2025-11-24
L’Anm si sente la Cassazione: «Atto giusto»
Catherine Birmingham e Nathan Trevallion con i tre figli (Ansa)
I bambini della famiglia nel bosco all’avvocato: «Quando ci liberate?». Fissato per il 6 dicembre un sit in davanti al ministero.L’Associazione nazionale magistrati nel caso della famiglia che ha scelto di vivere nei boschi di Palmoli (Chieti) si è lanciata in avanti. Troppo in avanti. In piena costanza di un giudizio cautelare, con un provvedimento ancora caldo, l’Anm ha deciso di esprimere un giudizio sulla decisione. Il segretario generale, Rocco Maruotti, ha messo il timbro: «Il provvedimento è stramotivato in dieci pagine. È da ieri che Salvini e tutto un arco politico si sono scagliati contro quei giudici». Una linea netta, che però scivola oltre il confine: qui non si tratta di difendere la magistratura da un’aggressione, ma di giudicare la bontà di un atto mentre quell’atto è ancora oggetto di contestazioni, ricorsi, verifiche. Maruotti ha rincarato: «Un giudice, prima di emettere un’ordinanza, esercita la delicata funzione di decidere sulla vita delle persone con molto scrupolo». Tutto vero. Ma un conto è richiamare al rispetto dei ruoli, un altro è trasformare l’Anm nella Cassazione. Anche la Giunta esecutiva dell’Anm, in una nota ufficiale, ha ripetuto che «il provvedimento di sospensione della responsabilità genitoriale si fonda su elementi oggettivi: sicurezza, condizioni sanitarie, accesso alla socialità, obbligo scolastico», definendolo una misura «assunta nel rispetto delle norme vigenti e con finalità esclusivamente protettive». Dall’altra parte c’è una famiglia, tre bambini, una decisione che divide. «Questa mattina sono stato nella casa famiglia, i bambini li ho trovati bene, mi sono corsi incontro, mi hanno abbracciato ed erano sorridenti ma con un filo di malinconia negli occhi. La prima cosa che mi ha detto il maschietto è: “Quando ci riporti a casa?”». L’avvocato Giovanni Angelucci prepara il ricorso, parla con la madre, l’unica che per ora può stare con i bimbi nella casa famiglia. «È molto scossa», racconta il legale, «e durante il lungo colloquio che abbiamo avuto ha pianto». Il primo obiettivo? «È quello di riunire la famiglia», dice Angelucci, «il secondo è quello di riportarli a casa». Ma fa i conti con la realtà: «Certamente questi due passaggi molto probabilmente non potranno coincidere a livello di tempistica, però mi auguro che a stretto giro si possa ottenere il ricongiungimento della famiglia e poi, con i tempi tecnici di cui necessita un’operazione simile, realizzare il bagno adiacente all’abitazione e farli rientrare». L’avvocato è stato anche dal padre. Lo trova stremato. «La notte scorsa», racconta, «è stato male, non è in buone condizioni di salute». A casa il clima non è più quello di un tempo. «Questa separazione forzata e questo allontanamento dai figli e dalla moglie», afferma Angelucci, «gli stanno provocando uno scompenso notevole, a casa non c’è il focolare domestico e quindi, nonostante la solita accoglienza, la casa è fredda perché non emana il calore della famiglia. Ma lui è consapevole che comunque, essendo nel giusto, la questione si risolverà, purtroppo ci vorrà del tempo ma si risolverà». Fuori, mentre la famiglia si divide tra piani diversi e alcuni chilometri, la Rete esplode. Insulti e minacce sono state rivolte alla presidente del tribunale per i minorenni dell’Aquila, Cecilia Angrisano, la toga che ha presieduto il collegio che ha preso la decisione. La colonna d’odio corre sui social attraverso commenti di questo tenore: «Lei è un’emerita c…ona»; «il tribunale per i minorenni è una fossa piena di vermi». C’è chi chiede l’indirizzo del magistrato, chi cerca il numero di telefono, chi l’indirizzo email. Nei prossimi giorni potrebbe arrivare un esposto. La risposta ufficiale dei magistrati minorili, invece, è contenuta in una nota dell’Aimmf: «I giudici hanno il dovere di intervenire tutte le volte in cui esistono concreti e attuali motivi per ritenere compromessi i diritti fondamentali dei minori». L’associazione ribadisce i diritti in gioco: salute, educazione, socialità. Ovvero i principi richiamati nell’ordinanza che ha strappato i piccoli alla famiglia. Che intanto incassa una manifestazione di solidarietà organizzata per il prossimo 6 dicembre a Roma, davanti alla sede del ministero della Famiglia. E c’è già una petizione online contro quella che viene definita una «misura estrema che sembra basata su una valutazione culturale dello stile di vita dei genitori». Mentre il vicepremier e leader del Carroccio, Matteo Salvini, prende pubblicamente un impegno: «Farò di tutto perché quei tre splendidi bambini tornino a casa».
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