2025-11-24
Se non siete «intelligenti» vi possono togliere i figli
Il tribunale dei minori de L'Aquila (Ansa)
In Danimarca lo Stato leva già la prole se la madre non passa un «test». Non è più un’ipotesi così assurda neppure qui, dopo le scelte del tribunale dei minori dell’Aquila. C’è da abbattere il Grande fratello in famiglia.In Danimarca i bambini li tolgono ai genitori sulla base di un test genitoriale. Padri e madri, soprattutto se di origine groenlandese, vengono sottoposti a un esame psicometrico che serve a valutare il comportamento e la personalità. In pratica, si chiede al genitore di ricordare una sequenza numerica al contrario, si fanno domande di cultura generale e si controllano le sue reazioni emotive.In base alle risposte, si decide se consentire ai genitori di tenere i bambini oppure toglierli alla famiglia naturale per darli in affidamento. I racconti delle donne a cui, sulla base di questo metodo «scientifico», sono stati strappati i figli sono strazianti. A Keira - ha raccontato la Bbc - sono state date due ore di tempo per salutare la figlia appena partorita. «Ho cominciato a contare i minuti che mi separavano al distacco da lei appena è venuta al mondo». A Ivana, invece, le autorità di Copenaghen hanno portato via la sua bambina dopo 60 minuti: i test di competenza genitoriale non l’avevano ritenuta idonea a educare la neonata. I racconti delle donne a cui sono stati tolti i figli sono agghiaccianti.Keira ha spiegato alla Bbc che la sua colpa è consistita nel non aver mantenuto un «contatto visivo sufficiente» con la bambola con cui le avevano detto di giocare. Non essere stata materna con il giocattolo è stata la sua condanna. Mentre Johanne, avendo fallito i test ed essendo stata giudicata «narcisista» e con un ritardo mentale, si è vista portare via tre figli. I genitori adottivi e due agenti si sono presentati alla sua porta reclamando il neonato partorito 17 giorni prima. Tutto sulla base di un test, applicato soprattutto sulle famiglie di origine groenlandese, nei cui confronti, evidentemente, in Danimarca nessuno si fa troppi scrupoli e nemmeno si chiede se l’atteggiamento delle autorità non sconfini con il razzismo.Perché la vicenda danese mi ricorda molto quella italiana che riguarda i bambini nel bosco? I genitori dei ragazzi che un giudice ha deciso di portare via dalla casa in cui sono cresciuti non sono stati sottoposti a un test. Tuttavia, qualcuno ha deciso che quei bambini non possono continuare a vivere con la loro famiglia. Perché? La risposta è incredibile: siccome vivono in un bosco rischiano di non socializzare a sufficienza. I ragazzi non sono denutriti, né incolti. Non vivono in una casa fatiscente o in condizioni degradanti. Semplicemente, l’abitazione invece di essere collegata all’acqua corrente e alla fornitura elettrica è servita da un pozzo e da pannelli solari. I bambini non vivono come selvaggi ma, come dice un vicino, hanno il necessario e non il superfluo. Sono lasciati a loro stessi e rischiano di crescere come bestie allo stato brado? No, riferisce chi li conosce: i genitori sono colti, però hanno scelto di vivere in mezzo ai boschi e di crescere i propri figli in mezzo alla natura, senza gli agi di città. E allora, viene da chiedere, dov’è il problema? Perché lo Stato deve avere il diritto di sottrarre i bambini ai legittimi genitori? I ragazzi studiano, vivono di ciò che la piccola «fattoria» produce, senza bisogno d’altro. Perché dunque toglierli ai genitori? Quanti dei nostri genitori - ma anche alcuni di noi - sono cresciuti in centri sperduti, in campagna o fra le montagne, senza gli agi di città? Mia nonna viveva in mezzo ai campi, c’era l’acqua e l’elettricità, ma non c’era riscaldamento e d’inverno la stanza da letto era una ghiacciaia. Il bagno era all’esterno e l’acqua calda non c’era. Eppure ho voluto bene a mia nonna, e da quella donna umile ho imparato tante cose, a cominciare dal rispetto per le persone. Non aveva avuto una vita facile e un figlio le era morto in guerra, ma a mia madre e a sua sorella ha dato tutto ciò che poteva. Forse non avrebbe superato il test di genitorialità a cui sottopongono i genitori groenlandesi in Danimarca, ma mi domando che cosa accadrebbe in Italia se a questo test sottoponessero giudici, assistenti sociali e politici. Se si facesse l’analisi dell’equilibrio psicologico a chi strappa dei bambini ai genitori, siamo sicuri che il risultato sarebbe confortante? Io temo di no. Ma soprattutto temo uno Stato che voglia ficcare il naso tra i rapporti famigliari senza che ci siano reati o violenze. L’idea che un magistrato stabilisca la buona educazione da dispensare ai minori togliendo i bambini ai legittimi genitori evoca scenari da Grande fratello, dove lo Stato decide la buona educazione a prescindere da padri e madri. Una prospettiva che mi atterrisce.
Una capsula, un pallone e una missione: sopravvivere provando tuta e sistema di respirazione. Ecco la storia del tenente Demi.