2020-08-15
È la 194 che può bloccare il blitz di Speranza
Roberto Speranza (Marco Cantile/LightRocket via Getty Images)
La legge che i tifosi dell'aborto fai-da-te amano brandire come una clava potrebbe rivelarsi l'ultimo baluardo a difesa della vita. L'assunzione della Ru486 prevede il ricovero in struttura sanitaria. E l'Aifa boccia la deroga a nove settimane decisa dal ministro.Come spesso accade, si sono dimenticati che la legge 194 non è solo «la legge sull'aborto», ma anche una norma per «la tutela sociale della maternità», che infatti nelle prime righe recita: «Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio». Ancora una volta, dunque, la 194 che i tifosi dell'aborto facile amano brandire come una clava potrebbe rivelarsi l'ultimo baluardo a difesa della vita contro l'offensiva ideologica. Come noto, nei giorni scorsi, con un blitz, il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha annunciato che il Consiglio superiore di sanità aveva dato il via libera alla somministrazione in day hospital della pillola abortiva Ru486. Ovviamente era stato lo stesso ministro a richiedere un parere, allo scopo di neutralizzare l'azione della governatrice dell'Umbria, Donatella Tesei, che aveva imposto un ricovero di tre giorni dopo l'assunzione della pillola.Speranza e numerosi esponenti della maggioranza di governo si sono precipitati a festeggiare dopo il pronunciamento del Css. Ma a quanto pare hanno sorvolato su un particolare, di cui invece si è accorta la parlamentare di Fratelli d'Italia Augusta Montaruli. Lei e Maurizio Marrone, assessore agli Affari legali della Regione Piemonte, hanno esaminato a fondo il testo licenziato dal Css e hanno notato una cosa interessante.«Il Consiglio superiore della sanità ha sì espresso sulla carta parere favorevole sulle nuove linee di indirizzo del ministero della Salute che consentono l'aborto farmacologico in day hospital, ma il ministro Speranza si è dimenticato nel suo tweet che lo stesso Consiglio le bolla come inapplicabili», spiega la Montaruli.Il punto è questo. Il Css approva le linee guida ministeriali sulla Ru486. Ma inserisce un passaggio in cui rileva che l'applicazione delle linee guida «potrebbe essere limitata». Limitata da che cosa? Presto detto. Dalla deliberazione numero 14 del 2009, tuttora in vigore, dell'Agenzia italiana del farmaco. Tale deliberazione precisa che la somministrazione della Ru486 deve avvenire «nel rigoroso rispetto dei precetti normativi previsti dalla 194».Ed eccoci al cuore della questione. La 194 prevede il ricovero in struttura sanitaria «dal momento dell'assunzione del farmaco fino alla verifica dell'espulsione del prodotto del concepimento». Non è finita. «La linea di Aifa», dice Augusta Montaruli, «ribadisce l'obbligo di assunzione del farmaco entro la settima settimana di gravidanza, andando a contraddire il secondo punto delle linee guida, ovvero l'assunzione fino alla nona settimana».Insomma, potrebbe essere proprio il parere del Consiglio superiore di sanità a bloccare il balzo in avanti di Speranza sull'aborto facile: niente day hospital, niente assunzione fino alla nona settimana. Per i fautori della Zigulì abortiva sarebbe un pesantissimo smacco. «Chiederò conto al ministro di questa scoperta incredibile alla Camera con un'interrogazione parlamentare, invitando nel frattempo tutte le Regioni d'Italia a sospendere l'attuazione delle nuove linee d'indirizzo», attacca la Montaruli. «Grazie al nostro impegno in difesa della vita e della salute della donna, i fautori della banalizzazione dell'aborto dovranno riporre da parte lo champagne».La prima regione ad esprimere forti dubbi sullo sdoganamento dell'aborto fai da te era stata proprio il Piemonte. «Ero piuttosto sicuro che l'aborto farmacologico in day hospital non rispettasse la legge nazionale», dice l'assessore Marrone. «La 194 prescrive il ricovero per tutta la durata dell'interruzione di gravidanza e ho trovato conferme nel parere del Css che dietro a un sì formale eccepisce un no sostanziale, rinviando alle disposizioni contrarie di Aifa, le quali richiamano appunto la 194». Marrone si mostra deciso: «Con simili evidenze porterò in giunta all'attenzione del presidente Cirio l'istanza di sospensione cautelativa delle nuove linee di indirizzo del ministro Speranza in attesa di chiarimenti da Aifa, perché la Regione Piemonte non potrebbe mai disapplicare deliberatamente una delibera dell'Agenzia del farmaco».Il governo, in ossequio all'ideologia, ha tentato di favorire l'aborto rapido senza passare dal Parlamento. Ma potrebbe aver sorvolato su un passaggio fondamentale. E, soprattutto, potrebbe aver dimenticato che la legge 194 protegge la vita. Cosa che ha ricordato ieri, in una intervista ad Avvenire, Filippo Maria Boscia, docente di fisiopatologia della riproduzione umana all'Università Bari e presidente dell'Associazione medici cattolici italiani. A suo parere, la Ru486 rappresenta «un metodo abortivo che, lungi dal tutelarla, mette a rischio la salute della donna». Fortuna che la 194, invece, della salute della madre (e del bambino) si occupa eccome.