2025-01-21
«High Potential», il remake americano della serie tv francese «Hpi» arriva su Disney+
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«High Potential» (Disney+)
La serie televisiva, al debutto su Disney+ giovedì 23 gennaio, ha il pregio di essere (di nuovo, come il corrispettivo francese da cui ha origine) una commedia. E pure ben scritta. I toni sono ricercati, l'equilibrio quasi perfetto.High Potential è il remake statunitense di una serie televisiva francese, ma, come il corrispettivo di cui è adattamento, ha voluto lasciare che il titolo raccontasse la gran parte della trama: ossia l'intelligenza fuori dal comune della sua protagonista.Morgan Gallory avrebbe dovuto essere una delle tante mamme nevrotiche della televisione, una sorta di supereroina popolare, costretta a barcamenarsi alla bell'e meglio tra le difficoltà di una genitorialità individuale e un lavoro insoddisfacente. Invece, quel lavoro - addetta alle pulizie al Dipartimento di Polizia di Los Angeles - diventa presto un ricordo. Cancellato dall'intelligenza assolutamente senza pari di Morgan, capace, forte solo della propria testa, di assicurarsi da sè il suo riscatto. Morgan Gallory, costruita senza dare (troppo) spago alla retorica di genere, è brillante ed estroversa. Soprattutto, ha un quoziente intellettivo di 160, cosa, questa, che le assicura un potere deduttivo degno di Sherlock Holmes: un'intelligenza acuta, figlia non di studi procedurali, ma della sola esperienza logica. Le ci vuole poco, dunque, per risolvere un enigma che attanagliava i poliziotti del Dipartimento. Ancor meno per essere notata e, lasciata la divisa del personale tecnico, trovarsi seduta ad una scrivania. Le forze dell'ordine vorrebbero quella sua testa fosse messa al servizio della città di Los Angeles. Così, le propongono una consulenza. Dovrà aiutare Karadec, ispettore di polizia, nel suo lavoro quotidiano, impresa che sulle prime non sembra essere facile.Karadec, lasciando spazio ad un po' di quelle logiche di genere che caratterizzano tanti, troppi polizieschi, non vorrebbe saperne di avere a che fare con una ex addetta alle pulizie, madre single di due figli adolescenti. Gli esordi al Dipartimento, dunque, sono burrascosi, le dinamiche complesse. Poi, però, qualcosa muta. Karadec impara a guardare oltre i propri pregiudizi e Moragn Gallory gli diventa indispensabile. Il tutto, senza che la narrazione di High Potential si faccia eccessivamente sdolcinata o trita.La serie televisiva, al debutto su Disney+ giovedì 23 gennaio, ha il pregio di essere (di nuovo, come il corrispettivo francese da cui ha origine) una commedia. E pure ben scritta. I toni sono ricercati, l'equilibrio quasi perfetto. Gli sceneggiatori di High Potential, e così i suoi interpreti, sono riusciti a camminare sul crinale sottile del ben fatto, senza cedere all'impulso del b-movie, di una risata spesso cercata come riempitivo di trame scarne, e senza abbandonarsi ai dettami del poliziesco, della donna virago, pescecane fra gli squali.
Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)
Il presidente di Generalfinance e docente di Corporate Finance alla Bocconi Maurizio Dallocchio e il vicedirettore de la Verità Giuliano Zulin
Dopo l’intervista di Maurizio Belpietro al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, Zulin ha chiamato sul palco Dallocchio per discutere di quante risorse servono per la transizione energetica e di come la finanza possa effettivamente sostenerla.
Il tema centrale, secondo Dallocchio, è la relazione tra rendimento e impegno ambientale. «Se un green bond ha un rendimento leggermente inferiore a un titolo normale, con un differenziale di circa 5 punti base, è insensato - ha osservato - chi vuole investire nell’ambiente deve essere disposto a un sacrificio più elevato, ma serve chiarezza su dove vengono investiti i soldi». Attualmente i green bond rappresentano circa il 25% delle emissioni, un livello ritenuto ragionevole, ma è necessario collegare in modo trasparente raccolta e utilizzo dei fondi, con progetti misurabili e verificabili.
Dallocchio ha sottolineato anche il ruolo dei regolamenti europei. «L’Europa regolamenta duramente, ma finisce per ridurre la possibilità di azione. La rigidità rischia di scoraggiare le imprese dal quotarsi in borsa, con conseguenze negative sugli investimenti green. Oggi il 70% dei cda delle banche è dedicato alla compliance e questo non va bene». Un altro nodo evidenziato riguarda la concentrazione dei mercati: gli emittenti privati si riducono, mentre grandi attori privati dominano la borsa, rendendo difficile per le imprese italiane ed europee accedere al capitale. Secondo Dallocchio, le aziende dovranno abituarsi a un mercato dove le banche offrono meno credito diretto e più strumenti di trading, seguendo il modello americano.
Infine, il confronto tra politica monetaria europea e americana ha messo in luce contraddizioni: «La Fed dice di non occuparsi di clima, la Bce lo inserisce nei suoi valori, ma non abbiamo visto un reale miglioramento della finanza green in Europa. La sensibilità verso gli investimenti sostenibili resta più personale che istituzionale». Il panel ha così evidenziato come la finanza sostenibile possa sostenere la transizione energetica solo se accompagnata da chiarezza, regole coerenti e attenzione al ritorno degli investimenti, evitando mode o vincoli eccessivi che rischiano di paralizzare il mercato.
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