2024-07-02
«Si indaghi sugli effetti avversi tra gli agenti»
Il sindacato Osa si rivolge al premier e al Viminale affinché si faccia luce sui danni provocati dai vaccini ai poliziotti costretti a ricevere l’iniezione. Il segretario Porto: «È necessaria una inchiesta interna parallela alla Commissione parlamentare».Per «morti, invalidità e umiliazioni», sofferte dalle forze dell’ordine durante lo stato di emergenza Covid, è ora che vengano accertate le responsabilità «oggettive, collusive e soggettive» riguardo agli obblighi vaccinali. I poliziotti di Osa (organizzazione sindacale autonoma) hanno scritto al presidente del Consiglio, al ministro dell’Interno e al capo della polizia di Stato, chiedendo che venga aperta «urgentemente un’inchiesta interna, parallelamente alla Commissione d’inchiesta parlamentare». Antonio Porto, segretario generale nazionale Osa, ha battagliato contro green pass, la vaccinazione anti Covid imposta e la sospensione dei non obbedienti ai diktat, denunciando in più occasioni il silenzio su invalidità, decessi post vaccino, numerosi anche tra coloro che operano nell’ambito della sicurezza pubblica. Adesso, vuole ricordare ai vertici istituzionali che il tempo non aiuta a dimenticare, rimangono gravi e irrisolte le questioni relative a salute e diritti calpestati dei poliziotti. «Sono stato uno dei firmatari della denuncia contro l’ex ministro della Salute, Roberto Speranza e l’ex dg di Aifa, Nicola Magrini, purtroppo ho visto come è stata gestita», esordisce Porto. «Non mi fido più della magistratura e se le indagini non vengono svolte dalla polizia giudiziaria, si vede che fine fanno. Quanto alla commissione parlamentare, non è possibile che la sinistra riesca a bloccare un organismo stabilito per legge». Osa chiede che i parenti dei «colleghi tremendamente colpiti da “morti improvvise”», siano sostenuti «in una ricerca giusta delle cause del decesso e risarciti, sia moralmente che economicamente»; che i poliziotti «affetti da patologie gravi e gravissime», post vaccinazione, ottengano risarcimento e una «adeguata e dignitosa assistenza sanitaria ed economica»; che siano risarciti «donne e uomini della polizia di Stato illecitamente perseguiti», sospesi dal servizio aver non accettato di sottoporsi «a un trattamento sanitario sperimentale pericoloso e oltretutto inefficace». Dati certi non esistono sul numero di danneggiati. Il segretario nazionale stima «un centinaio di decessi», attribuibili al vaccino tra le forze di polizia. In persone «di sana e robusta costituzione, come ci viene chiesto di essere. Tutti molto giovani, i morti. E un 20-30% di poliziotti non stanno più bene dopo le vaccinazioni». Troppi sono i malori improvvisi, molte le patologie mal curate e di nascosto perché altrimenti «vieni riformato, ed essere escluso dal servizio operativo di controllo del territorio significa 6-700 euro in meno al mese, quando già abbiamo lo stipendio più basso d’Europa dopo la Grecia», spiega Porto. Aggiunge: «La maggior parte dei colleghi si vaccinò perché nessuno poteva permettersi di restare senza stipendio. È stato un enorme ricatto nei confronti di una categoria che garantisce la sicurezza del Paese. Quando poi si manifestarono gli eventi avversi, i più non denunciarono la salute compromessa anche perché la ricerca della correlazione è lunga, costosa, devi trovare il medico legale disposto ad assisterti». Lo scorso marzo, una nota della direzione centrale di sanità del dipartimento di pubblica sicurezza facente capo al ministero dell’Interno, rispondeva in merito alle «notizie circolanti sulle morti improvvise nel personale della polizia di Stato». Veniva affermato che le cause di morte «spesso non sono disponibili nella loro completezza», e che «in un certo numero di casi, in assenza di altri accertamenti disponibili […] è pressoché impossibile pervenire a una diagnosi scientificamente definita di morte». Non fanno le autopsie, ecco perché.Il