2023-12-29
La Figc emana l’editto contro la Superlega: chi non la disconosce sarà bandito dalla A
Nella domanda d’ammissione al campionato dovrà esserci l’impegno formale a non aderire a competizioni extra Uefa. Partiamo dal succo della notizia: dopo il comunicato del governo inglese, che ha vietato alle squadre di Premier League l’adesione a ogni forma di torneo calcistico secessionista, dunque anche a un’eventuale Superlega, tocca all’Italia prendere posizione. Lo ha fatto ieri la Figc con un testo che non lascia spazio a interpretazioni: «Le società devono, entro il termine perentorio del 4 giugno 2024, depositare presso la Lega nazionale professionisti Serie A la domanda di ammissione al Campionato 2024/2025, contenente la richiesta di concessione della licenza nazionale e l’impegno a non partecipare a competizioni organizzate da associazioni private non riconosciute dalla Fifa, dalla Uefa e dalla Figc. L’inosservanza del termine perentorio del 4 giugno 2024 determina la mancata concessione della licenza nazionale 2024/2025». In buona sostanza: chi meditasse di aderire a superleghe al di fuori dell’egida Uefa, sarebbe escluso dalla nostra massima serie. La decisione arriva all’indomani della sentenza della corte europea sulla legittimità di organizzare tornei professionistici sganciati dall’orbita istituzionale tradizionale, verdetto che aveva suscitato il gaudio di A22, la società legata a Jp Morgan incaricata da Real Madrid, Barcellona e Juventus di pensare all’architrave di un super campionato europeo già nel 2020. Che la Figc si schieri apertamente a fianco delle istituzioni di Nyon contro la Superlega è inevitabile. Da un lato perché il suo presidente Gabriele Gravina ricopre anche il ruolo di vicepresidente Uefa, dunque braccio destro del grande capo, l’avvocato sloveno Aleksandr Ceferin. Dall’altro perché il rischio che un’adesione a un trofeo continentale nuovo e indipendente depotenzi la Serie A nostrana è concreto. Se i danari in palio in un ipotetico supertorneo fossero tali da soverchiare i premi di tutti gli altri, ci ritroveremmo un campionato disputato dalle seconde linee, con i campioni risparmiati per le partite di Superlega. Significherebbe uno spettacolo assai penalizzato, a fronte dei diritti televisivi nazionali già assegnati fino al 2029: la Lega Serie A percepirà circa 900 milioni di euro a stagione, Dazn trasmetterà tutte e 10 le partite del campionato, di cui 7 in esclusiva, mentre tre saranno le sfide a settimana trasmesse da Sky in coesclusiva. Per i club della massima serie arriveranno dai due editori 4,5 miliardi garantiti in cinque anni più un eventuale miliardo in base ai livelli di share e agli abbonati. Indebolire un sistema già così incardinato sarebbe folle, non solo controproducente.Questa notizia segnala che gli schieramenti nella battaglia si stanno posizionando in vista di una trattativa. Il progetto di un supertorneo non verrà archiviato, ma la Uefa verosimilmente desidera diventare commensale favorito nella spartizione della torta. Il ragionamento di Ceferin è: che si crei pure il supertrofeo, ma vogliamo esserne parte integrante. Il prossimo Paese a schierarsi potrebbe essere la Germania, da sempre tra le più critiche sui propositi degli scissionisti, anche perché la Bundesliga è un campionato che funziona bene, ha i conti in ordine e gli stadi zeppi di tifosi. Nel frattempo emergono segnali di un certo qual nervosismo tattico. L’Uefa avrebbe ufficialmente chiesto alla Corte di giustizia dell’Ue di modificare il comunicato stampa sulla storica sentenza perché lo riterrebbe fuorviante. Gli avvocati di Ceferin accusano la corte di aver pubblicato quel comunicato in modo da rendere la sentenza più appetibile per la stampa. Il verdetto non sancirebbe la nascita effettiva di una Superlega sganciata dall’orbita istituzionale, come invece si sarebbe portati a pensare. Il comunicato stampa diffuso dai media di tutto il mondo, spiegano i legali di Ceferin, dimentica di includere la parte della sentenza della corte che chiarisce come le organizzazioni sportive possano richiedere esenzioni dalle regole europee sulla concorrenza solo se riescono a dimostrare che ciò è nell’interesse pubblico. «Anche se sappiamo che i comunicati stampa non vincolano la corte, essi sono il punto focale dell’attenzione dei media in casi di alto profilo con un inevitabile impatto, tra gli altri, sulla percezione e sulla reputazione della Uefa, data l’estrema gravità della questione», sostengono i vertici di Nyon, parlando di «influenza» nel modo di «percepire il caso». Anche in questa circostanza, un modo per dar fuoco alle polveri e posizionarsi in una futura trattativa con A22, o chi per essa, dal lato favorevole del campo.