2018-03-27
Lasciare Facebook non basta: Google vi spia persino di più
Bene, adesso il mondo ha scoperto che Facebook controlla i dati degli utenti. La moda che impazza nelle ultime ore è quella di cancellarsi dal social network, nell'illusione di difendere la propria privacy. Alcuni guru digitali come Elon Musk, il fondatore di Tesla, e Brian Acton, cofondatore di Whatsapp, invitano esplicitamente gli internauti a disconnettersi. Questi signori - è comprensibile - godono come matti nel vedere l'arrogante Mark Zuckerberg mangiare la polvere. I comuni mortali, però, farebbero bene a non illudersi troppo. Davvero pensate che, uscendo da Facebook, la vostra vita privata sarà al sicuro? Davvero credete che il problema sia solo questo social network? Se è così, vi sbagliate di grosso. Per essere schedati e controllati basta aprire la homepage di Google. A dimostrarlo basta la ricerca effettuata qualche settimana fa dal sito Truenumbers.it, che ha pubblicato le informazioni raccolte tramite Ghostery, un'applicazione che consente di tutelare la privacy bloccando alcuni dei sistemi che permettono alle pagine web di incamerare informazioni. Secondo Ghostery, «il 77% delle pagine web ha almeno un track al suo interno», ovvero un programma che consente di tracciare gli utenti, scoprendone i comportamenti e le preferenze. Spiegava Truenumbers.it che «Google è il sito che traccia di più i comportamenti di chi lo usa. Il 64,4% delle pagine caricate dalla piattaforma - non solo dal motore di ricerca, si contano anche le pubblicità - lascia una traccia del cammino degli utenti, per ricostruire da quale sito si proviene prima di approdare al motore di ricerca e a cosa si cerca». Il motore di ricerca di Mountain View è il più vorace tra gli squali del Web. Cosa credete che faccia con i dati che accumula? Già nel 2011, lo studioso di tecnologia Eli Parisier scriveva: «Oggi Google usa cinquantasette indicatori - dal luogo in cui siamo al browser che stiamo usando al tipo di ricerche che abbiamo fatto in precedenza - per cercare di capire chi siamo e che genere di siti ci piacerebbe visitare. Anche quando non siamo collegati, continua a personalizzare i risultati e a mostrarci le pagine sulle quali con tutta probabilità cliccheremo». Può darsi che il metodo sia un pochino diverso, ma alla fine della fiera non c'è molta differenza tra ciò che fa Google e quel che hanno fatto i signori di Cambridge Analytica con i dati presi a strascico su Facebook. Stando ai numeri forniti da Ghostery, Google è di gran lunga il maggior collettore di dati presente online. «Per molte piattaforme», spiegava Truenumbers.it, «il lavoro sporco lo fa Google che piazza su molti di questi siti la propria pubblicità o offre sponsorizzazioni in base alla sua raccolta dati, per esempio, con Amazon». In sostanza, l'azienda ottiene informazioni su di voi e poi le utilizza a fini commerciali. Che vi venga venduto un prodotto o un candidato alla presidenza degli Stati Uniti non è molto diverso, non trovate?Google, tra l'altro, esercita un'esplicita funzione politica, filtrando le notizie che ogni giorno vi capitano sotto gli occhi. Pochi giorni fa, il New York Times ha scritto che l'azienda di Mountain View ha intenzione di cambiare la sua politica sulle news. «Google lancia un nuovo progetto per aiutare il giornalismo a crescere nell'era digitale con un investimento da 300 milioni di dollari nei prossimi tre anni», ha scritto il Corriere comunicazione. «Si chiama Google news initiative e nasce con l'obiettivo di far emergere e rafforzare il giornalismo di qualità sulle piattaforme di Google; abilitare nuovi modelli di business che supportino un giornalismo di qualità; consentire alle organizzazioni del mondo dell'informazione di sfruttare la tecnologia per portare innovazione nelle redazioni». Nel comunicato ufficiale di Google si leggeva: «I malintenzionati spesso prendono di mira le breaking news sulle piattaforme di Google, aumentando la probabilità che gli utenti siano esposti a contenuti inaccurati. Abbiamo quindi istruito i nostri sistemi a riconoscere questi eventi e ad adeguare i nostri segnali verso contenuti più autorevoli. Anche su YouTube ci sono sfide simili, e anche li stiamo adottando un approccio analogo, evidenziando nella sezione “Top News" solo contenuti pertinenti provenienti da fonti verificate». Che bravi che sono: adesso provvederanno loro a selezionare le notizie «vere», proteggendoci così dalle fake news e dalla disinformazione. Sarà Google a spiegarci in che cosa dobbiamo credere, e magari a suggerirci quale candidato alle elezioni è più accettabile. A me sembra una forma di controllo, che ne pensate? Eppure, oggi tutti si concentrano su Facebook. Oddio, è difficile immaginarsi Zuckerberg è soci nelle vesti di vittime, e di certo non lo sono. Ma l'ondata di indignazione nei confronti del social, per ora, è servita a nascondere una realtà ben più vasta e inquietante. Il problema non è Facebook, ma l'intera «rivoluzione digitale». Non basta chiudere un profilo per mettersi al riparo. Il dramma è che, nell'oceano scuro del Web, di luoghi davvero sicuri non ce ne sono più.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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