2020-02-23
Fiere del lusso, prenotazioni e viaggi Il morbo ora aggredisce l’economia
Mido, il più grande evento internazionale dedicato al settore mondiale dell'eyewear (Ansa)
Per Assoturismo la «botta» da cancellazioni ammonta 1,6 miliardi, con 50.000 turisti che hanno rinunciato Confcommercio: «Moratoria sulle scadenze fiscali». A Milano slitta di tre mesi l'esposizione degli occhiali. Gli effetti del coronavirus, si fanno vedere non solo nelle corsie degli ospedali. Con l'aumento dei contagi nel nostro Paese ci sono infatti interi settori dell'economia che stanno andando verso la paralisi.Il primo a pagarne le conseguenze dall'inizio dell'anno è quello del turismo, in particolare quello dei viaggi. Da quando si è diffuso l'allarme, infatti, circa 50.000 viaggiatori hanno cancellato un viaggio già prenotato, e altre decine di migliaia hanno annullato i preventivi. A lanciare l'allarme è Assoviaggi Confesercenti. L'ondata di annullamenti ha colpito tutto il settore: quasi il 50% delle agenzie ha subito cancellazioni e ha dovuto rimborsare i viaggiatori. E se per il 48% di queste la spesa per pratiche di rimborso è stata inferiore ai 1.000 euro, per un altro 37% la somma ha oscillato tra i 1.000 e i 5.000, mentre per ben il 15% restante è stata oltre i 5.000 euro. Sempre secondo Assoviaggi, le agenzie segnalano il 20,3% di cancellazioni proprio per la Cina, mentre ben il 32% di annullamenti riguarda il resto dell'Asia (oltre il 52% in totale). Secondo Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti, l'intero settore turistico (non solo quello dei viaggi, ma anche quello dei pernottamenti) dovrà dire addio, causa coronavirus, a circa 1,6 miliardi di spesa da parte dei viaggiatori. Le regioni più colpite saranno il Lazio, la Toscana, il Veneto e la Lombardia, che insieme intercettano oltre l'80% dei pernottamenti dei turisti cinesi.Se, di certo, quello del turismo, è il settore che ha risentito per primo dell'impatto del coronavirus all'interno dei nostri confini, va anche detto che i comparti in difficoltà non sono pochi. La Verità ha contattato alcune associazioni legate a Confindustria come Sistema Moda Italia o Assocalzaturifici per capire se gli effetti del virus Covid-19 si siano già visti sul mercato italiano. Sistema Moda Italia ha fatto sapere «che al momento è troppo presto per capire se vi saranno degli effetti. Sicuramente potrebbero esserci delle contrazioni nei fatturati delle società, ma è anche vero che la Cina è un gigante capace di rialzarsi in piedi molto velocemente e i cali di oggi potrebbero essere recuperati più avanti nel 2020». Meno ottimista Matteo Scarparo, business service manager di Assolcazaturifici. «Al momento», dice, «gli effetti non si sono ancora visti, se non leggermente al Micam (salone internazionale del calzaturiero), dove si è registrato un calo dei buyer in arrivo dalla Cina del 2,5%. Il problema per le nostre aziende ci sarà quando le scorte di materiali e componenti in arrivo dalla Cina smetteranno di arrivare. In quel caso il fatturato per le società italiane potrebbe calare anche del 30 o 40%, ma è troppo presto per dirlo e ora non siamo ancora arrivati a questo punto». La stima di Scarparo è in linea con quella di Mario Boselli, presidente onorario della Camera della moda e presidente dell'istituto Italo-Cinese. Il settore della moda, dice, perderà il 30% del fatturato perché la gran parte dei compratori viene dalla Repubblica Popolare. Sempre di ieri la notizia dello slittamento di tre mesi del Mido, fiera internazionale degli occhiali di Milano. Del resto, a far il punto sulla situazione italiana ci pensa un gigante della finanza come Nomura. Stando alle stime del colosso giapponese, l'Italia sarà la più colpita in Europa dal coronavirus. «Considerato il basso tasso di crescita da cui l'Italia parte quest'anno», si legge in un rapporto sull'impatti economico del virus, «ci aspettiamo che il Paese (l'Italia, ndr) entri in recessione nel 2020, con un pil in calo dello 0,1% nell'anno (molto al di sotto dello 0,6% previsto dal governo)». D'altronde, in Italia ci sono 13 miliardi di export verso la Cina e altri 31 di beni in arrivo dalla Repubblica Popolare. Invece il Fmi di fronte all'emergenza del coronavirus, ha ridotto al 3,2%, 0,1 punti in meno, la stima di crescita mondiale 2020, portando la previsione per la Cina al 5,6% contro il 6% del mese scorso. La situazione, insomma, è così difficile che il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ieri ha reso noto di aver «chiesto al governo che, come primo intervento a favore delle imprese in crisi a causa degli effetti del coronavirus, sia concessa una sospensione dei pagamenti legati alle prossime scadenze fiscali e contributive. Va scongiurato, infatti, il pericolo che l'emergenza sanitaria aggravi una situazione economica già molto critica con ripercussioni sociali difficili da valutare».La preoccupazione c'è anche su scala continentale. Il commissario europeo al Commercio Phil Hogan in un'intervista alla Welt ha detto di essere preoccupato per il rifornimento di farmaci e alimenti nei prossimi mesi, in Europa come in Cina: «Noi siamo molto preoccupati per i generi alimentari, i farmaci e l'approvvigionamento di prodotti», ha affermato Hogan. «Questo non riguarda solo i cittadini europei, ma anche il popolo cinese. Secondo le mie informazioni, i rifornimenti bastano solo per tre-quattro mesi (in Cina, ndr). Se questo è vero, è un problema molto grande per un popolo di quelle dimensioni».
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