2025-04-21
Guerre robotiche nei sette mari
True
Il Magura V5, un'imbarcazione di superficie senza pilota multiruolo sviluppata per l'intelligence militare ucraina (Getty Images)
Sempre più droni marini e subacquei, sempre meno marinai, civili ma soprattutto militari, a rischiare la vita. Secondo gli analisti militari di fortunebusinessinsights il mercato globale di questi mezzi nel 2023 valeva 2,15 miliardi di dollari e si prevede che crescerà fino a 3,29 miliardi di dollari entro il 2032. Si usano per condurre attacchi, per proteggere unità navali ma anche e soprattutto le infrastrutture subacquee, siano essi gasdotti e oleodotti, oppure cavi per le telecomunicazioni.Un settore in espansione da una quindicina d’anni ma che dallo scoppio della guerra russo-ucraina, specialmente nelle acque del Mar Nero, e da quella tra Israele e Hamas, con gli attacchi Houthi nel Mar Rosso, ha assunto un’importanza strategica, al punto che vengono condotte esercitazioni internazionali proprio per addestrare gli operatori a sfruttare le prestazioni di questi mezzi, definiti «Susv», sigla che sta per piccoli vascelli senza pilota a bordo.Da un anno, per esempio, un gruppo operativo della Marina Militare statunitense (il gruppo 59.1 Pionieri), è stato incaricato dal Pentagono di collaudare le imbarcazioni di superficie senza pilota nel caldo torrido del Medio Oriente, dove i militari Usa stanno ottenendo risultati sorprendenti nonostante le interferenze di attori ostili che tentano di danneggiare o catturare le imbarcazioni durante la navigazione. Questi sono pirati e ribelli Houthi, ma a proteggere i droni ci sono corvette e incrociatori, nonché altri droni in volo di perlustrazione e, sempre, aerei radar e satelliti. Lo scorso mese, per esempio, sono state lanciate da Aqaba, in Giordania, un gruppo di imbarcazioni senza piloti a bordo nel Mar Rosso con una missione di sorveglianza ad ampio raggio: osservare chi incrocia quel tratto di mare aumentando la consapevolezza del dominio marittimo senza impiegare marinai. Con in più una grande innovazione: a bordo hanno una tecnologia - i cui dettagli la Marina non ha divulgato - che consentiva loro di navigare indipendentemente dal sistema Gps, in modo da non essere bloccati o disorientati in caso di tentativi ostili di disturbare i segnali provenienti dai satelliti. Lunghi meno di 4,2 metri, relativamente leggeri e facilmente recuperabili, sono pieni di tecnologie che potrebbero un giorno essere utilizzate dalla Marina ovunque vi sia una minaccia.In un’intervista al Military Times, il Tenente Luis Echeverria, comandante del Gruppo 59.1 della Marina, basato in Bahrein, ha dichiarato: «Questo drone marino trasporta un sistema integrato che gli consente di comprendere la sua posizione effettiva anche mentre il sistema satellitare viene disturbato. Ci sono alcune zone di mare dove opera la Quinta flotta che sono costantemente colpite da interferenze: non è possibile transitarci con un normale Gps a bordo perché esso indicherebbe una posizione errata e c’è il rischio di perdere il Suvs». Il reparto del tenente Echeverria, appunto il Task Group 59.1 soprannominato I Pionieri, è stato attivato nel gennaio 2024 e completa la Task Force 59 della U.s. Navy, anch'essa di stanza a Manama, in Bahrein, che ha una missione più ampia incentrata sull'integrazione di sistemi senza pilota e intelligenza artificiale nelle operazioni di superficie. In questo contesto il task group si concentra sulla collaborazione tra navi con equipaggio e mezzi senza pilota e collauda una serie di differenti tecnologie per i droni per un possibile ulteriore sviluppo o impiego. Molta attenzione viene data alle tecnologie nate come commerciali ma che possono essere impiegate anche per scopi militari, soprattutto quelle da provare per decidere se la Marina debba o meno investire nel prossimo futuro. Per esempio, le imbarcazioni schierate nel Mar Rosso sarebbero varianti del Saildrone Voyager Usv, una piattaforma che ha partecipato ai test della Marina per diversi anni ma che deve essere aggiornata con sistemi allo stato dell’arte. E al contrario, I Pionieri devono comunicare al Pentagono quali sono le tecnologie sulle quali è opportuno o promettente investire e quali sono quelle che presto saranno superate o già nella disponibilità dei potenziali nemici. «Naturalmente capita che le cose non vadano come previsto, come con la nave autonoma di superficie Lightfish della società Seasats, sperimentata nel Mar Rosso: su questo drone erano stati installati alcuni sistemi di contromisure elettroniche non ancora validate», ha ammesso lo stesso Echeverria al simposio annuale della Surface Navy Association, spiegando: «Abbiamo fallito ma è andata bene, perché ci sono fallimenti positivi, abbiamo capito rapidamente i nostri errori, ci siamo adattati, abbiamo ripetuto gli esperimenti e abbiamo superato le difficoltà». Apportando i miglioramenti, la Lightfish fu in grado di navigare per 17 giorni coprendo oltre mille chilometri e integrando con le navi con equipaggio. Il risultato è che la Quarta flotta della U.s. Navy ha dislocato degli Susv nelle acque intorno all'America centrale e meridionale, dove stanno operando nell’ambito dell'operazione Lancia del sud, che dispiega navi di superficie robotizzate a lunga permanenza, piccole imbarcazioni robotizzate come intercettori e droni a decollo e atterraggio verticale per operazioni di contrasto al traffico di droga. I prossimi passi del Gruppo 59.1 saranno l’uso di carburanti come il cherosene, già presente sulle navi per aerei ed elicotteri, e la capacità per i Susv di ingaggiare il nemico in vere e proprie guerre robotiche.
Jose Mourinho (Getty Images)