2024-12-15
I cattolici dem costruiscono la rete per spingere l’ascesa di Ruffini
Ernesto Maria Ruffini (Imagoeconomica)
Le correnti progressiste sostengono il «federatore» ed evocano la vecchia Dc. Conte gelido: «Operazione a tavolino del Pd».Se c’è qualcosa che non manca a Ernesto Maria Ruffini sono le buone «entrature» oltretevere. Pronipote del cardinale Ernesto Ruffini, figlio dell’ex ministro Attilio (che fu vicesegretario Dc con Amintore Fanfani e Benigno Zaccagnini nonché ministro di Marina mercantile, Trasporti, Difesa ed Esteri tra il ’76 e l’80), fratello minore del giornalista Paolo, già direttore di Rai Tre e Tv2000, e dal 2018 a capo della comunicazione della Santa sede, unico non prelato alla guida di un dicastero vaticano. Un suo prozio, il quasi omonimo Ernesto Ruffini, fu arcivescovo della Palermo del dopoguerra martoriata dalla povertà e dall’emersione della mafia. Può anche vantare la discendenza, per via materna, dal presidente della Regione Sicilia Giuseppe La Loggia. Ruffini può pure contare sui due eminenti jolly della Dc di osservanza morotea: Romano Prodi e Sergio Mattarella, che hanno curato le prefazioni di due suoi libri. Una famiglia legata, dunque, da generazioni al Vaticano. Dove ieri pomeriggio si è tenuta una lezione dei Cammini giubilari Sinodali al simposio dal titolo Una carità sociale e politica. L’iniziativa, promossa dalla Fondazione Fratelli tutti e dalla Basilica di San Pietro, ha visto al tavolo degli oratori Prodi, il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della basilica e presidente della Fondazione Fratelli tutti (frate francescano bolognese, ha indossato la porpora nel 2020 per volontà di papa Francesco) e il segretario generale Francesco Occhetta. Nell’aula nuova del sinodo del Vaticano era atteso anche Ruffini che però non si è visto. In prima fila, invece, l’ex ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, l’ex titolare della Sanità, Roberto Speranza, l’ex parlamentare Paolo Cento e Loredana De Petris, già a capo del gruppo misto in Senato. Dalle sale affrescate della Santa sede, passando per i pensatoi cattolici bolognesi, si arriva nelle sacrestie della città natale di Ernesto Maria, ovvero Palermo. Il sito Settimana news, cui collabora un gruppo di dehoniani ovvero i membri della Congregazione dei sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù, proprio ieri ha pubblicato integralmente un articolo comparso venerdì su un altro sito, quello della pastorale della cultura della diocesi di Palermo. Riportiamo alcuni passaggi: «Con la rinunzia a fare la politica nel modo che gli veniva chiesto, Ruffini ha in realtà indicato la via per farla in un altro modo, completamente diverso. E, forse contro le sue intenzioni, questo lo rende il migliore candidato ad animare e promuovere il ritorno dei cattolici alla politica. Perché essi non sono certo assenti nella nostra società per mancanza di forze, come dimostra la loro incidenza nella sfera propriamente sociale, che li vede protagonisti del terzo settore. Se sono diventati irrilevanti in quella politica, dove, dopo essere stati per 40 anni al governo del Paese con la Dc, è perché non hanno avuto la capacità di elaborare quel progetto comune di cui ha parlato Ruffini e sono stati risucchiati da due poli - di destra e di sinistra - che non rispecchiano in alcun modo l’insegnamento sociale cristiano a cui essi si ispirano». È quindi «in questo vuoto che si è manifestata, nella Settimana sociale di Trieste del luglio scorso, l’esigenza di riscoprire, al di là delle divisioni, una identità cattolica trasversale ai partiti. Non per formare un terzo polo, ma per rimettere all’ordine del giorno della politica idee della dottrina sociale cristiana come bene comune e solidarietà, scomparse dal vocabolario sia della destra che della sinistra». Ma questo «richiede un pensiero, un progetto. Sono le idee che prima di tutto sono mancate in questi anni al mondo cattolico, ed è in questa direzione che lo stesso Ruffini ha mostrato di voler lavorare». Poi nell’articolo si sottolinea che «è urgente ricominciare a creare occasioni di riflessione, confronto e partecipazione che da tempo sono venute meno. In questo impegno collettivo può essere prezioso il ruolo dell’associazionismo cattolico. Questa, ha ragione Ruffini, è la sola via per una reale svolta. Non le operazioni di palazzo in cui lo si voleva coinvolgere, offrendogli posti di potere».Piccola nota a margine: le due storiche case editrici cattoliche, Edizioni dehoniane Bologna e Marietti 1820 del Centro editoriale dehoniano, dichiarato fallito nel 2021, sono state rilevate all’asta da una compagine costituita da Alberto Melloni, segretario della Fondazione per le scienze religiose, e di cui avrebbero fatto parte anche due fondazioni bancarie (fra cui Carisbo) e alcuni imprenditori cattolici. Così come sarebbe stato molto forte l’interessamento di Prodi e della Curia di Bologna guidata dal cardinale e presidente della Cei, Matteo Maria Zuppi. Non solo. Ieri il Foglio ha scritto che nell’estate scorsa si sarebbe tenuto proprio a Bologna un pranzo cui erano presenti Dario Franceschini, Prodi, il cardinale Zuppi e lo stesso Ruffini. Chissà di cosa hanno parlato. A Roma, in queste ore, si sta sicuramente parlando di chi sarà il successore di Ruffini all’Agenzia delle entrate. La nomina potrebbe arrivare entro Natale, ha detto ieri il viceministro all’economia Maurizio Leo dal palco di Atreju. E sullo stesso palco è intervenuto anche il leader del M5s, Giuseppe Conte: «Ruffini? Io lo conosco come tecnico, molto bravo come fiscalista. Se domattina nasce qualcosa (il centro, ndr), prendono i voti è la legge della competizione. La sensazione è quella di una operazione nata a tavolino dal Pd, che pensa non solo per sé ma anche ad avere tante forze intorno, a costruirsi il senso di una coralità con dei corollari, è brutto dire cespuglietti», ha detto Conte.
La riunione tra Papa Leone XIV e i membri del Consiglio Ordinario della Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi dello scorso giugno (Ansa)