
Nel caso di un'uscita traumatica di Londra dall'Unione europea, Washington potrebbe riprendere lo storico alleato sotto la sua ala. Quanto all'Italia, il nostro interesse nazionale ci impone di ergerci a mediatori nella sfida tra Francia, Regno Unito e Stati Uniti.John Bolton, consigliere per la sicurezza nazionale dell'amministrazione Trump, ha dichiarato che non vede l'ora di poter negoziare un trattato economico dalle caratteristiche eccezionali tra un Regno Unito fuori dall'Ue e gli Stati Uniti. Recentemente Donald Trump ha criticato Theresa May per non aver seguito i suoi consigli nella trattativa di divorzio con l'Ue, di fatto invitando il Partito conservatore britannico a sostituirla. Nell'autunno del 2018 la Casa bianca ha chiesto al Congresso di avviare tre negoziati di libero scambio: con l'Ue, con il Giappone e con il Regno Unito, dando per scontato che Londra uscisse dall'Ue il 29 marzo. Appare evidente che la strategia americana punti a incentivare una Brexit secca con l'offerta di inclusione nel mercato statunitense nell'ambito di una strategia, per ora latente, di dissoluzione dell'Ue. Qual è l'interesse nazionale italiano in questo possibile scenario?La definizione di quello britannico è resa difficile da una situazione di oggettiva difficoltà. La Francia vuole il Regno Unito fuori per diventare l'unico potere nucleare dell'Ue e «francesizzare» l'intera difesa europea nonché un centro finanziario alternativo a quello londinese con l'intento di far da barriera a quello americano. La Germania, pur favorevole Angela Merkel a reincludere il Regno Unito nel mercato europeo mentre si negozia il divorzio politico, soluzione che lo renderebbe indolore, teme altre defezioni, in particolare da parte dei sempre più inquieti Paesi nordico-baltici, che ridurrebbero la scala del suo geopotere in riferimento all'ambizione di rappresentare a livello globale una regione economica così grande da poter trattare alla pari con America e Cina, aderisce all'approccio punitivo/escludente voluto da Parigi. L'alternativa di una Brexit senza reinclusione certa e non svantaggiosa nel mercato europeo che porti all'annessione nel mercato statunitense comporta un rischio di colonizzazione che fa riflettere molte élite britanniche. Con questo voglio dire che il caos politico inglese non è tanto, o solo, dovuto ad inconsistenza della politica, ma a una situazione che non ha soluzioni positive per Londra: un futuro depotenziato o perché colonizzato dall'America o perché in posizione di partner economico senza influenza politica dell'Ue. Infatti suggerirei al centro strategico di Londra di ritirare la richiesta di uscita dall'Ue, prevista dall'articolo 50 dell'Unione e che gli altri europei non potrebbero rifiutare.È interesse nazionale italiano evidente che il Regno Unito non esca dall'Ue per motivi di bilanciamento del potere franco-tedesco che l'Italia da sola non può riequilibrare, anche considerando che la Spagna persegue una politica di alleanza con Francia e (di più) Germania per sostituirsi all'Italia stessa come terzo potere continentale. Inoltre, poiché l'America ha in riserva il progetto di disarticolare l'Ue per prendere il controllo diretto delle nazioni dell'Eurasia occidentale nel caso che queste cedano troppo alla Cina o alla Russia, l'Italia è a rischio di essere lo strumento per realizzare tale eventuale strategia: mandarla in insolvenza giocando sul suo eccesso di debito combinato con la mancanza nella Bce della funzione di prestatore di ultima istanza per far saltare l'euro e il potere divergente franco-tedesco. Una Londra umiliata dall'Ue e inclusa dall'America avrebbe interesse ad aggiungere la sua potenza di fuoco a un tale progetto. Se ciò fosse esagerato perché la turbolenza comprometterebbe anche il dollaro, comunque senza Londra l'Italia sarebbe costretta o a convergere in posizione di sudditanza penalizzante con i franco-tedeschi oppure a prendere una posizione filo-americana per contrastare la divergenza dell'Ue con l'America, ma che la metterebbe a rischio di essere commissariata dall'Ue stessa. In sintesi, l'uscita di Londra o un suo mancato reinserimento sincronico nel mercato europeo, e il fallimento di una riconvergenza complessiva nella Nato e nel G7, renderebbero l'Italia probabile «zona di guerra» tra ex alleati. Forse qualcuno nel governo o sopra pensa che la relazione con la Cina possa ridurre tale rischio per l'Italia, ma in realtà lo ingigantirebbe perché darebbe un motivo in più a Washington, Parigi, Berlino e Londra per influenzarne i processi politici interni. Pertanto la giusta strategia è mettere Roma in una posizione di mediazione riconvergente tra Francia, Regno Unito e Stati Uniti, confidando sul fatto che un tale attivismo italiano permetterebbe a Berlino di perseguire più apertamente il medesimo scopo nonché accelerare il trattato di libero scambio euroamericano, inserendovi anche Londra. Spero che a John Bolton (e a Mike Pompeo) venga sintetizzato questo articolo che suggerisce una convergenza italo-americana per una soluzione più utile, anche per l'America in guerra con la Cina, dell'intento di spaccare l'Ue.www.carlopelanda.com
(Arma dei Carabinieri)
Le immagini di un sistema avanzato di videosorveglianza hanno mostrato ai militari del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale e della stazione di Caivano un uomo incendiare 25 sacchi di scarti tessili. Quintali di rifiuti, la cui combustione ha alimentato una nube di fumo che ha avvolto anche alcune abitazioni vicine.
