2021-01-25
Giulio Tremonti: «Non sarà Biden a salvare l’Europa»
L'ex ministro: «La sinistra italiana s'illude, se si aspetta che dall'America arrivi un soccorso anti sovranista. Nessuna rivincita del globalismo: quel mondo è finito, ne restano i problemi. E lo spettro di una rivoluzione...».Professor Giulio Tremonti, cosa cambia per l'Europa con l'arrivo di Joe Biden alla Casa Bianca?«Sto guardando la copertina del numero 91 di Aspenia, la rivista internazionale dell'Aspen institute. Titoli: L'America nonostante tutto; Biden e l'interregno; Le delusioni del trumpismo; Le illusioni degli alleati europei».Perché cita questi scritti?«È in questo quadrante che va definito lo scenario».Definiamolo, allora.«Anzitutto, quali mondi sono iscritti in quel quadrante?».Quali mondi ci sono?«Il mondo della globalizzazione, di Bill Clinton e di Barack Obama; il mondo della deglobalizzazione, che è il mondo di Donald Trump; e il mondo di adesso».E che mondo c'è adesso?«Per capirlo, dobbiamo ricordare quello che disse Obama quando fu eletto Trump, nel novembre 2016: “Non è la fine del mondo, ma è la fine di un mondo". Una frase di grande intelligenza politica».Qual era quel mondo che era finito, secondo Obama?«Il mondo della globalizzazione come utopia realizzata».Che genere di utopia?«Quella comunista era “collettivizzazione + elettrificazione". Quella mercatista era “mercato + democrazia"».È fallita pure questa, di utopia?«È stata un'utopia che creava il “mondo nuovo" e l'“uomo nuovo"; questo, fabbricato con le regole del politically correct. Per dire: l'ultimo atto della presidenza Obama fu l'obbligo di toilette gender negli edifici federali».Se è per questo, Biden ha nominato un sottosegretario trans...«Be', le regole in base alle quali si costruiva l'uomo nuovo erano, a volte, regole di libertà, talora anche estrema. Regole che avrebbero messo a disagio un dissoluto imperatore romano: diciamo, Eliogabalo con l'Ipad...».Chi le ha introdotte?«La base filosofica la mise Obama nel suo discorso inaugurale: “Siamo un popolo che ha in comune il futuro". Il passato lo si rimuove completamente. Tanto poco rileva il passato, che ormai qualcuno s'è messo a girare per le piazze degli Usa tirando giù le statue».Che fine ha fatto l'utopia mercatista, quindi?«La coppia “mercato + democrazia" ha funzionato per un trentennio, ma poi si è rotta: il caso della Cina dimostra che c'è più mercato che democrazia».Trump è la conseguenza?«Tanto per cominciare, non si possono ignorare quattro anni di governo per quattro settimane di follia».E allora?«La presidenza repubblicana interrompe lo scivolamento dell'America verso l'Asia. Inizia con ordini esecutivi come quello che ha portato a una colossale deregulation. E con la riforma fiscale, che ha avuto un effetto molto intenso su Wall Street. Ovvero, sul welfare americano».Perché dice che Wall Street è il welfare americano?«È un'applicazione dell'ideologia protestante: se lavori, sei premiato da Dio; se impieghi virtuosamente i tuoi risparmi, sei premiato da Wall Street. E più sale Wall Street, più sei garantito sul tuo welfare, cioè sui tuoi fondi pensione, assistenza o sanità».E questo che mondo è?«È il mondo che reagisce alla proiezione geopolitica della Cina, iniziata con la presidenza Xi e con i progetti di Via della seta».Cosa ne resta ora?«La crisi della globalizzazione. La globalizzazione ha messo in crisi la democrazia - e la pandemia ha messo in crisi tutte e due. Cosicché, oggi, la lotta di classe postmoderna è tra vincenti e perdenti della globalizzazione. E i perdenti stanno a destra come a sinistra».Uniti dal depauperamento di massa?«Nel 1995, subito dopo il Wto, pubblicai Il fantasma della povertà».Cosa c'era scritto?«Che l'Occidente avrebbe esportato in Asia i suoi capitali, importando povertà. È questo che spiega le cause profonde della prima crisi della globalizzazione: quella finanziaria del 2008».Perché?«Cos'erano i subprime? Il tentativo di compensare, in termini di plusvalore, il perduto valore del lavoro americano».Si spieghi.«Se i capitali vanno in Asia, perdi il lavoro - o sei livellato verso il basso dalla competizione salariale. Ci si inventa di compensare con una rendita finanziaria: la tua casa, che valeva x, ora vale x+1, x+2, o x+3. E così puoi avere un effetto ricchezza e i mutui, basati su un plusvalore inventato. Al contrario, la perdita sul lavoro era vera».A quella crisi, Bush e Obama risposero con un massiccio intervento dello Stato nell'economia.«La mano invisibile del mercato fu sostituita dalla mano visibile dello Stato».Un fatto positivo?