documento sottolineava, e quasi sembrava una beffa, «l’opportunità di promuovere iniziative», quali «programmi di prevenzione primaria e secondaria per le patologie cardiovascolari e neoplastiche», oltre a ricordare che «seppur non vi siano elementi di allarme circa il numero e le cause di morte negli operatori della polizia di Stato in servizio, la particolare attività lavorativa svolta, talvolta, non consente loro di condurre una vita regolare, portando a trascurare appuntamenti importanti per il mantenimento dello stato di salute».L’esponente sindacale chiede finalmente chiarezza, su decisioni che tanto hanno danneggiato. «A lavorare dopo il 15 dicembre 2021 c’erano solo vaccinati, eppure il 50% dei contagi tra le forze di polizia è avvenuto dopo l’estensione dell’obbligo. Quel farmaco non garantiva “la prevenzione dell’infezione da Sars-CoV-2”, come faceva credere il decreto legge “per il contenimento dell’epidemia” e lo svolgimento “in sicurezza delle attività economiche e sociali. Senza contare che all’interno dei nostri uffici, nella stessa stanza il poliziotto aveva l’obbligo della vaccinazione, l’impiegato civile no. Così venivano fatti i decreti legge, sempre discriminando».Ancora adesso continuano a punire chi decise di non vaccinarsi, spiega Antonio Porto. «Nonostante sentenze contrarie dei Tar e del Consiglio di Stato, oltre a sospensione dal lavoro e dello stipendio ci è stata bloccata l’anzianità di servizio. Così, se partecipiamo a un concorso interno per cambiare di ruolo o di grado, abbiamo un punteggio più basso rispetto a colleghi più giovani e nel presentare la domanda dobbiamo specificare che l’interruzione era per la sospensione prevista dal decreto 44 del 2021. Altrimenti lo mettono d’ufficio. Per l’inosservanza di quell’obbligo vaccinale restiamo discriminati».
Nel riquadro il professor Andrea Fiorillo, presidente dell’Ente Europeo di Psichiatria e testimonial scientifico della giornata palermitana (iStock)
Il 10 ottobre Palermo celebra la Giornata Mondiale della Salute Mentale con eventi artistici, scientifici e culturali per denunciare abbandono e stigma e promuovere inclusione e cura, su iniziativa della Fondazione Tommaso Dragotto.
Il 10 ottobre, Palermo non sfila: agisce. In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, la città lancerà per il secondo anno consecutivo un messaggio inequivocabile: basta con l’abbandono, basta con i tagli, basta con lo stigma. Agire, tutti insieme, con la forza dei fatti e non l’ipocrisia delle parole. Sul palco dell’evento – reale e simbolico – si alterneranno concerti di musica classica, teatro militante, spettacoli di attori provenienti dal mondo della salute mentale, insieme con tavoli scientifici di livello internazionale e momenti di riflessione pubblica.
Di nuovo «capitale della salute mentale» in un Paese che troppo spesso lascia soli i più fragili, a Palermo si costruirà un racconto, fatto di inclusione reale, solidarietà vera, e cultura della comunità come cura. Organizzato dalla Fondazione Tommaso Dragotto e realizzato da Big Mama Production, non sarà solo un evento, ma una denuncia trasformata in proposta concreta. E forse, anche una lezione per tutta l’Italia che alla voce sceglie il silenzio, tra parole come quelle del professor Andrea Fiorillo, presidente dell’Ente Europeo di Psichiatria e testimonial scientifico della giornata palermitana che ha detto: «I trattamenti farmacologici e psicoterapici che abbiamo oggi a disposizione sono tra i più efficaci tra quelli disponibili in tutta la medicina. È vero che in molti casi si parla di trattamenti sintomatici e non curativi, ma molto spesso l’eliminazione del sintomo è di per sé stesso curativo. È bene - continua Fiorillo - diffondere il messaggio che oggi si può guarire dai disturbi mentali, anche dai più gravi, ma solo con un approccio globale che miri alla persona e non alla malattia».
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