L’arresto in flagranza differita di un 57enne di Acerra eseguito a Caivano è frutto del lavoro coordinato dei Carabinieri della Regione Forestale Campania e del Comando Provinciale partenopeo. Un’attività che muove i suoi passi dal decreto recentemente entrato in vigore in materia di illeciti ambientali e dagli schermi collegati ad una moderna «control room», una struttura che accentra segnalazioni, flussi informativi e richieste di intervento nelle province napoletana e casertana con un comune denominatore: la lotta all’inquinamento.
L’integrazione della nuova normativa a questo sistema di coordinamento consente di individuare e monitorare situazioni a rischio, consentendo una mobilitazione immediata delle pattuglie sul territorio.
Le immagini di un sistema di videosorveglianza dedicato hanno mostrato ai militari del NIPAAF (Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale) e della stazione di Caivano un soggetto intento ad incendiare 25 sacchi di scarti tessili. Quintali di rifiuti, la cui combustione ha generato una nube di fumo che ha avvolto anche alcune abitazioni vicine.
Secondo quanto documentato in poche ore, il 57enne avrebbe alimentato le fiamme e poi si sarebbe allontanato a bordo del suo suv. Le pattuglie intervenute, collegate con la «control room», hanno ricostruito il tragitto del veicolo e ne hanno identificato il proprietario. L’uomo è stato rintracciato qualche ora dopo la registrazione delle immagini e arrestato in flagranza differita nella sua abitazione. E’ ora ai domiciliari, in attesa di giudizio.
L’intera operazione costituisce un esempio concreto dell’efficacia della nuova normativa - che supera i limiti della tradizionale flagranza - e del lavoro sinergico e strutturato dell’Arma dei Carabinieri.
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Hotel Convitto della Calza
A Firenze un imprenditore, sponsor del sindaco, ha trasformato un antico immobile della Diocesi in hotel, benché la destinazione d’uso lo vietasse. Il Comune, che non ha vigilato per mesi, ora dice: «Verificheremo».
Può un’attività abusiva nascere impunemente sotto gli occhi di chi dovrebbe controllare che le norme pubbliche siano rispettate? A Firenze si può. Questo e altro. Tutti fanno quello che vogliono nonostante i divieti, costruiscono dove gli pare e come gli pare, salvo che il Comune si svegli quando tutto è già successo, solo perché sollecitato dall’opinione pubblica, e risponda candidamente «verificheremo… puniremo chi non è in regola». O, come è accaduto in qualche caso, «non sapevo». Oppure, addirittura : «L’ho visto passando…».
- Dopo lo scandalo mazzette, Confimprenditori si ribella: «Piuttosto che finanziare ville e bagni d’oro, aiutiamo i nostri settori produttivi». Matteo Salvini ancora polemico: «Al Consiglio di Difesa le decisioni erano già prese. Per il futuro vogliamo più chiarezza».
- Il documento sulla guerra ibrida: «Per contrastarla ci servono 5.000 uomini».
Lo speciale contiene due articoli
Non sapendo dove prendere le risorse per il Paese invaso, la Commissione riesuma il salva Stati, la cui riforma è bloccata dal veto di Roma. Poi mette l’elmetto pure alla libera circolazione e lancia la «Schengen militare».
Come non averci pensato prima? Alle «tre strade senza uscita» per dare soldi all’Ucraina elencate da Giuseppe Liturri pochi giorni fa su questo giornale se ne aggiunge una quarta, ancor più surreale, resa nota dalla Stampa di ieri. Ursula von der Leyen avrebbe proposto di utilizzare «a fondo perduto» per Kiev le giacenze del famigerato Mes, il Meccanismo europeo di stabilità la cui riforma è di fatto bloccata dalla mancata ratifica parlamentare del nostro Paese.