«Una soluzione che ha consentito al meccanismo di andare avanti per un altro decennio, durante il quale è stata creata dal governo una quantità enorme di moneta dal nulla. È quello che in Europa chiamiamo easing. E che sarà all'origine della prossima crisi».Addirittura?«La presidenza Biden viene dopo questo processo di crisi».Ecco. Con quali auspici si apre?«Biden ha iniziato con ordini esecutivi che corrispondono al suo messaggio elettorale: la gestione della pandemia; i ristori; le emergenze sociali, l'immigrazione, il blocco dei debiti degli studenti; l'ambiente, con lo stop all'oleodotto Keystone».Al di là delle bandiere, cosa intravede lei?«La grande sfida sarà sulla struttura economica e sociale, sulla sanità, sulle infrastrutture. Qui Biden dovrà fare politica e gli servirà un consenso molto più ampio di quello che ha».Dovrà essere trasversale?«Più o meno. E questo ci porta all'Europa».In che senso?«È ragionevole pensare che, per un certo periodo, Biden si occupi dell'America».Quindi, gli Usa si disinteresseranno di noi?«È più che provinciale l'atteggiamento di certi politici italiani, che vedono nella nuova presidenza Usa la loro salvezza contro sovranisti e populisti».La sinistra sbaglia ad aspettarsi una scialuppa?«Aspettarsi di colmare un deficit di forza politica in Italia con un surplus di forza politica in America è abbastanza puerile».Quindi, Biden è espressione del mondo di Clinton e Obama, ma...«... Ma quel mondo non c'è più».La narrazione mediatica, invece, è che Trump sia stato un'anomalia della storia. La quale, adesso, rientra finalmente nei binari.«La pandemia ha hackerato il software della globalizzazione, il suo meccano mentale tutto positivo e progressivo. Superata l'emergenza sanitaria, restano gli effetti di crisi mentale, sociale ed economica. Questi rimarranno anche quando il vaccino avrà battuto il virus. Dice niente l'immagine biblica della Torre di Babele?».Perché cita la Torre di Babele?«La Torre di Babele è l'umanità che si unisce e sfida la divinità, elevandosi verso il cielo. Ma la divinità reagisce a quest'atto blasfemo, togliendole la lingua unica».Sintesi ineccepibile.«Metti “pensiero unico" al posto di “lingua unica" e capisci cosa sta succedendo».Non è che la pandemia, dopo la cinesizzazione del lavoro, ci porterà invece una cinesizzazione anche delle forme politiche?«La crisi della democrazia c'era prima e derivava dalla globalizzazione». In che modo?«Nel passato votavi un politico per risolvere problemi governabili, perché avevano origine e dimensione incluse nei confini nazionali. Ora non è più così: i flussi finanziari, quelli migratori, le macchine ruba lavoro, sovrastano i confini nazionali».Come se ne esce?«Un tentativo è cercare una soluzione politica al di sopra degli Stati nazionali: l'Europa. L'Europa degli eurobond, proposta dall'Italia nel 2003 e finalmente arrivata nella primavera del 2020».Secondo lei, l'Europa è veramente cambiata, come dice la vulgata post pandemica? «In parte sì. Nel Trattato sul funzionamento dell'Ue c'è scritto che è competenza concorrente dell'Unione e degli Stati la lotta ai “flagelli internazionali". L'Europa ha funzioni di coordinamento, ma va detto che, dopo mesi e mesi di silenzio, ha iniziato a esercitarle. Meglio questo che niente».Sì, ma tanta retorica per lo sforzo Ue sui vaccini e poi la Germania compra 30 milioni di dosi, alla faccia dei partner comunitari... «Dato che aveva la presidenza dell'Unione, la Germania avrebbe anche potuto evitare gli acquisti a latere... Può essere stato un atto legale, ma l'etica politica imponeva una diversa assunzione di responsabilità».Chiudo riportandola in America. Lei citava le quattro settimane di follia trumpiana. Di nuovo: derubrichiamo tutto a un'anomalia storica, oppure resta un disagio con cui si dovranno fare i conti?«Rimane un problema: la globalizzazione che da sogno si trasforma in incubo. L'altro giorno ho scritto un articolo che paragonava 1720 e 2020».Cosa c'entra?«Nel 1720, in Francia, che allora era il centro del mondo, ci sono due fenomeni: la peste levantina e il crollo del sistema finanziario globale inventato da John Law. È da qui che arrivò la rivoluzione».E oggi?«Oggi abbiamo la pandemia e un eccesso di finanza: la creazione di enormi masse monetarie da parte delle banche centrali».Arriverà un'altra rivoluzione?«Puoi continuare a stampare denaro... Ma solo finché la gente ci crede. Un piccolo suggerimento, tratto da un antico proverbio sudamericano».Sentiamo.«Fermati e aspetta che la tua anima ti raggiunga».
Abiy Ahmed e Giorgia Meloni (Ansa)
Il presidente e ad di Philip Morris Italia Pasquale Frega a Cernobbio (Ansa)
Il presidente e ad di Philip Morris Italia dal Forum Teha di Cernobbio: «La leva competitiva è cruciale per l'Italia e l'Europa».