2019-05-30
Ergastolo alla belva nigeriana che violentò e fece a pezzi Pamela
Massimo della pena per Innocent Oseghale: lo spacciatore clandestino è stato riconosciuto colpevole per stupro e omicidio della diciottenne. La madre della vittima: «Ora cercate anche i complici». Ergastolo. La Corte di Assise del Tribunale di Macerata - presieduta da Roberto Evangelisti - dopo oltre sei ore di camera di consiglio ha condannato al «fine pena mai» Innocent Osghale, 30 anni, nigeriano, riconoscendolo colpevole dell'omicidio di Pamela Mastropietro, la ragazza romana di 18 anni uccisa in un appartamento di via Spalato a Macerata. La mattina del 30 gennaio 2018 il cadavere venne ritrovato, smembrato in 24 pezzi, dentro due trolley abbandonati lungo una strada a Casette Verdini. Alla lettura della sentenza la mamma di Pamela, Alessandra Verni, si è lasciata andare a un pianto liberatorio e ha sussurrato: «Giustizia e fatta». Aderendo alle richieste del Procuratore della Repubblica Innocent Oseghale, che ha due figli piccoli avuti da una ragazza maceratese, è stato riconosciuto colpevole anche della violenza carnale su Pamela e di vilipendio e occultamento di cadavere. Alla lettura della sentenza - poco dopo le 20 di ieri sera - da parte del presidente della corte, che era composta da quattro donne e due uomini come giudici popolari, l'africano è rimasto impassibile come una statua di sale. Gli sono stati comminati, come chiesto dall'accusa, anche 18 mesi di isolamento.L'ultima udienza del processo è stata drammatica. Il nigeriano è stato fatto entrare dalla porta degli imputati in manette, scortato dalla polizia penitenziaria. Era vestito con una tuta rossa e blu. Davanti al tribunale si era radunata una piccola folla di amici e parenti di Pamela, che hanno innalzato due cartelli con su scritto «Pamela c'è» e «Verità e giustizia per Pamela». Alessandra Verni, in compagnia della madre e del fratello, Marco Valerio Verni, avvocato della parte civile, e del papà della ragazza Stefano Mastropietro, ha attraversato il cortile del palazzo di giustizia gridando: «Giustizia per Pamela». La signora, come tanti, vestiva una maglietta con la foto della ragazza. Le repliche hanno preso più tempo del previsto. L'accusa con la pm Stefania Ciccioli e il procuratore Giovanni Giorgio ha ripetuto: «Oseghale l'ha usata come un giocattolo sessuale, per lui Pamela era solo un oggetto, l'ha stuprata e quando lei voleva fuggire l'ha uccisa con due coltellate al fegato». La difesa ha provato ancora una volta a mettere in dubbio l'impianto accusatorio, sostenendo che il pentito Vincenzo Marino, principale teste d'accusa, era inattendibile, che non v'è alcuna prova della violenza sessuale e che Pamela è certamente morta di overdose. Ma i giurati hanno ritenuto fondate le accuse al di là di ogni ragionevole dubbio. La sentenza - se da una parte assicura alla giustizia un assassino - lascia aperti altri interrogativi. Possibile che Innocent Oseghale abbia fatto tuto da solo? Il professor Mariano Cingolani, perito anatomopatologo, ha dichiarato che per disarticolare il cadavere come ha fatto Oseghale ci vogliono una non comune perizia e molte ore di lavoro. E ancora: possibile che nessuno si sia accorto di nulla di quanto avveniva in quell'appartamento? Ma la domanda ancora più inquietante è: possibile che Innocent Oshegale, che era stato condannato per spacccio di droga (e dovrà affrontare ancora un altro processo per tale reato), fosse stato lasciato libero pur avendo ricevuto un decreto d'espulsione? Il nigeriano era rimasto in Italia - dove non poteva stare - e ha violentato, ucciso e fatto a pezzi Pamela Mastropietro. Lo zio della ragazza, nonché avvocato di parte civile, ha commentato: «Era quanto ci spettavamo». La mamma di Pamela ha aggiunto: «Non credo che Oseghale abbia fatto tutto da solo, siamo convinti che ci siano altre colpevolezze da accertare», Il procuratore Giovani Giorgio si è limitato a un secco: «Giustizia è fatta», mentre la difesa ha già annunciato appello.
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