2019-07-23
Francesco riscende in campo per la Siria
Il Papa chiede a Bashar Al Assad di «mettere fine alle sofferenze del popolo». Pietro Parolin: «Nessun intento politico, solo urgenza di soluzioni praticabili per la pace». Voci dall'Argentina: Ratzinger offrì all'«avversario» Bergoglio la Segreteria di Stato. Ma sono «fantasie».La lettera è datata 28 giugno, ma è stata consegnata ieri a Damasco al presidente siriano Bashar Al Assad dal cardinale Peter Turkson, prefetto del dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, e dal cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria. Papa Francesco torna a farsi sentire sulla guerra in Siria con un'altra lettera, come quella decisiva che indirizzò a Vladimir Putin nel 2013 e che contribuì a scongiurare l'attacco che Barack Obama stava per portare ad Assad.L'agenzia di stampa Sana, organizzazione governativa siriana, riporta dell'incontro del presidente con i due cardinali scrivendo che «nella lettera, il Papa ha ribadito il suo sostegno al ripristino della stabilità in Siria e alla fine della sofferenza del popolo siriano causata dalla guerra e da ciò che ne è risultato». Secondo l'agenzia il presidente Assad durante l'incontro ha sottolineato «i crimini e gli attacchi contro i civili che sono ancora commessi da terroristi dalle aree in cui si trovano, in particolare in Idlib, così come il supporto che viene ancora inviato alle organizzazioni terroristiche da alcuni Paesi regionali e occidentali».In effetti la situazione a Idlib, l'ultima provincia della Siria ancora in parte controllata da gruppi radicali e jihadisti, è al centro della lettera del Papa. Qui la popolazione si trova come tra due fuochi: da una parte i terroristi, dall'altra il timore per ritorsioni da parte delle forze di sicurezza di Assad. Nell'area è impegnato anche l'esercito russo a dar manforte al governo siriano. Ma il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, interviene su Vatican news per dire che la preoccupazione del Papa non è politica, ma «umanitaria». Al centro della lettera papale, dice Parolin, ci sono «le condizioni per un rientro in sicurezza degli esuli e degli sfollati interni e per tutti coloro che vogliono far ritorno nel Paese dopo essere stati costretti ad abbandonarlo», «il rilascio dei detenuti e l'accesso per le famiglie alle informazioni sui loro cari», «la situazione dei prigionieri politici» e «perché venga protetta la vita dei civili e siano preservate le principali infrastrutture, come scuole, ospedali e strutture sanitarie». In tutti questi anni il Vaticano non si è mai adagiato su posizioni anti Assad, dando ascolto a quanto le Chiese locali hanno sempre ribadito: il conflitto non si può risolvere disarcionando il presidente, e l'Occidente ha le sue responsabilità nella gestione dei vari gruppi terroristi islamisti. Questa nuova lettera sembra richiamare anche Assad alle sue responsabilità; come ha detto Parolin «il Santo Padre lo incoraggia a mostrare buona volontà e ad adoperarsi per cercare soluzioni praticabili ponendo fine a un conflitto che dura da troppo tempo».Da un Segretario di Stato all'altro, passando per fantasiose chiacchiere che arrivano dall'Argentina. Secondo il sacerdote padre Fernando Miguens, che conosce Bergoglio da prima della sua elezione a papa del 2013, Benedetto XVI offrì a Bergoglio la carica di Segretario di Stato dopo il conclave del 2005. La notizia è stata diffusa dal portale di notizie ecclesiastiche statunitense Crux. La giornalista Inés San Martín scrive che sono state consultate diverse fonti che ritengono la cosa «palusibile»: secondo Miguens papa Ratzinger sarebbe stato preoccupato per lo stato di corruzione della Santa Sede e avrebbe così pensato di rivolgersi al cardinale Bergoglio per il delicato ruolo di numero 2. «Ma Jorge gli disse di no», ha affermato il sacerdote argentino. Secondo le fonti consultate dalla Verità, una anche in Argentina, la notizia è «fantasiosa». L'unico appiglio, meramente speculativo, a cui si può fare riferimento è dato dal fatto che tutte le ricostruzioni del conclave 2005, quello dell'elezione di Jospeh Ratzinger, dicono che Bergoglio fu il suo antagonista diretto, espressione di un «partito» di porporati liberal. Potrebbe forse Benedetto XVI essere stato tentato da un eccesso di equilibrismo politico, al punto da offrire all'«avversario» il ruolo di numero 2 nel governo della Chiesa? L'ipotesi appare decisamente poco credibile. Probabilmente Ratzinger per quel delicato ruolo pensava a qualcuno lontano dalle consuete cordate del mondo diplomatico vaticano, per questo nominò poi il suo fedele collaboratore cardinale Tarcisio Bertone, ma non al cardinale Bergoglio. Che tra Benedetto XVI e l'allora arcivescovo di Buenos Aires potesse esserci un qualche rapporto privilegiato visto l'andamento del conclave è mera ipotesi, di fatto c'è quello che lo stesso Papa emerito ha dichiarato nel suo ultimo libro intervista, Ultime conversazioni, rispondendo alle domande del giornalista tedesco Peter Seewald. Dopo aver detto che l'elezione di papa Francesco è stata per lui «una sorpresa», e che lo conosceva «grazie alle visite ad limina e alla corrispondenza», viene ricordato al Papa emerito della voce secondo la quale durante il conclave del 2005 il cardinale Bergoglio fosse uno dei favoriti insieme a lui. «Esatto», risponde Benedetto XVI. «Ma pensavo che fosse acqua passata. Di lui non si era più sentito parlare».
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