2025-11-24
Cara Boldrini, lei ha boldrinizzato pure la destra
Laura Boldrini (Imagoeconomica)
Cara Laura Boldrini, questa che le scrivo non è una cartolina: è una resa. Alzo bandiera bianca: ha vinto lei. Quando ho visto il centrodestra votare compatto il «consenso libero e attuale», legge nata da una proposta di cui lei è stata prima firmataria, ho capito che non abbiamo più speranza: altro che fascismo, qui siamo al boldrinismo. Siamo, cioè, al regime del follemente corretto, al manganello femminista, all’olio di ricino se non ora quando. Siamo di fronte alla marcia su Roma in salsa rosa, anzi rossetto, rossetto&littorio. E lei, cara Boldrini, di questa rivoluzione è la grande guida. L’unico duce. Anzi, pardon, l’unica duca. Boldrinisti, a noi.La Camera dei deputati (che da oggi, anno I dell’era boldriniana, viene ribattezzata Camera delle deputatesse) ha approvato all’unanimità una norma straordinaria: in pratica, ogni volta che si farà un atto sessuale, bisognerà essere in grado di dimostrare che si aveva il consenso del partner. L’onere della prova viene ribaltato: non è più chi denuncia a dover dimostrare di essere stato violentato, ma chi è denunciato a dover dimostrare la sua innocenza. E come farà? Ci vorrà una carta bollata per ogni abbraccio? Un atto notarile per ogni bacio? Lei s’immagini, cara Boldrini, una coppia che litiga: lui la lascia e lei va in tribunale a dire che si ricorda benissimo che una volta, il 24 settembre 2024, avevano fatto sesso senza il suo consenso «libero e attuale». «Ora tu devi dimostrare il contrario». E come faccio? Lei ha vinto, cara duca, perché è stata geniale: credere, obbedire e soccombere. Ma, soprattutto, mai trombare. Marchigiana, originaria di una famiglia cattolica, una giovinezza spesa a inseguire i miti dell’America Latina, indios, sandinisti e revolucion, lei è passata poi alla Fao e quindi all’Alto commissariato per i rifugiati, e di qui direttamente alla politica. Eletta con Sel nel 2013, è diventata presidente della Camera, poi nel 2019 è passata al Pd. Memorabili le sue battaglie contro il sessismo linguistico («Chiamatemi la presidenta»), contro le Barbie e le pentoline giocattolo, contro le modelle in Tv, contro con le donne in cucina nelle pubblicità, e a favore dei migranti, pardon «risorse» definite «l’avanguardia del nostro stile di vita». Ogni tanto le è capitato qualche scivolone come quando disse che le donne rappresentano il 50 per cento della popolazione femminile o come quando fu accusata di maltrattamenti dalla sua ex colf moldava. Ma ovviamente, noi boldrinisti della prima ora, ce ne freghiamo. Ora qui, davanti a lei con il dovuto rispetto, cara Boldrini, ci prepariamo ai prossimi passi della rivoluzione boldrinista: l’abolizione per legge delle Barbie, la bonifica della palude linguistica con imposizione del dizionario femminista, e la nuova battaglia del grano, che consisterà nel togliere il grano agli italiani per darlo agli stranieri, adeguandoci così al loro stile di vita. L’anno I dell’era Boldrini è cominciato, e i balilla esultano abbracciandosi l’un l’altro, ma solo dopo aver firmato il consenso libero e informato. Ci resta solo un dubbio, cara Laura: potrebbe chiedere al centrodestra che ci sta a fare al governo?
Veduta aerea di San Paolo (IStock)