i dati fiscali per cercare di scovare gli evasori. Un'idea dunque, quella del Movimento 5 stelle, già presente e superata da diversi anni all'estero. Il pensiero non va dunque alla struttura in sé per sé ma piuttosto a come verrà usato l'algoritmo in funzione dell'analisi dei dati. Perché, se da una parte l'uso dell'intelligenza artificiale nella lotta contro l'evasione ha sicuramente il suo fascino, dall'altro, se non usata correttamente, la presenza dell'algoritmo fiscale potrebbe diventare una presenza ingombrante all'interno della sfera privata di ognuno di noi. Dubbi che hanno spaccato anche il Movimento 5 stelle, tanto da non segnalare la proposta. E dunque non farla approvare.Sempre in tema di lotta all'evasione fiscale, questa volta dal Pd è stato presentato un emendamento che vede l'introduzione della «patente fiscale». L'Agenzia delle entrate dovrebbe infatti elaborare un meccanismo premiale attribuendo un determinato punteggio a ciascun contribuente a seconda del comportamento fiscale virtuoso tenuto nei precedenti sei anni: da 0 a 4 punti «contribuente non censito o non affidabile», da 5 a 7 punti contribuente soggetto a normale monitoraggio, da 8 a 10 punti «contribuente affidabile». A secondo di che punteggio si ottiene, si potranno ridurre gli interessi di mora e dimezzare sia le spese di notifica sia i termini di accertamento. Se l'emendamento dovesse passare, entro 6 mesi dall'entrata in vigore della Legge di bilancio 2021 l'Agenzia delle entrate, con la Sogei e il Mef dovranno predisporre un portale tramite il quale ogni contribuente potrà verificare il suo punteggio. Ma non finisce qua perché si vuole anche istituire, a partire dal 13 novembre 2020, la «giornata nazionale del contribuente». E il governo, dall'anno successivo all'entrata in vigore della legge, dovrà relazionare le camere «sullo stato dell'affidabilità fiscale e dell'obbedienza media del contribuente nazionale». Anche in questo caso l'emendamento presentato è di ispirazione estera, per metà. In diversi Stati americani, come anche europei (Regno Unito, Spagna, Francia, Irlanda, Ungheria, Malta e Slovenia), esiste infatti una gogna fiscale per gli evasori. Vengono dunque pubblicate online, visibili a tutti, la lista di chi non paga le tasse con tanto di indirizzo e professione. Negli Stati anglosassoni questa pratica viene chiamata «name and shame». L'obiettivo è quello di creare una cultura della vergogna e spingere dunque tutti i cittadini a fare la loro parte se non vogliono essere etichettati come evasori fiscali dalla comunità. L'emendamento italiano è molto più blando rispetto a quelli esteri, dato che solo il singolo cittadino potrà accedere alla propria pagina e vedere il suo punteggio. Non è chiaro come questo meccanismo possa scoraggiare ad eludere il fisco, visto che da una parte la ricompensa è poca cosa e dall'altra non c'è nemmeno l'incentivo dal punto di vista sociale. Da sottolineare come anche questa proposta dovrà essere approvata prima di dirsi definitiva.