2019-11-07
Gli indiani non ci sentono e spengono i forni dell’Ilva. L’esecutivo va nel pallone
L'incontro a Palazzo Chigi è un flop. La proprietà di Arcelor riconsegna i rami d'azienda. Il nodo resta lo scudo legale. Dopo un cdm fiume, chiesto un nuovo incontro alla famiglia. Una giornata lunga, lunghissima, quella di ieri, sul fronte Ilva. In mattinata Arcelor Mittal Italia avvia formalmente la procedura per restituire le fabbriche all'amministrazione straordinaria pubblica. Gli stabilimenti ex Ilva di Taranto, Novi Ligure e Cornigliano, acquisiti nel 2018, per un totale di 10.777 dipendenti, oltre ai 4.000 in cassa integrazione che sarebbero potuti rientrare una volta completati gli investimenti di riconversione ambientale, tornano ai commissari. La retrocessione dei rami d'azienda e il conseguente trasferimento dei lavoratori, scrive il colosso della siderurgia in una lettera inviata ai sindacati, avverrà entro 30 giorni dalla data del recesso. La comunicazione segue l'annuncio di cessazione del contratto per l'ex Ilva di Taranto. La comunicazione, che di fatto segna l'avvio della procedura per il disimpegno, riguarda tutta Italia La retrocessione degli impianti e dei dipendenti ad Ilva in amministrazione straordinaria riguarda gli stabilimenti di Arcelor Mittal in tutta Italia: Taranto (8.277 unità), Genova (1.016), Novi Ligure (681), Milano (123), Racconigi (134), Paderno Dugnano (39), Legnaro (29) e Marghera (52) per un totale di 10351 dipendenti. A questi si aggiungono i dipendenti delle società del gruppo: Amis (64), Am Energy (100), Am Tabular (40), Am Maritime (222).Una mossa attesa, dopo che Arcelor Mittal, ha depositato, l'altro ieri, al Tribunale civile di Milano, un atto di citazione nei confronti dell'Ilva in amministrazione straordinaria e delle aziende collegate, preparando il terreno per lo scontro legale con l'Avvocatura dello stato. Così come scritto nell'atto di citazione, anche nella lettera di ieri Arcelor Mittal sottolinea che «la protezione legale costituiva un presupposto essenziale su cui Am Investco e le società designate hanno fatto esplicito affidamento e in mancanza del quale non avrebbero neppure accettato di partecipare all'operazione né, tantomeno, di instaurare il rapporto disciplinato dal contratto». In media, ci vogliono circa dieci giorni per iscrivere a ruolo la causa e trasmetterla alla sezione che poi l'assegna ad un giudice, anche se considerata la rilevanza del caso i tempi potrebbero accorciarsi.Con questi pessimi presupposti, il tavolo con il governo inizia alle 12 circa. A palazzo Chigi ci sono il premier Giuseppe Conte, i ministri Stefano Patuanelli, Roberto Gualtieri, Giuseppe Luciano Provenzano, Roberto Speranza, Teresa Bellanova, Nunzia Catalfo, e il sottosegretario Mario Turco. Per Arcelor Mittal sono presenti il patron Lakshmi Mittal e il figlio Adyta Mittal. Alla riunione non partecipa, come anticipato ieri dalla Verità, l'amministratore delegato di Arcelor Mittal Italia, Lucia Morselli: è il segnale che la proprietà è pronta a sciogliere la «succursale» italiana, creata apposta per questa operazione.L'incontro termina alle 15, senza alcun commento. Da indiscrezioni attendibili, sappiamo che i proprietari di Arcelor Mittal hanno ribadito al tavolo la loro posizione: senza scudo legale, addio Ilva. Non solo: anche altri ostacoli, come le vicende giudiziarie legate all'altoforno 2 e al pontile, vengono snocciolati dai Mittal al tavolo di palazzo Chigi. L'azienda parla di «ostilità», probabilmente riferendosi a prescrizioni legali e tecniche che rendono difficilissimo andare avanti. Lo spegnimento degli altiforni è a un passo: si porteranno col passare dei giorni alle temperature minime, un procedimento già iniziato, e poi sarà la fine. Alcune fonti riferiscono che l'azienda avrebbe chiesto 5.000 esuberi, in virtù di una riduzione della quantità di acciaio prodotto, e il relativo ricorso alla cassa integrazione. Il clima è incandescente. Immediatamente dopo la chiusura del tavolo, inizia un consiglio dei ministri al termine del quale, fa sapere Palazzo Chigi, ci sarà una conferenza stampa. Le ore trascorrono inesorabili, mentre i sindacati si spaccano: la Cisl-Fim annuncia ai media uno sciopero immediato, gli altri sindacati (Fiom, il primo sindacato a Cornigliano; Uilm, il primo sindacato a Taranto; Ubs) sospendono ogni decisione. «La questione», dichiara il segretario generale della Uilm di Taranto, Antonio Talò, «non è scudo penale sì, scudo penale no. Tutti conoscono le difficoltà del mercato dell'acciaio, quello italiano credo che non sarà per molti anni competitivo. Loro se ne sono resi conto e hanno capito che forse non vale la pena fare questi investimenti. Cercano il pretesto. Io credo», aggiunge Talò, «che abbiano già deciso di andare via».Il Consiglio dei ministri va avanti per ore: è facile immaginare che nel governo non tutti siano d'accordo con il pugno di ferro del M5s, che su pressione della componente interna di opposizione a Luigi Di Maio, capeggiata da Barbara Lezzi, ha cancellato lo scudo legale scatenando questo pandemonio. Al termine del Consiglio dei ministri, gli esponenti del governo restano ancora a discutere del caso-Ilva. Quando andiamo in stampa, l'annunciata conferenza stampa non è ancora iniziata. Le ultime voci raccontano di una richiesta del governo di un nuovo incontro alla famiglia. Evidentemente, trovare le parole giuste per spiegare agli italiani questo incredibile pasticcio è molto difficile.
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)