2024-08-18
La Germania taglia i soldi a Zelensky
Volodymyr Zelensky e Olaf Scholz (Ansa)
Problemi di bilancio e dubbi politici: il ministro delle Finanze di Berlino scrive a quello della Difesa e annuncia il dimezzamento degli aiuti per l’Ucraina. Accuse dei russi ai nemici: pronto un attacco alla centrale nucleare di Kursk, sarebbe una catastrofe.Gli ucraini hanno chiuso il rubinetto del gas che alimentava l’economia tedesca, facendo sprofondare la Germania nella crisi più nera, e Berlino chiude il rubinetto degli aiuti a Kiev per far fronte all’invasione russa. La decisione, comunicata dal ministro delle Finanze Christian Lindner al collega della Difesa, Boris Pistorius, non è apparentemente l’immediata conseguenza degli sviluppi dell’inchiesta sull’attentato che ha messo fuori uso il gasdotto Nord Stream, attraverso cui Mosca fino al 2022 pompava energia a basso prezzo per l’industria tedesca.Tuttavia, l’annuncio che non ci saranno altri fondi nel prossimo futuro per sostenere la causa ucraina è una spia non soltanto dei rapporti fra i due Paesi, che potrebbero essere ulteriormente raffreddati dalla scoperta che a pianificare il blitz contro l’infrastruttura, inaugurata 13 anni fa con tanto di fanfara da Angela Merkel, ma anche un indicatore molto efficace dello stato di salute dell’economia della Germania.Infatti, quella che fino a ieri era considerata la locomotiva europea (a cui, non bisogna dimenticarlo, è agganciata anche l’industria italiana, che di Berlino è uno dei principali partner) da tempo sta perdendo colpi e di recente la decrescita infelice della sua economia sembra accelerare, al punto che gli stessi tedeschi vedono nero. «Le prospettive economiche della Germania stanno collassando», ha dichiarato di recente il presidente di uno dei centri di ricerca economica più importanti del Paese, Achim Wambach. Un giudizio dettato dalle ultime rilevazioni, secondo cui la fiducia degli investitori ad agosto si è più che dimezzata rispetto a luglio, passando da 41,8 punti a soli 19,2. La guerra in Ucraina, l’instabilità della situazione in Medio Oriente, ma anche il rallentamento di Cina e Stati Uniti in pratica spaventano gli osservatori, i quali cominciano a temere che per una delle più importanti industrie della Germania, ossia quella dell’automotive, la transizione green annunciata da Ursula von der Leyen rappresenti il colpo di grazia. Dunque, visto che a Berlino tira una pessima aria, il governo arcobaleno di Olaf Scholz comincia a tirare il freno a mano, per lo meno per quanto riguarda alcune spese in eccesso e quelle destinate a sostenere l’Ucraina paiono essere tra queste. La lettera con cui il ministro Lindner comunicava al collega Pistorius che i fondi a disposizione di Zelensky e compagni sono esauriti è stata spedita all’inizio di agosto, cioè quando il ruolo di Kiev nella pianificazione dell’attentato al Nord Stream non era ancora stata rivelata dal Wall Street Journal. Però, siccome il giornale americano ha attinto la notizia da un’inchiesta della Procura tedesca, è molto probabile che a Berlino qualcuno sapesse in anticipo che cosa stava per essere rivelato. Dunque, sebbene sia assolutamente vero che la Germania vive una congiuntura economica non tra le più favorevoli, è altamente probabile che la crisi non escluda l’altra motivazione, e cioè che la decisione di chiudere i rubinetti con cui si sosteneva Kiev sia una conseguenza della scoperta che sia Zelensky sia il suo capo dell’esercito erano a conoscenza dell’attentato al gasdotto. Anzi: a pianificarlo sono stati i vertici militari ucraini.I tedeschi, che per anni avevano goduto di un’energia a basso prezzo con cui hanno potuto sostenere la loro crescita a scapito del resto d’Europa (e anche del mondo), all’improvviso, a seguito della guerra e della bomba al Nord Stream, si sono scoperti più fragili e più esposti e, dunque, anche più preoccupati per il proprio futuro, come dimostrano le rilevazioni sulla fiducia. Ovviamente, per tutto ciò devono principalmente ringraziare Kiev, cioè il governo a cui hanno teso la mano, offrendo armi e soldi, oltre che un decisivo sostegno per entrare nella Nato e in Europa. Del resto, i paradossi della storia hanno spesso dimostrato che il peggior nemico a volte è proprio chi riteniamo amico.
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