Gli Stati che dicono no all'immigrazione

Gli Stati che dicono no all'immigrazione
Ansa
  • Dagli Usa alla Danimarca, dalla Tunisia alla Francia: ovunque, nel mondo, i Paesi tornano a chiudere le frontiere. La grande ondata di flussi partita nel 2011potrebbe essere giunta al termine. Ora la parole d’ordine è: rafforzare i confini.
  • Dopo anni nel mondo delle favole, Bruxelles mobilita fondi e mezzi per vigilare su chi entra. Forse è la volta buona.
  • Ecco il modello inglese che ora tutti vogliono imitare: quello della lotta dura ai «criminali che gestiscono la tratta».
  • «Non importa chi sei o da dove vieni. L’Australia non sarà la tua casa».
  • In Nepal una delle leggi sulla cittadinanza più stringenti del mondo.

Lo speciale contiene cinque articoli

Una cerimonia a Roma per celebrare i 77 anni di Israele
L'ambasciatore israeliano a Roma, Jonathan Peled, insieme al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel loro incontro dello scorso anno (Ansa)

Si è tenuta oggi a Roma la cerimonia per il settantasettesimo anniversario dello Stato di Israele. L’evento si è aperto con la gioia per la liberazione dell’ostaggio americano-israeliano Edan Alexander. Sono seguiti interventi del senatore Lucio Malan e del deputato Paolo Formentini. Ha quindi preso la parola l’ambasciatore israeliano in Italia, Jonathan Peled.

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«Il doppiaggio artificiale mi fa paura»
Francesco Prando (Ansa)
La voce dello 007 di Daniel Craig e di altri divi, Francesco Prando: «Mi chiesero di vendere il mio parlato a una macchina. Ho detto di no, le emozioni non si possono riprodurre. L’attore che mi piace più interpretare? Matthew McConaughey».
«Smettiamola di lamentarci. Il ciclismo italiano ha futuro»
Ivan Basso (Ansa)
L’ex campione, ora dirigente Ivan Basso: «Il talento c’è, ma va aspettato. Nonostante le assenze di quest’anno, il Giro sta diventando sempre più una corsa che i grandi vogliono vincere».
«No, non possiamo chiudere il capitolo della pandemia»
Il filosofo Andrea Zhok: «Le ingiustizie di quella stagione devono ancora essere sanate. Cosa peggiore, l’esperimento autoritario che allora si aprì in Occidente rischia di essere solo agli inizi».
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