2024-08-07
Ecco la commissione sulla pandemia. Va eletto il presidente, poi si parte
Ignazio La Russa ha messo fine all’ostruzionismo della sinistra e ha annunciato i nomi dei 15 senatori che saranno membri dell’organismo monocamerale. Tra loro Gianni Berrino, Lucio Malan, Claudio Borghi, Massimiliano Romeo, Marco Lisei e Franco Zaffini.Un mese fa, davanti a Montecitorio, i parlamentari di Fratelli d’Italia srotolano uno striscione: «Covid: la verità non si nasconde». Ce l’hanno con l’opposizione. Cinque mesi di melina sulla commissione d’inchiesta per la pandemia. Dal Pd ai Cinque stelle, tutti sull’Aventino. L’opposizione si rifiuta di indicare i suoi scudieri. Una rappresaglia che impedisce l’inizio dei lavori. Adesso la gabola, sul far delle ferie, è stata rimossa d’impero. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, nomina dunque i valorosi che dovranno lumeggiare sulla gestione dell’emergenza sanitaria in epoca giuseppina, intesa come la lunga stagione al potere dell’ex premier, Conte, assieme al ministro della Salute, Roberto Speranza. La lista viene comunicata durante una seduta a Palazzo Madama. Per il Pd ci sono Alfredo Bazoli e Francesco Boccia, vicepresidente del partito. L’alleanza Verdi Sinistra conta su Peppe De Cristofaro. In rappresentanza del Movimento Cinque stelle c’è Stefano Patuanelli. Italia Viva ha Raffaella Paita. Da Forza Italia arriva la combattiva Licia Ronzulli. Poi Luigi Spagnolli, del gruppo per le Autonomie. E Massimiliano Romeo con Claudio Borghi, della Lega. Folta la rappresentanza di Fratelli d’Italia, che ha voluto la commissione: ci sono Gianni Berrino, Guido Liris, Marco Lisei, Francesco Zaffini, Ignazio Zullo e Lucio Malan. Il presidente, che dovrebbe essere votato a settembre assieme ai due vice, dovrebbe essere proprio un meloniano. E il favorito sembra Lisei. Adesso toccherà a Montecitorio comunicare i nomi dei deputati che affiancheranno i senatori appena nominati. Anche il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, seguirà il decisionismo di La Russa? Intanto Borghi, che il mese scorso ha presentato un emendamento per eliminare l’obbligo dei vaccini per i minori, già scalpita. Come freme, ma probabilmente per i motivi opposti, Ronzulli: la vicepresidente del Senato non ha mancato di dileggiare, durante la pandemia, chiunque mostrasse scetticismo. Mentre tra i meloniani spicca l’agguerrito Malan, vice presidente del gruppo a palazzo Madama. C’era proprio lui, in prima fila, dietro quello striscione esposto a inizio dello scorso luglio per protestare contro l’ostruzionismo: «C’è una legge approvata già da marzo che impone l’istituzione della Commissione» ricorda. «Ma a causa della mancata segnalazione da parti di quasi tutti i gruppi dell’opposizione non si può ancora procedere. Chiarire la gestione del Covid tocca tutti: le misure sanitarie, la gestione dei soldi» spiega durante il flashmob.L’ostacolo è rimosso. A settembre la commissione comincerà a indagare su come il governo Conte ha gestito l’emergenza sanitaria. Inizialmente si ipotizzava che potesse chiarire anche i temi più controversi: dai vaccini al green pass. Ma probabilmente il perimetro sarà ridotto. Si concentrerà solo sui mastodontici sprechi: dalle mascherine ai banchi a rotelle. D’altronde il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, già un anno fa fornisce precise istruzioni. Torniamo allora alla rituale cerimonia del ventaglio al Quirinale, organizzata a fine luglio 2023 dall’adorante stampa parlamentare. Sulla commissione d’inchiesta sul Covid, Mattarella chiarisce: «Iniziative» del genere «si collocano al di fuori del recinto della costituzione e non possono essere praticate». Re Sergio, dunque, intima: «Non può esistere una giustizia costituzionale politica». Insomma: ci sono già la magistratura e il tribunale dei ministri. Dove non sono arrivate le toghe, non provi ad arrivare la politica. Che non può alimentare un «contro potere giudiziario». Così Berrino, uno dei meloniani che ora siede in commissione, presenta due emendamenti. L’acquisizione di atti e documenti viene limitata al materiale in possesso degli inquirenti, solo se non coperto da indagine. Ma soprattutto è eliminata la possibilità di individuare, con riferimento ai provvedimenti «nelle fasi iniziali e successive della pandemia», pure «eventuali obblighi e restrizioni carenti di giustificazione in base ai criteri della ragionevolezza, della proporzionalità e dell’efficacia, contraddittori o contrastanti con principi costituzionali». Indicazione che sembra un salvacondotto per i dpcm di Conte, condivisi dal Colle. La premier, Giorgia Meloni, ha invece sempre manifestato vivace contrarietà. L’ultima volta, ospite al Giorno de La Verità, sintetizza: durante la pandemia la scienza «è stata trattata alla stregua della religione: ti devi fidare e non ti devi chiedere perché». Eppure, rimarca, «c’erano casi in cui le evidenze erano molto deboli». Quanto alla commissione d’inchiesta, «la considero cosa buona e utile, è arrivata anche grazie a chi non si è spaventato come i giornalisti de La Verità, e spero possa fare il suo lavoro per arrivare al fondo di quanto è accaduto. Ci sono molte resistenze. Alcuni partiti dell’opposizione non indicano i commissari. Confido però che alla fine partirà, e che potrà serenamente capire cosa non ha funzionato, anche per evitare che in futuro si ripetano questi errori».
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