
La Commissione vuol proporre un meccanismo di debito congiunto da attivare per le crisi. Non si capisce perché l’Italia debba assoggettarsi ai vincoli del debito Ue quando può autofinanziarsi quasi allo stesso prezzo.A Bruxelles fervono i lavori preparatori per il prossimo quadro pluriennale di bilancio 2028-2034, la cui presentazione è attesa per la metà del mese, e in pentola bolle qualcosa di molto simile a un nuovo Mes sotto mentite spoglie.Infatti la Commissione intende proporre un nuovo meccanismo di debito congiunto per accedere ai mercati dei capitali in caso di crisi, creando un canale permanente per l’emissione di bond in euro. La bozza, che le solite gole profonde «vicine al dossier» hanno anticipato al Financial Times, permetterebbe di erogare prestiti o sussidi agli Stati membri durante le emergenze, ma richiede l’approvazione unanime dei 27 paesi Ue.Si tratta di uno strumento per aumentare lo spazio di bilancio della Ue che, di norma, non prevede spese finanziate col debito, ma solo una copertura con entrate proprie (quota dell’Iva, dazi, ecc...) e contributi degli Stati membri. Ma le crescenti esigenze per difesa e competitività economica, oltre al rimborso del debito per il NextGenerationUE, che partirà proprio nel 2028, impongono la ricerca di nuove soluzioni. E qui cominciano i distinguo, perché Paesi come Germania, Svezia e Paesi Bassi si oppongono fermamente a nuovo debito comune per erogare sussidi, con Berlino che considera questi ultimi come un «limite invalicabile». Invece risulta meno controversa l’emissione di prestiti «back-to-back», come i 150 miliardi di euro per la difesa e i prestiti (peraltro poco apprezzati dagli Stati membri) del NextGenEU.Il negoziato che partirà a luglio è ulteriormente complicato dalle pressioni per aumentare la spesa nazionale per la difesa (Nato punta al 5% del Pil) e si confronterà con la resistenza dei contributori netti (tra cui spicca l’Italia) a incrementare i contributi nazionali. Alcuni paesi, come Danimarca e Finlandia, tradizionalmente ostili a strumenti di debito comune, si stanno aprendo al debito comune per la sicurezza e la difesa, riconoscendo le «enormi sfide» europee, come la guerra in Ucraina.Raggiungere la necessaria unanimità su un dossier così controverso sarà impresa difficile ma non impossibile, perché sappiamo come a Bruxelles siano abili nel manovrare la clava dell’emergenza di turno (il Covid, il clima, la guerra...). In effetti l’articolo del Ft ha tutto il sapore del classico ballon d’essai per capire il vento che tira e preparare il terreno. Un metodo teorizzato dall’ex Presidente Jean-Claude Juncker («Decidiamo qualcosa, poi la rendiamo pubblica e aspettiamo un po’ per vedere cosa succede. Se non ci sono proteste o rivolte perché la maggior parte delle persone non capisce nemmeno cosa è stato deciso, allora andiamo avanti, passo dopo passo, finché non si potrà più tornare indietro»).Proprio per non restare intrappolati oggi è almeno opportuno, se non proprio necessario, respingere decisamente al mittente tali pericolosi progetti. Sorvoliamo rapidamente sulla loro compatibilità con i Trattati e, soprattutto, con la Costituzione tedesca e i limiti stabiliti dalla Corte di Karlsruhe. Argomento che, già da solo, assorbirebbe qualsiasi altro successivo rilievo.Puntiamo invece l’attenzione sugli aspetti finanziari. Oggi c’è già il Mes che, sotto condizioni stringenti, consente agli Stati membri di accedere a prestiti. Però da quel momento il Paese finisce sotto un programma di aggiustamento macroeconomico (citofonare Grecia per i dettagli) e perde definitivamente qualsiasi spazio di agibilità della propria politica economica.Sono proprio queste conseguenze che hanno reso il Mes così impopolare e pericoloso per chi avesse la sventura di ricorrervi.Ora la Commissione intende proporre lo stesso schema – solo formalmente privo delle condizioni di accesso e del programma di sorveglianza del Mes – per porre definitivamente sotto tutela le scelte di politica economica degli Stati membri.Ma non si capisce perché la Repubblica Italiana, che al 30 aprile aveva titoli di debito in circolazione per 2.556 miliardi, debba ricorrere a prestiti di un’istituzione sovranazionale anziché ricorrere autonomamente al mercato. Sempre debiti sono. Già oggi siamo debitori verso Bruxelles per 103 miliardi (somma dello strumento Sure e della parte prestiti del NextGenEU) e quelle somme sono privilegiate nel rimborso rispetto al resto del debito. Aumentarle creerebbe un debito di seria A e un debito di serie B, con potenziali e seri danni sul rating dei nostri Btp.Del tutto privo di pregio è anche l’argomento del minor costo per interessi del debito Ue rispetto ai titoli nazionali. In questi giorni, sulla scadenza decennale, il Btp costa appena 50 punti in più dei titoli emessi dalla Commissione. Siamo a soli 20 punti dai titoli francesi. Quale crollo di credibilità ci sarebbe se il Mef, anziché emettere liberamente titoli, decidesse di privilegiare i prestiti di Bruxelles? Sarebbe come ammettere di aver perso l’accesso ai mercati, con tutte le prevedibili conseguenze. Cinquanta punti di differenza sono nulla rispetto al costo del gigantesco mostro burocratico, di controlli e di condizioni che assistono i prestiti Ue.Se accanto ai prestiti ci fossero anche sussidi, come accaduto per il NextGenEU, sarebbe anche peggio. Perché, in qualità di contributori netti, saremmo chiamati a contribuire al bilancio Ue in misura superiore ai sussidi ricevuti.Infine, ma non ultimo, c’è il tema dell’autonomia nelle destinazioni di spesa. Dall’amara esperienza del NextGenEU abbiamo imparato che, una volta ricevuti quei prestiti, si spendono come decide Bruxelles. Prescindendo dagli effetti sulla crescita e dall’effettiva utilità per il nostro Paese. Come se la banca che eroga il mutuo per la ristrutturazione della casa, pretendesse di decidere se mettere infissi o rifare il solaio. Vade retro.
(Ansa)
Il video dei controlli delle Forze dell'ordine nel quartiere dopo l'omicidio di Paolo Taormina. Due arresti e 57 denunciati.
Due persone arrestate, sequestrata droga e 57 persone denunciate per occupazione abusiva di immobile e una per porto abusivo di armi. Sono i risultati dei controlli scattati questa mattina allo Zen da parte di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza dopo l'omicidio di Paolo Taormina, il giovane ucciso davanti al pub gestito dalla famiglia da Gaetano Maranzano. Nel corso dei controlli sono stati multati anche alcuni esercizi commerciali per carenze strutturali e per irregolarità sulla Scia sanitaria e mancata autorizzazione all'installazione di telecamere, impiego di lavoratori in nero, mancata formazione, sospensione di attività imprenditoriale. Sono state identificate circa 700 persone, di cui 207 con precedenti ed altri 15 gia' sottoposti a misure di prevenzione.
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