2018-03-24
Ho avuto un incubo: la Bonino a Palazzo Chigi
Ho fatto un sogno. Era un incubo. Emma Bonino. Ho sognato l'ex leader radicale, passata con leggiadria dagli aborti a George Soros, sbucare nel mezzo del grande caos d'inizio legislatura. E, approfittando di veti incrociati, riunioni fallite, telefonate negate e altri reciproci dispetti, venire candidata alla presidenza del Senato. Nel mio sogno era tutto confuso, ovviamente. Dunque, essendo confuso, sono certo che si trattasse dell'attuale Parlamento. Non si capiva nulla, c'era un gran via vai, gente che s'incontrava e si scontrava. Poi alla fine Emma Bonino è stata eletta presidente del Senato. Applausi. Altra confusione. Poi la consultazione. Quirinale. Sergio Mattarella. La Bonino sale come presidente del Senato, ne esce con un incarico esplorativo. Istituzionale. Esplora di qui, esplora di là. Indiana Emma Jones alla ricerca della maggioranza perduta. Arriva l'incarico vero. L'Europa ce lo chiede, bisogna accontentare l'Europa, no? L'ha detto anche Giorgio Napolitano. Appelli degli imprenditori. Appelli istituzionali. Richiamo di Bruxelles. Senso di responsabilità. Applausi. Conversioni. Sorprese. Nasce il governo Bonino. Del resto, Mario Monti docet: se gli elettori non ti votano, che puoi fare se non il premier? Giuro che non avevo mangiato pesante. Anzi, adesso che ci penso: ieri sera sono stato proprio a digiuno. Nemmeno un bicchiere d'acqua. Sarà quello che mi ha fatto male? Le cronache parlamentari dicono che la proposta Bonino è stata fatta dagli orlandiani per fermare la candidatura di Luigi Zanda. I renziani si opporrebbero, il partito rischia di spaccarsi. Ma l'idea rischia di allettare parecchio i 5 stelle, che devono in qualche modo uscire dall'angolo. Se con il centrodestra il dialogo sembra ferma e il bacio con Matteo Salvini resta solo un murales, che fare? Occhi puntati a sinistra. Candidature chic. Luigi Di Maio in giacca e cravatta, ansioso di accreditarsi ai piani alti dei grattacieli europei potrebbe anche farsi intenerire da un candidato buono. O, almeno, Bonino. Del resto, si sa, quando il Parlamento va in confusione e si mostra così debole, i poteri forti ci sguazzano. E chi è il miglior rappresentante italiano dei poteri forti? Chi è la donna che va a braccetto con Soros e non disdegna Bildelberg? Chi è l'ex ragazza rivoluzionaria diventata rappresentante dell'establishment? Chi è che piace a tutta la gente che piace, ormai trattata come una dea in terra, santona di palazzo, venere del salotto buono, idolo di ogni party chic? Ovviamente lei: Emma da Bra. L'unica politica che non ha voti ma solo devoti. Il mio è un incubo, si capisce. Ma a volte gli incubi anticipano sventure che poi capitano davvero. E non so se davvero il Pd rischia di spaccarsi (sai che novità), non provo particolare interesse per le dietrologie degli orlandiani, pro e contro Zanda, anzi a dire il vero non me ne importa nulla. Ma nella mia notte agitata io l'ho visto benissimo l'esecutivo Bonino I, con Laura Boldrini alle Politiche dell'immigrazione e Carlo Calenda all'Economia, programma chiaro e limpido, porte aperte agli immigrati, ma tutti, proprio tutti, anche quelli che scappano per ragioni climatiche, avanti, a casa nostra c'è posto, e poi via di corsa ad inginocchiarsi a Bruxelles. Padrone chiama, Emma risponde: cos'ha appena detto il Fondo monetario internazionale? Che bisogna tagliare ancora le pensioni? Via la quattordicesima? Tagli alla reversibilità? Avanti, che aspettate: chiamate subito la Elsa Fornero. Magari le affidiamo il ministero Lacrime e welfare. Tanto ci è abituata. E poi magari richiamiamo in campo pure la Emma Marcegaglia, perfetta per lo Sviluppo economico. È molto chic, sufficientemente snob, e poi si chiama anche lei Emma. Fra Emme ci si intende. Ma guai a chi dice che sarà un governo di Emme. Il mio è solo un incubo si capisce, però mentre stavo lì, ancora nel dormiveglia, mi è parso di leggere un retroscena parlamentare che prendeva l'ipotesi molto sul serio. Aveva una sola preoccupazione: «bisogna vedere se lei accetta», diceva. In effetti, si capisce. La ragazza ha sempre avuto qualche pudore a candidarsi alle poltrone che contano. A parte, ovviamente, quella di presidente della Repubblica, quella di presidente della Camera, quella di commissaria europea, quella di ministro degli Esteri, quello di ministro della Difesa, quella di presidente della Regione Piemonte, quella di presidente della Regione Lazio, quella di Alto commissario Onu ai rifugiati, quella di Alto rappresentante Onu in Iraq, e scusate se ne ho dimenticate alcune decine. È stata persino candidata leader del centrodestra (da Marco Pannella) e, durante l'ultima campagna elettorale, candidata premier del centrodestra (mentre era candidata al Parlamento con il centrosinistra). Che cosa vi fa pensare che una così possa accettare la candidatura a presidente del Senato, un eventuale incarico esplorativo e la nomina a presidente del Consiglio? Non pensate che si trincererà dietro la sua tradizionale ritrosia? Peccato che alle ultime elezioni quegli sozzoni degli elettori, così populisti e anche un po' cafoni, non ne abbiano voluto sapere di votare il suo bel progettino profumato, eau de Juncker, più che acqua di colonia acqua di Berlino. Hanno lasciato +Europa ben lontano dalla soglia del 3 per cento. E per fortuna che Emma s'era garantita un seggio quasi sicuro all'uninominale, anche se fino all'ultimo non si ricordava quale collegio fosse. È entrata in Parlamento per un soffio. E adesso, quasi per una magia, Sim Sala Soros Bin, ecco che potrebbe anche recuperare, dentro quell'aula, le preferenze necessarie per accomodarsi sulla poltroncina più alta. Seconda carica dello Stato. Con vista su Palazzo Chigi. Ma si capisce: d'altra parte vorrete mica dar peso alle opinioni espresse nell'urna da quei buzzurri di italiani che si ostinano a non votare i partiti filo Europa? Siamo impazziti? La democrazia, si sa, nei salotti filo Emma è fatta così: se vincono loro, lo dice la gente. Se non vincono loro, la gente fa schifo. Mi pare di avere anche intravvisto, nella grande confusione onirica, il futuro ministro della Famiglia del governo Bonino I: ovviamente Vladimir Luxuria. Alla Sanità invece ho sentito pronunciare il nome di Erode, ma forse era solo perché ero rimasto impressionato da quei 10.141 aborti che la Bonino aveva dichiarato di aver fatto in gioventù e da quelle sue foto con in mano la pompa della bicicletta. Perdonatemi, è stato uno choc. Sono tutto sudato. Sto male. La prossima volta, ve lo giuro, non andrò più a dormire digiuno. Se fa questi effetti, piuttosto mi mangio una bella peperonata. Anche se è notte fonda. Così, magari, faccio sogni migliori. Che ne so? Belén Rodríguez presidente della Repubblica e Paperoga ministro degli Esteri. Nel frattempo, qualcuno mi dia un pizzicotto per svegliarmi. E già che ci siete datelo anche a chi sta in Parlamento.
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