2018-09-05
«Giro di false fatture». Babbo e mamma di Renzi andranno a processo
I genitori dell'ex leader dem sono stati rinviati a giudizio: si inizia il 4 marzo, data simbolo del tracollo renziano. L'indagine fu rivelata dalla Verità.Il socio al telefono: «Non potevo chiedere sconti al papà del premier». Luigi Dagostino, in affari con Tiziano, intercettato: «Provavo sudditanza psicologica verso di lui, perciò l'ho pagato molto di più». E confida che ai pm potrebbe far scrivere un libro.Lo speciale contiene due articoli. Il giudice per l'udienza preliminare Silvia Romeo si è presa 30 minuti di camera di consiglio prima di prendere una decisione a suo modo storica: il rinvio a giudizio di Tiziano Renzi e Laura Bovoli, genitori dell'ex premier Matteo, per l'emissione di presunte fatture false. È infatti la prima volta, in 4 anni di indagini da parte di cinque diverse Procure (Cuneo, Firenze, Genova, Napoli e Roma), che un pm, anzi una pm, riesce a portare alla sbarra i Renzi. Il primato spetta a Christine von Borries, magistrato con la passione per i libri gialli (ne ha scritti tre), padre e cognome tedeschi, madre torinese, natali spagnoli, studi tra Barcellona e Firenze, primo incarico da magistrato ad Alba in Piemonte. L'avvocato di Tiziano e Laura, il brillante Federico Bagattini, le ha reso onore a suo modo: «Tutta colpa del pubblico ministero, perché se si faceva gli affari suoi…» dice tra il serio e il faceto. «L'ho incrociata ora e le ho fatto la battuta». Il processo inizierà il 4 marzo. Esattamente un anno dopo la scoppola elettorale che ha spedito all'opposizione Matteo Renzi. E il 4 marzo 2018 era stata anche la data che aveva fatto slittare in avanti i vari procedimenti contro i suoi genitori: «Ne parliamo dopo il 4 marzo» era il mantra ripetuto dai magistrati ai giornalisti che chiedevano lumi sulle varie inchieste riguardanti i Renzi. In Toscana Tiziano e Laura sono indagati anche per il concorso nella bancarotta della coop Delivery Service (si attende per inizio autunno l'avviso della chiusura delle indagini); a Roma Tiziano è sotto inchiesta per traffico di influenze illecite nell'ambito del fascicolo Consip (anche in questo caso le investigazioni stanno volgendo al termine); a Cuneo Laura è, invece, coinvolta nel concorso in un altro crac, quello della Direkta srl. Ma in questa marea di procedimenti il primo ad andare a processo è quello rivelato dalla Verità quasi un anno fa per due fatture da 195.200 euro. Ieri in aula era presente solo il terzo indagato, l'immobiliarista Luigi Dagostino, a cui vengono contestati l'utilizzo delle false fatture e anche la truffa. Attualmente l'imprenditore si trova agli arresti domiciliari ed è assistito dall'avvocato Alessandro Traversi. Gli avvocati hanno fatto le loro arringhe, la pm ha replicato e i legali hanno controreplicato. Alla fine, dopo un'ora di discussione, la Romeo si è chiusa in Camera di consiglio e ha deliberato.L'asso nella manica della von Borries potrebbero essere state alcune intercettazioni depositate dopo l'avviso di chiusura delle indagini. In queste telefonate Dagostino ammette che il prezzo pagato per lo studio era fuori mercato, ma che andava saldato perché Tiziano era il padre del premier e nei suoi confronti aveva una sorta di sudditanza psicologica. In un'intervista rilasciata alla Verità l'immobiliarista aveva dichiarato a proposito del babbo: «Faceva parte del suo lavoro, quello della lobby, di portare magari i politici» e aveva parlato proprio di «sudditanza psicologica».Torniamo alle due fatture. Una da 170.800 euro è stata emessa dalla Eventi 6 srl della famiglia Renzi, l'altra (importo 24.400 euro) dalla Party srl, di cui era socio Tiziano, e sono state entrambe pagate dalla Tramor srl di Dagostino. Secondo i magistrati, Laura e Tiziano, in qualità rispettivamente di amministratore e amministratore di fatto, avrebbero emesso le due fatture incriminate «al fine di fare evadere le imposte sui redditi e sul valore aggiunto alla Tramor srl con sede in Scandicci, amministrata sino al 18 giugno 2015 da Luigi Dagostino e amministrata di fatto dallo stesso almeno fino al luglio 2015» e in cambio avrebbero ottenuto «un ingiusto profitto», visto che le fatture sarebbero