2023-04-27
Helmut Newton: la moda, il nudo e il ritratto. A Palazzo Reale va in scena la grande fotografia
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Helmut Newton. Amica. Milano, 1982 © Helmut Newton Foundation
Ideata in occasione del centesimo anniversario della sua nascita e posticipata di due anni a causa della pandemia, a Palazzo Reale di Milano un’ampia retrospettiva (visitabile sino al 25 giugno 2023) celebra uno dei più grandi e discussi fotografi del XX secolo. In mostra oltre 250 fotografie, riviste, documenti e video, in un percorso espositivo ricco e articolato, che ripercorre tutte le fasi ed evoluzioni della vita e della carriera di Helmut Newton, dagli esordi fino agli ultimi anni di produzione.Tedesco di origine ebree, naturalizzato australiano, di Helmut Newton (1920-2004) si è visto, detto e scritto di tutto. Eppure, ogni volta, riesce a stupire. E anche il «già visto» diventa novità. Come questa mostra milanese, che del grande fotografo raccoglie l’eredità (come racconta il titolo stesso dell’esposizione Helmut Newton,legacy) e mira a dare uno sguardo nuovo all’unicità, allo stile e, soprattutto, al lato provocatorio del lavoro dell’artista. Fotografo «imperfetto», di se amava dire che «bisogna essere all’altezza della propria cattiva reputazione» e lui, nel bene e nel male, all’altezza della propria fama lo è sempre stato. Irriverente e trasgressivo, Newton voleva, amava e creava immagini forti, di quelle che lasciano il segno. E forti, altere, provocanti, ambigue, enigmatiche erano le sue donne, le modelle che immortalava nei suoi scatti senza tempo e fuori dal tempo. In bianco e nero soprattutto (pur senza disdegnare il colore, nonostante fosse daltonico...), con quei sapienti giochi di luce e ombre che sono il suo tratto distintivo. Donne di una bellezza inarrivabile, eleganti ed erotiche, che Newton, strizzando l’occhio al voyerismo e al sadomaso, ritraeva strette in corsetti di pelle, tacchi vertiginosi, lingerie provocanti, pose al limite della decenza: per alcuni, nessuno come lui ha saputo esaltare l’universo femminile; per altri, nessuno più di lui ne ha degradato la dignità. Il dibattito è tutt’ora aperto, e prendere una posizione non è poi così semplice. Ma una cosa è certa: nessuno può metterne in discussione la genialità. E per assaporare da vicino, quasi toccare con mano tutta la grandezza di Newton, per amarlo o magari detestarlo, basta una visita - o anche più di una – alla mostra allestita a Palazzo Reale, che può vantare la curatela di due noti « addetti ai lavori»: Matthias Harder, direttore della Helmut Newton Foundation e Denis Curti, direttore artistico de Le Stanze della Fotografia di Venezia, moderno polo espositivo con sede alla Fondazione Cini, sull’Isola di San Giorgio.Helmut Newton, legacy. La mostraIn un percorso espositivo articolato e suddiviso in capitoli cronologici, accanto alle immagini iconiche trovano spazio polaroid, stampe a contatto, materiali d’archivio e un nutrito corpus di scatti inediti (presentati per la prima volta in Italia) che svelano aspetti meno noti dell’opera di Newton, con un focus specifico sui servizi di moda più anticonvenzionali, per meglio comprendere il processo creativo e il contesto nel quale è nata l’ispirazione di questo straordinario artista, nato Helmut Neustädter a Berlino, scappato a Singapore, espulso in Australia e passato alla storia con il cognome anglicizzato di Newton. Ed è già conosciuto con questo nome quando, fra gli anni ’60 e ’70, raggiunge la celebrità massima, diventando il numero uno fra i fotografi di moda più quotati del tempo. Come lui, nessuno. O meglio, quasi nessuno… A fare eccezione è il newyorkese Richard Avedon, suo coetano e altro «bad boy» della fotografia mondiale, categoria fuoriclasse. Ad entrambi piace stupire, provocare, rompere gli schemi. E i grandi stilisti se li contendono. Perché anche la moda è stupore e provocazione. E’ conoscere il classico per reinventarlo. Molte e intense le collaborazioni di Newton con Yves Saint Laurent e Karl Lagerfeld, eccentrico e trsgressivo: la sua fotografia dal taglio metafisico - fatta anche di immagini duplicate e di manichini accostati a modelle in carne e ossa - cattura lo spirito del tempo, interpreta la rivoluzione sessuale di fino decennio e, sui corpi statuari, gli abiti non sono più semplici accessori, ma prendono vita. Newton esce dai canoni della fotografia di moda classica, stravolge i set e realizza molti dei sui celebri servizi fuori dagli studi. Ama la luce naturale e - come gli impressionisti - lavora en plein air : su una spiaggia alle Hawaii, nelle piazze, sulle terrazze degli hotel, a Parigi come a New York (iconico, per esempio, è lo scatto di Elsa Peretti vestita da coniglietta. New York, 1975). Negli anni ’80, sperimentando ancora, Newton introduce nella fotografia il concetto visivo dei dittici (modelli nudi e vestiti posano gli uni accanto agli altri), mentre nel decennio successivo, oltre che per le riviste (tutte quotatissime) di moda, presta la sua arte anche alle campagne pubblicitarie di stilisti quali Chanel, Thierry Mugler, YSL, Wolford, e a clienti come Swarovski e Lavazza (che gli affiderà i suoi calendari per due anni consecutivi, il ‘93 e il ’94). In questo periodo le immagini di moda iniziano ad affermarsi nel mercato dell’arte con quotazioni altissime e Newton riceve premi ovunque, giusto riconoscimento per la sua totale dedizione alla fotografia.La mostra a Palazzo Reale, con le sue potenti gigantografie e i ritratti raffinati, i nudi sfacciati e quelli velati, ci svela a tutto tondo il mondo unico di Helmut Newton, l’artista che ha sfidato ogni tentativo di categorizzazione e che, sino all'ultimo, ha continuato a incantare e a provocare con la sua inimitabile e singolare interpretazione della femminilità.
Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo Economico della Regione Lombardia (Ansa)
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