state pagate per «operazioni oggettivamente inesistenti». La prima ricevuta, intestata alla Party srl, è datata 15 giugno 2015 e ha come oggetto uno studio di fattibilità «per un'area destinata al food» all'interno di un centro commerciale del gusto (Taste Mall) da realizzare tra Reggello e Rignano sull'Arno. Però per i magistrati quello «studio in realtà non è mai stato effettuato». Non è stato trovato né nell'archivio della Tramor e neppure nel carteggio email intercorso tra Party e Tramor. La fattura da 140.000 euro più Iva è stata emessa il 30 giugno 2015 per un ulteriore studio di fattibilità «mai effettuato» per «una struttura ricettiva e food con i relativi incoming asiatici e la logistica da e per i vari trasporti pubblici (Ferrovie-aeroporti ecc.)», una specie di mini Eataly per cinesi.Il lavoro sarebbe stato effettuato «come da incarico stipulato in data 20 gennaio 2015 e consegnato il 30 maggio 2015». I Renzi inviarono due diverse versioni della fattura più cospicua (la prima da 100.000, la seconda da 140.000) allegando, a parziale giustificazione del pagamento, due pagine e mezzo di relazione e 5 piantine. Uno studio considerato dai magistrati assai scarno e generico.La prima fattura viene pagata direttamente da Dagostino il 16 giugno 2015. Il giorno dopo l'imprenditore pugliese cede la Tramor alla multinazionale del lusso Kering e il nuovo amministratore, il francese Remi Leonforte, ne assume la guida il 18 giugno. Per questo Dagostino, il 6 luglio, si rivolge al suo referente in Kering, Carmine Rotondaro, un avvocato calabrese sotto inchiesta a Milano e Firenze per vari reati, indirizzandogli questa mail: «Buongiorno caro, ti pregherei di mettere in pagamento urgentemente per i motivi che ti ho spiegato. Un abbraccio, Luigi». Quattro giorni dopo Rotondaro scrive al tesoriere del gruppo Kering, Marco Vettori, e gli chiede «di pagare con estrema urgenza la fattura allegata». Il marsigliese Leonforte, indagato a sua volta per reati fiscali, nel novembre scorso è stato sentito a verbale e si è apertamente dissociato: «Non ho trovato nella documentazione contabile della Tramor né il contratto di affidamento dell'incarico alla Eventi 6, né lo studio di fattibilità menzionato nella fattura». Che qualcosa non tornasse gli inquirenti lo avevano intuito già il 5 ottobre scorso, dopo aver raccolto le spontanee dichiarazioni di Tiziano Renzi e aver verificato l'assenza di materiale extracontabile su quei progetti nella sede della Eventi 6. Per tali motivi il 19 ottobre avevano iscritto sul registro degli indagati Tiziano Renzi e Laura Bovoli con l'accusa di emissione di fatture per prestazioni inesistenti.Dopo l'interrogatorio Leonforte, avendo verificato «che la fattura non era supportata da adeguata documentazione», l'ha fatta annullare e l'ha fatta inserire nella richiesta di ravvedimento operoso presentata all'Agenzia delle entrate il 29 dicembre scorso. Inoltre ha fatto costituire la Tramor come parte civile nel processo. Con gli inquirenti Leonforte ha descritto come deus ex machina dell'operazione Rotondaro: «Io non avevo ben presente lo scopo che si prefiggeva (…), sono diventato amministratore su sua richiesta (…)». Rotondaro e Dagostino in quel periodo condividevano diversi business ed entrambi si accompagnavano con Tiziano Renzi, il quale doveva fungere da passe-partout presso alcune amministrazioni comunali a guida Pd, come quelle di Sanremo e Fasano, per ottenere le autorizzazioni per la realizzazione di outlet del lusso. L'avvocato Bagattini, che pure ha provato a evitare il processo con un'accalorata arringa, sfoggia un savoir-faire anglosassone: «Il rinvio a giudizio era una decisione scontata da quando abbiamo scelto di chiedere il processo nel marzo 2018. Vogliamo infatti difenderci in un processo vero e non nel tritacarne mediatico. Anche perché le fatture ci sono, sono state regolarmente pagate e il progetto per il quale Renzi ha lavorato è in corso di realizzazione». Quest'ultima ci sembra una notizia e per questo chiediamo lumi: esistono foto dei lavori? E un progetto esecutivo? «Per il momento non li abbiamo, li tireremo fuori a tempo debito. Si tratta di informazioni e documentazione che provengono da Dagostino».